Se fosse un film s’intitolerebbe “Dure a morire” e i registi di questa pellicola del genere “spreco poli” sarebbero due (anche se in fin dei conti è sempre lo stesso Ente): la Provincia regionale di Trapani per il primo tempo e il Libero Consorzio comunale trapanese per il secondo. Attrici principali, le aziende partecipate in liquidazione, con un “cachet” - dal 2010 al 2013 – da oltre 27 milioni di euro.
Costano e costeranno ancora tanti bei quattrini al contribuente, perché oberate dai debiti e dalle perdite di gestione, stratificatesi negli anni. Belice Ambiente Spa, Agriturpesca Srs, Megaservice e altre, nonostante tutto, esistono ancora: in alcuni casi l’ex Provincia paga ancora fior di stipendi a liquidatori, e – come se non bastasse – a volte anche compensi a consulenti e collaboratori, per questioni a esse legate. BELICE AMBIENTE SPA – Totale perdite dal 2010 al 2013: 23 milioni 616 mila 866 euro; utili 13 mila 831 euro. Da sciogliere entro il 31/12/2012 (art. 19 della L. R. n. 9/2010), è in vita dopo continue proroghe regionali, continuando a produrre corposi stipendi – il suo liquidatore Nicolò Lisma percepisce un compenso lordo annuo di 55 mila 773 euro – e (zoppicanti) servizi, agli undici comuni che se ne avvalgono, ancora oggi, per la raccolta dei rifiuti nell’Ato Tp 2. Il Libero Consorzio ne detiene una quota del 10%. La certificazione dei debiti, al 3/7/2012, secondo quanto riportato dal rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2012 della regione siciliana, operata dalla Corte dei Conti, in sede di controllo, era di 45 milioni 844 mila e 102 euro. Dalla pagina web trasparenza dell’ex Provincia si apprende, invece, che le perdite per il 2013 ammontano a un milione 754 mila 592 euro, come da bilancio non ancora approvato. AGRITURPESCA SRL – Nata per la “Gestione patto territoriale: agricoltura, turismo e pesca” a oggi ha prodotto parecchi debiti. Tale azienda – pubblica al 100%, poiché partecipata dalla ormai ex Provincia, ora Libero Consorzio Provinciale – è costata ai contribuenti trapanesi 402 mila 369 euro dal 2010 al 2013. Ma i debiti “sono superiori – ribadisce al QdS il suo liquidatore, Aldo Bassi – perché ci sono anche quelli maturati nel 2014”. Bassi percepisce un compenso lordo annuo di 12 mila euro. Questa società, che sarebbe in liquidazione per “scadenza termine” al 31 gennaio 2013, è ancora viva e vegeta, a quasi due anni dalla sua fine programmata. Non dispone di un telefono attivo, né di un sito internet. MEGASERVICE SPA – Ha “prodotto” per le casse dell’Ente 3 milioni 335 mila 315 euro di perdite, contro mille 95 euro di utili. I suoi liquidatori sono Pietro Bruno e Giuseppe Mazzeo e nel 2013 hanno percepito, ciascuno, un compenso di 24 mila euro l’anno. La società, che è in procedura fallimentare, fu costituita nel 2004 ed è totalmente in mano all’ex Provincia. Aveva per scopo la gestione di servizi strumentali (manutenzioni e lavori vari da realizzare negli immobili e siti provinciali), ma in realtà era una sorta di ammortizzatore sociale per lavoratori espulsi da aziende private in crisi. EUROBIC DEL MEDITERRANEO SOCIETÀ CONSORTILE PA – Brilla per la dicitura: “Non ci sono bilanci”. Costituita nel 2004 e partecipata al 51%, avrebbe dovuto porre termine alle sue attività nel 2050, ma è stata posta in liquidazione giudiziaria dal Tribunale di Trapani nel 2007 “per avvenuta riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale”. Era nata per la “Promozione di attività dirette allo sviluppo produttivo”. La procedura di liquidazione “non è ancora chiusa per contenziosi in essere e adempimenti amministrativi e fiscali”. CONSORZIO TRAPANI SVILUPPO – Nasce nel 1996 e la Provincia ne detiene l’8,33%. Senza fini di lucro, avrebbe dovuto gestire la “promozione attività di sviluppo produttivo e occupazionale nel territorio provinciale”. Ha prodotto solo una dicitura: “Non ci sono bilanci”. Senza dimenticare che non dispone di un sito web. Posto in liquidazione il 9/6/2004, si scopre che “non è stata ancora chiusa la procedura di liquidazione, in quanto sono in corso procedure per la riscossione di crediti”. Ma non finisce qui: le partecipate, come già accennato, producono altre uscite e di vario tipo. Si spende anche per le consulenze a esse legate: Antonio Di Natale, per esempio, ha fornito i suoi saperi relativi alle “Problematiche afferenti al mantenimento o alla alienazione/dismissione delle società partecipate del Libero Consorzio”. Dal primo aprile al 30 giugno 2014 ha percepito poco più di 11 mila euro, mentre sono stati più 4 mila euro quelli ottenuti dal 22 settembre al 31 ottobre 2014. Quella riforma incompleta madre di tanta confusione. “Gli effetti di riforme incomplete come quella delle Provincie (Lr 7/2013), rischiano di mandare in fumo un investimento di circa un milione e 400 mila euro per un progetto infrastrutturale già finanziato dal ministero dello Sviluppo economico, al servizio dell’agricoltura e della pesca”. Lo ha dichiarato nelle scorse settimane l’assessore mazarese al Commercio, Pesca e Sviluppo economico, Vito Vassallo. In questo caso, le polemiche, rivolte all’ex Provincia, riguardano i rischi di perdere un’ultima tranche di finanziamenti disponibili, a rischio proprio perché gestiti da una delle partecipate destinate a scomparire. “L’Agriturpesca – chiarisce al QdS il suo liquidatore, Aldo Bassi – ha finanziato circa 100 imprese: sette di queste attendono l’erogazione dell’ultimo 10% del finanziamento. Il Ministero ci ha detto che dovevamo far capire al socio (l’ex Provincia nda) che dobbiamo proseguire per ultimare queste operazioni”. Sono quattrini disponibili subito? “Sì – continua Bassi – ma potrebbero essere sprecati. La società per gestire queste infrastrutture a Mazara, ed in altri comuni, deve essere messa in condizione di operare: non può una partecipata in liquidazione, senza una struttura organizzativa adeguata, seguire altri quattro o cinque anni di investimenti”. “L’ex Provincia – conclude il liquidatore – nonostante le difficoltà finanziarie, ha già messo in bilancio preventivo 2015 delle somme, per rimettere ‘in bonis’ la società e consentire di far investire questi finanziamenti residui”. Alessandro Accardo Palumbo