Il presidente della Regione palesa un ottimismo fuor di luogo. Siamo di fronte a un Dpef non coerente con la realtà dei conti, a un bilancio che potrebbe essere impugnato e alla promessa che in soli quattro mesi saranno fatte riforme che non si è stati in grado di fare in due anni. La situazione è allarmante ed è irrealistico il modo di procedere in solitaria del governo, che continua a evitare il confronto con le parti sociali”. Lo sostiene il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro.
“Sembra che Crocetta - aggiunge - non abbia reale contezza della gravità della situazione economico-finanziaria di una regione oggi in caduta libera” . La Cgil rileva che, dall’esame del quadro tendenziale della finanza pubblica nel periodo 2015/2017 si ricava “che nel Dpef si stanno sovrastimando, stando alle previsioni del bilancio, le entrate tributarie, mentre viene sottostimato, rispetto all’andamento tendenziale di alcune variabili non inserite nel conteggio, il risparmio pubblico negativo in tutti e tre gli anni”.
Secondo l’analisi del centro studi del sindacato “è anche sottostimata la spesa relativa al debito regionale, 600 milioni per quota interessi e quota capitale, laddove invece questa è destinata a lievitare per i mutui che si andranno a perfezionare nei primi mesi del 2015, pari oltre due miliardi, che porteranno la spesa complessiva a circa 800 milioni, vicina alla spesa per l’intero personale regionale”.
“E’ lo stesso Baccei a dire in premessa al Dpef che i conti nascondono uno squilibrio più vistoso di quello evidenziato”, osserva Pagliaro secondo il quale peraltro “non rispettare il principio dell’annualità del bilancio comporta seri rischi di impugnativa”.
Ma quello che preme di più sottolineare al segretario della Cgil Sicilia è che “sono inverosimili i tempi individuati per le riforme, soprattutto se si continuerà a non coinvolgere le parti sociali. Le dinamiche degli andamenti degli aggregati economici - sottolinea - la crisi finanziaria, la perdita di capitale sociale, l’aumento della povertà relativa e di quella assoluta- afferma Pagliaro-impongono al governo e al Parlamento l’apertura del confronto per trovare quelle intese e quelle risorse necessarie e identificare quelle riforme che possano fare uscire in una o più legislature la Sicilia dalla palude in cui si trova”.