Escono dal carcere due dei sedici arrestati nell’operazione antimafia “Eden 2”. Sono Valerio Tranchida, di 24 anni, e Salvatore Circello, di 26. A nessuno dei due è contestato il reato di associazione mafiosa. A difendere Circello è l’avvocato marsalese Luigi Pipitone, che dichiara: “Ho presentato istanza di scarcerazione al Gip di Palermo ritendendo che si siano affievolite notevolmente le esigenze cautelari e il giudice Nicola Aiello l’ha accolta”. Circello è indagato in quanto, secondo i magistrati della Dda di Palermo, avrebbe fatto da intermediario nella cessione di una pistola che sarebbe stata venduta da Valerio Tranchida, di 24 anni, a Rosario Cacioppo, anch’egli arrestato nella stessa operazione. L’arma sarebbe stata pagata 400 euro, cento dei quali sarebbero andati a Circello. Per Circello il gip ha disposto l’obbligo di firma, mentre Tranchida lascia il carcere per gli arresti domiciliari. Tra le altre accuse mosse agli altri arrestati, anche l’associazione mafiosa, l’estorsione, la rapina pluriaggravata, il sequestro di persona e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini dei carabinieri hanno confermato il ruolo di vertice tuttora rivestito dal capomafia latitante Matteo Messina Denaro, documentandone i diversificati interessi illeciti. Sono stati accertati dagli inquirenti anche i collegamenti funzionali a progetti criminali comuni con le famiglie palermitane e, in particolare, con quella di Brancaccio guidata dai fratelli Graviano. Tra gli uomini che formavano la rete al servizio di Messina Denaro, anche degli insospettabili. Un elettrauto che controllava se nelle vetture del boss ci fossero microspie e un dipendente della Motorizzazione civile di Trapani che verificava le targhe sospette. C’era anche un gruppo di picchiatori e uomini fidati che mettevano in riga chi non abbassava la testa. Tra questi, i fratelli Leonardo e Rosario Cacioppo, anche loro arrestati. I due, in base a quanto accertato dagli investigatori, hanno minacciato il potenziale acquirente di una pizzeria di loro proprietà, che dopo avere preso accordi soltanto verbalmente, fece marcia indietro. I fratelli lo pressarono pretendendo i trentamila euro pattuiti: il clan di Bellomo non poteva permettersi di perdere quei soldi. Questi i nomi degli altri arrestati all’alba dello scorso 19 novembre: Girolamo ‘’Luca’’ Bellomo, Ruggero Battaglia, Giuseppe Fontana, Calogero Giambalvo, Salvatore Marsiglia, Fabrizio Messina Denaro (anch’egli già scarcerato), Luciano Pasini, Vito Tummarello, Salvatore Vitale, Gaetano Corrao, Ciro Carrello, Giuseppe Nicolaci.
Ma sono tanti i retroscena dell'inchiesta che emergono anche a distanza di tempo. Uno riguarda Leo Narciso, attuale referente di Libera a Castelvetrano. L'inchiesta, infatti,racconta, tra le altre cose di un furto ai danni di Giuseppe Fontana, pregiudicato, vicinissimo ai Messina Denaro. Un furto che pertanto andava punito. Dopo delle indagini interne di Cosa nostra, un ladruncolo, Massimiliano Angileri, viene prelevato in casa, e ridotto in fin di vita a suon di botte. Angileri però dice di non essere l'autore del furto. Finisce in ospedale, è costretto a uscire in sedia a rotelle dopo alcuni giorni di ricovero, e vuole incontrare Giuseppe Fontana per chiarire che lui non c'entra nulla con la rapina a casa sua. Per ottenere questo incontro, si rivolge a Leo Narciso, attuale referente di Libera a Castelvetrano. L'episodio è raccontato nel dettaglio qui. Narciso conosce bene il pluripregiudicato Fontana, tanto da ottenere l'incontro e fare chiarire i due, davanti a lui, con un monito al ladro Angileri: "Se mi ascoltavi non saresti in queste condizioni". Perchè un attivista antimafia dice queste parole? E come mai è così in confidenza con Fontana, che appartiene all'organizzazione mafiosa, tanto da organizzare un appuntamento così delicato con questa confidenza? E perchè se sapeva che Fontana era il mandante del pestaggio non ha denunciato nulla?
Leo Narciso (nella foto di anteprima, con il coordinatore provinciale di Libera Salvatore Inguì) è coordinatore di Libera a Castelvetrano - dopo diverse polemiche - dal giugno scorso, ed è attivista dell'associazione antimafia di Don Ciotti dal 2000.