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21/12/2014 06:00:00

Matteo Messina Denaro, indagini a una svolta. Nuova task force a Palermo

Grosse novità per la caccia al boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993. C'è infatti per la prima volta una task force interforze di investigatori che lavora alla sua cattura sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Teresa Principato. Ci sono risorse, voglia di lavorare insieme. E mai come ora la cattura di Messina Denaro sembra ad un passo. Il direttore dello Servizio centrale operativo della polizia Raffaele Grassi e il comandante del Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri Mario Parente hanno sancito la nascita del supergruppo al palazzo di giustizia di Palermo, nella stanza del procuratore aggiunto Teresa Principato. Ora, c'è una lettera d'intenti firmata dai vertici di polizia e carabinieri e dal magistrato che coordina le indagini per la cattura del superlatitante. Dice Teresa Principato: "Non ci saranno più rivalità fra le forze di polizia. Non ci saranno più percorsi di indagine autonomi. Tutto verrà messo in condivisione: le vecchie e le nuove acquisizioni che arrivano ogni giorno". Della nuova supersquadra fanno parte i gruppi di lavoro di polizia e carabinieri che fino ad oggi si sono occupati di Messina Denaro. Il meglio dell'investigazione, 160 persone circa, che sono impegnati all'interno delle squadre mobili di Palermo e Trapani, dello Sco, del Ros e del comando provinciale dei carabinieri di Trapani. "Già da anni - prosegue Teresa Principato - le nostre indagini sono la sintesi degli sforzi di polizia e carabinieri. Ora, loro stessi hanno deciso di unire questi sforzi in maniera ancora più diretta, con un unico scopo". E' la prima volta che accade in Italia per la cattura di un latitante. Ed è una decisione che è passata da un convinto via libera del capo della polizia Alessandro Pansa e del comandante generale dell'Arma dei carabinieri Leonardo Gallitelli, che hanno tenuto informato di ogni passaggio il ministro dell'Interno Angelino Alfano.Dice ancora Teresa Principato: "Un'indagine complessa come quella su Matteo Messina Denaro imponeva un percorso unitario. Abbiamo già ottenuto risultati importantissimi, arrestando i principali complici del latitante e soprattutto una decina di familiari stretti. Abbiamo inoltre sequestrato centinaia di milioni del suo patrimonio. Ma questa resta un'indagine complessa, perché Messina Denaro gode ancora di forti complicità, non solo nella borghesia trapanese, ma molto più in alto". Il procuratore Principato descrive Messina Denaro come un latitante che si "muove molto, che viaggia. E' un latitante moderno, ma nel solco della tradizione - prosegue il magistrato - dunque, non può fare a meno di tornare nel suo territorio per governarlo. Per lui, essere rappresentante provinciale di Trapani è un punto di forza, è un biglietto di presentazione importante per le sue variegate attività".

Ecco come lo racconta Salvo Palazzolo su La Repubblica:


Da qualche parte, fra Trapani e Palermo, hanno già finito di montare l'ultimo monitor. I computer sono accesi giorno e notte. Adesso, le facce e le voci dei mafiosi più vicini alla primula rossa di Cosa nostra scorrono tutte dentro uno stanzone. Come fosse un grande film. Il film dell'ultima complicata indagine sulla mafia siciliana. Ma questa non è finzione, è la realtà. E il finale è ancora tutto da scrivere, perché il protagonista - Matteo Messina Denaro - continua a restare latitante, ormai dal 1993.
Adesso, però, dentro la grande stanza da qualche parte nel cuore della Sicilia è arrivata una nuova squadra per riscrivere l'indagine che toglie il sonno a magistrati e investigatori. Ed è la più inedita delle squadre investigative, perché è composta da poliziotti e carabinieri. Nell'Italia delle storiche rivalità fra le divise, neanche la fantasia di uno scrittore sarebbe riuscita a immaginare questo colpo di scena. Poliziotti e carabinieri insieme in una task-force nuovissima per cercare di mettere fine a una latitanza ventennale che è ormai diventata uno scandalo.

La nuova supersquadra è già al lavoro da giorni. Parola d'ordine, "adesso si fa tutto insieme", senza più segreti e rivalità. Roba da stroncare la penna di scrittori famosi come Andrea Camilleri, che sulle rivalità fra polizia e carabinieri hanno costruito pagine mirabili di letteratura. In realtà, già da qualche tempo la parola d'ordine di Sco e Ros è "cooperazione", soprattutto per evitare sprechi di risorse in questo momento così delicato per la vita del Paese. E' accaduto nei giorni scorsi a Ragusa, per le indagini sull'omicidio del piccolo Loris. Era accaduto due anni fa, a Brindisi, per la bomba davanti a una scuola, che aveva stroncato una ragazza di 16 anni.

Nella nuova task-force si fanno già grandi progetti. Ci si confronta su quanto fatto, si riorganizzano intercettazioni e pedinamenti, si studiano soprattutto nuove piste di indagine. Le risorse economiche non mancano, i capitoli di spesa previsti non hanno subito tagli, anzi incrementi. E qualche giorno fa anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi l'ha ribadito pure lui all'assemblea del Pd: "C'è un Matteo che mi toglie il sonno, non è Matteo Salvini, ma Matteo Messina Denaro".

"Ci avviciniamo alla cattura di Matteo Messina Denaro, come indicano le recenti operazioni di sequestro di beni al suo clan. Non daremo tregua nella sua caccia". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, intervenendo alla conferenza di presentazione del bilancio 2014 della Dia.