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31/01/2015 06:20:00

Salemi. Sul Museo della Mafia è bagarre, ma l’assessore Maiorana smentisce la chiusura

Dal mese di novembre, le 63 tele della personale di pittura dell’artista belga Patrick Ysebaert, denominata ''Occhi fiamminghi sulla Sicilia - Dettagli di Cosa Nostra'' non si trovano più nelle tre sale del “Museo della Mafia” della cittadina normanna. Nel 2012 l'Associazione Culturale Emidance ha indetto un concorso annuale di pittura e disegno per artisti - ''Premio Patrick Ysebaert'' con lo scopo di promuovere e valorizzare l'Arte. La vedova del pittore, che da anni viveva a Triscina, la scultrice Jeannine Van Landschoot, in occasione della manifestazione palermitana “Settimana delle culture”, ha trasferito tutte le opere del compagno nella capitale siciliana per essere esposte nel suggestivo loggiato di San Bartolomeo.
Esposizione, durata oltre un mese, inaugurata dall’ex sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi e chiusa dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Come si ricorderà i quadri del pittore fiammingo raggiunsero le colline di Salemi nel 2010, in occasione dell’inaugurazione del museo della Mafia a cui ha presenziò l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Rimaste da qual giorno parte integrante del progetto museale in itinere, ma senza una collocazione ben determinata sul piano burocratico. Come tutte le cose che accadono in Sicilia, avvolte da una aurea di provvisorietà, i quadri rimaneva in uso al Comune, senza che ci fosse un minimo di carta che cantasse. Come direbbe il più sprovveduto dei villani! Ne chiedo conferma all’ex assessore di Sgarbi, il blasonato Bernardo Tortorici, uno che della mostra palermitana è stato organizzatore. “Quando organizzavamo gli eventi- mi sottolinea- una parte veniva realizzata dal Comune, mentre gli artisti davano in concessione le loro opere, felici e onorati di fare parte del progetto culturale complessivo portato avanti da Vittorio Sgarbi”.
La stessa cosa sembra essere avvenuta con le opere di Patrick Ysebaert.
Da parte della compagna del pittore non ci fu mai la volontà di vendere.
Solo il desiderio di vedere le opere del marito degnamente conservate. “Le opere, dovevano rimanere al museo solo per qualche mese ma nonostante l’assenza di una convenzione, sono rimaste a Salemi per 4 anni. Ho chiesto più volte di stipulare un’assicurazione così come di migliorare la qualità della luce dei faretti, ma ad oggi nulla di tutto ciò è avvenuto”, ha dichiarato Jeannine Van Landschoot ad un quotidiano. A rincarare la dose ci ha pensato però un comunicato stampa, insolitamente firmato da ben otto attivisti del movimento: Costantino Cipri, Giuseppe Ilardi, Alessandro Scavone, Gianni Tantaro, Giuseppe Bellitti, Nino Ippolito, Emiliya Mihaylova, Francesco Safina.
Nel documento perentoriamente viene detto che “le opere dell'artista belga Patrick Ysebaert non ritorneranno più a Salemi”!
Lo avrebbe deciso Jeannine Van Landschoot, nel frattempo rientrata nella natia Belgio, “per protestare contro l'ignavia dell'attuale amministrazione comunale che non ha mai mostrato, di fronte alle continue sollecitazioni, alcun interesse per una degna esposizione. “ Non solo. Per i “Rivoluzionari” seguaci di Sgarbi, “Il «Museo della Mafia» si avvia verso la chiusura!” Poi, sconsolati, concludono:
“E' davvero triste vedere come amministratori ciechi, ostaggi di una vera e propria "damnatio memoriae", tentino di cancellare il lavoro di Vittorio Sgarbi. Il "Museo della Mafia" ha portato a Salemi migliaia di visitatori da tutto il mondo; chiuderlo, perché è questo il malcelato obiettivo di questo rancoroso "nuovo che avanza", significa togliere ai turisti uno straordinario pretesto per visitare la città, con grave danno per le attività commerciali.” “No comment!” E’ stata la replica del sindaco Venuti, tramite il suo addetto stampa.
L’assessore alla Cultura Giuseppe Maiorana ha preferito invece rispondere. Smentendo decisamente che ci sia la volontà da parte dell’amministrazione di smantellare il Museo.
“Il Museo della Mafia, non verrà chiuso- ha più volte precisato- l'amministrazione aveva manifestato l’intenzione di voler mantenere la collezione all'interno dell'attuale Museo. I primi di ottobre, infatti, ho incontrato la signora Van Landschoot. In quell’occasione, avevamo stabilito di ridisegnare una nuova disposizione dei quadri, ipotizzando anche una diversa tinteggiatura delle pareti e una nuova illuminazione. Non solo. Avevo anche chiesto di fare una bozza di contratto e sembrava che la signora Van Landschoot fosse d’accordo. Cosa sia successo nel frattempo, non riesco proprio a capirlo. Questa polemica la ritengo pretestuosa. Se la signora decide di ritornare le opere, saremo ben lieti di accoglierle, provvedendo a stipulare una convenzione e la relativa assicurazione. Diversamente, ce ne faremo una ragione e ridaremo a quelle stanze vuote nuovi contenuti e nuove forme espressive”. Argomenti per innescare una polemica, in realtà ce ne sono, e tante. Che sul tema del costituendo Polo museale si siano registrate tante discrepanze, è innegabile.
Quella dei Commissari, da questo punto di vista, non è stata una parentesi molto felice.
A cominciare dall’apertura domenicale e nei giorni festivi dei musei e delle chiese, avvenuta sempre a singhiozzi e senza un piano preordinato.
Una contraddizione questa che clamorosamente contrasta con la più volte conclamata e ormai stucchevole presunta vocazione turistica della Città.
Se non si riesce ad assicurare il minimo indispensabile, meglio sarebbe chiudere bottega, sono in tanti a dirlo ormai!
Per non parlare del perdurare di tantissimo materiale espositivo giacente nei magazzini comunali, che invece dovrebbe avere degna collocazione negli ampi locali del Polo, oggetto di cospicui interventi di restauro.
Nel corso della conversazione avuta con l’ex assessore Tortorici, ad esempio, il principe si chiedeva che fine avessero fatto i quadri di Danila Leotta, che a suo dire, non si troverebbero più esposti nel Museo del Risorgimento.
Opere queste molto apprezzate, per la loro ironia, da donna Cleo, la consorte del presidente Napoletano, in occasione della loro visita ufficiale a Salemi.
Così come sembrerebbe essere sparita anche la “mummia” di Garibaldi.
Possibile, ci chiediamo, che tutto ciò possa accadere inosservato? Come quando la mattina del 31 dicembre le porte del Municipio sembra siano state trovate chiuse dal primo cittadino. Ad esclusione dei dipendenti del corpo della Polizia Urbana, gli altri rimasti bloccati nelle loro case, complice la nevicata. E normale che tutto ciò possa accadere?

 

Ciro Franco Lo Re