Il 2014 è stato un anno orribile per la libertà di stampa nel mondo con “una regressione brutale” dovuta principalmente alle operazioni terroristiche di gruppi islamisti radicali come lo Stato islamico e Boko Haram che “si comportano come despoti dell’informazione”. È quanto emerge dai dati dal rapporto annuale di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa pubblicato oggi. “C’è stato un deterioramento globale, legato a diversi fattori, con l’esistenza di guerre d’informazione e l’azione di gruppi non statali che si comportano come despoti dell’informazione” ha dichiarato Christophe Deloire, segretario generale di Reporter senza frontiere. “Il 2014 è stato un anno di regressione brutale per la libertà d’informazione. I due terzi dei 180 Paesi presi in considerazione hanno fatto meno bene dell’anno precedente”, si legge infatti nel rapporto, che evidenzia come “da Boko Haram al gruppo dello Stato islamico, passando per i narcotrafficanti latini o la mafia siciliana, le motivazioni variano ma il modus operandi è lo stesso: ridurre al silenzio attraverso la paura o la rappresaglia”.
Il riferimento alla mafia italiana non è casuale visto che è proprio questo è uno dei motivi principali per cui anche l’Italia ha avuto un crollo nella libertà di stampa. Sempre secondo Reporter senza frontiere, infatti, nel corso del 2014 l’Italia ha visto “l’esplosione di minacce in particolare della mafia e procedimenti per diffamazione ingiustificati”, ed è crollata per questo dal 24esimo al 73esimo posto per libertà di stampa, dietro la Moldavia e davanti al Nicaragua. Il rapporto riferisce che nei primi dieci mesi 2014 nel nostro Paese si sono verificati 43 casi di aggressione fisica e sette casi incendio doloso a case o auto di giornalisti, mentre i processi per diffamazione “ingiustificati”, secondo Rsf, sono aumentati da 84 nel 2013 a 129 nei primi dieci mesi del 2014.
In generale i Paesi scandinavi continuano ad occupare le prime posizioni per libertà di stampa. Per il quinto anno consecutivo infatti la Finlandia si è aggiudicata il podio davanti a Norvegia e Danimarca. I Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti sono invece l’Eritrea (180esimo posto), la Corea del Nord (179), il Turkmenistan (178) e la Siria (177). In questo speciale indice l’Iraq occupa il 155esimo posto, la Nigeria dove agisce Boko Haram il 111esimo. Gli Stati Uniti infine si trovano al 49esimo posto, la Russia al 152esimo, appena davanti alla Libia.