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07/01/2015 06:10:00

Eolico e mafia. L’imprenditore salemitano Melchiorre Saladino processato per corruzione

Corruzione è il reato contestato al 66enne imprenditore salemitano Melchiorre Saladino, processato davanti il Tribunale di Marsala con l’accusa di aver versato 100 mila euro all’ex consigliere comunale di Castelvetrano Santo Sacco (Forza Italia-Pdl) affinché questi convincesse i suoi colleghi ad approvare il progetto per la realizzazione di un parco eolico. Il processo a Saladino scaturisce dall’operazione della Dda di Palermo “Mandamento” (7 dicembre 2012), quando furono arrestate sei persone, tra le quali Sacco (condannato, in primo grado, il 31 marzo 2014, dal gup di Palermo Gugliemo Nicastro a 12 anni di carcere per associazione mafiosa ed estorsione), accusate di avere favorito l’infiltrazione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi nel settore delle energie rinnovabili. Ciò attraverso la sistematica acquisizione dei lavori per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani. I proventi illeciti sarebbero stati in parte utilizzati per sostenere la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Tra gli arrestati dell’operazione “Mandamento” non figura Melchiorre Saladino, che però era finito in manette nel febbraio 2009 (operazione “Eolo”) in quanto considerato dagli inquirenti il trait d’union tra imprese, politica e mafia per la realizzazione di un parco eolico. Davanti al gup di Palermo, poi, Saladino patteggiò una condanna per corruzione con l'aggravante di avere favorito Cosa Nostra. Nel processo avviato davanti il Tribunale di Marsala l’imprenditore è accusato di avere ceduto alla richiesta di Santo Sacco, versando 100 mila euro. Fatti venuti alla luce grazie alle intercettazioni, telefoniche e ambientali, la cui trascrizione, operata dagli ufficiali di pg, è stata acquisita nell’ultima udienza del processo. Senza, per altro, alcuna opposizione della difesa. Anche perché proprio da queste intercettazioni emerge che Saladino, inizialmente, non voleva pagare. E per questo, Sacco lo affrontò con estrema decisione (“Questa presa in giro ve la faccio finire subito… a te, all'ingegnere, a tuo figlio e tutti quanto cazzo siete. Ci siamo capiti? Stai attento Melchiorre!”). E in un’altra intercettazione effettuazione effettuata dai carabinieri venne registrata anche un’intimidazione messa in atto proprio da Santo Sacco assieme a Girolamo Murania, anch’egli già condannato. Murania - accusato, assieme a Sacco, di avere costretto Melchiorre Saladino, con “minacce reiterate”, a consegnare all’ex consigliere comunale e provinciale i “dati del vento” di un luogo in provincia di Catania sul quale si voleva realizzare un parco eolico – ha già patteggiato una pena a un anno e 8 mesi di reclusione per minaccia. Azione posta in essere da Sacco e Murania collocando, a Menfi, una bottiglia con liquido infiammabile accanto l’auto del Saladino. Il processo a quest’ultimo (legale di parte civile l’avvocato Peppe Gandolfo) riprenderà il 9 febbraio, quando verrà ascoltato, come teste d’accusa, il maresciallo dei carabinieri Sergio Salvo.