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18/02/2015 20:01:00

Lotito invade tutti i campi. Palazzi si sveglia (ma a metà....)

E’ stata una settimana turbolenta nel mondo del calcio, squassata fuori campo più che sui terreni di gioco. Stavolta, con argomenti più ghiotti nel calderone, non ci sono stati appelli alla moviola (né grossi errori arbitrali, invero). Gli asini han trovato ben altro mangime.

La mangiatoia stavolta l’ha riempita abbondantemente il presidente della Lazio (nonchè presidente-ombra della Federcalcio) Claudio Lotito che, messe da parte le sue citazioni in latino, ha preteso di stabilire chi deve venire in Serie A e chi no e lo ha spifferato ad un dirigente di una squadra minore – ma non per questo condannata a far da comparsa – che, con dei precedenti in mano, s’è precipitato a registrare la telefonata e l’ha resa pubblica.

Ora, checchè ne dica il sempre più arrogante Lotito (che sta dappertutto e dappertutto parla da <padrone del vapore>) le squadre da promuovere o retrocedere le decide il campo, non il calcolo del loro bacino d’utenza e del loro appeal televisivo. E questo Lotito lo sa benissimo, anche se fa finta di non saperlo.

Con la ragione sociale delle sue aziende, potrebbe impegnarsi a far …pulizia in quei settori non completamente nettati del nostro calcio. Invece lui si impegna a seminare ulteriore sporcizia.

E questo non va affatto bene, al punto che se n’è accorto anche il dormiente Palazzi, capo della procura federale, che mentre non ha ancora deferito – lo stiamo aspettando con impazienza - Francesco Totti e Morgan De Sanctis per le pesantissime affermazioni fatte in occasione di Juventus-Roma di un paio di mesi addietro, ha avuto un sussulto per l’uscita di Lotito ed ha aperto addirittura due inchieste (una per lo sfogo avuto a cospetto del designatore degli arbitri della CAN B Farina e puntualmente segnalato, l’altra per la telefonata registrata da Iodice, che minaccia di tirar fuori altri nastri).

Mente il pupillo di Lotito, Carlo Tavecchio, continua a guardarsi bene – ed ormai credo siano scaduto i termini – dall’esercitare il suo diritto-dovere di ricorrere contro la ridicola squalifica di quattro giornate inflitta dal Giudice Sportivo a Mexes per il tentato omicidio ai danni del laziale Mauri (a proposito, in Inghilterra abbiamo visto di peggio….!), il presidente della Lazio ha sconfinato anche nella Lega Pro salvando lo scranno di Macalli, sfiduciato dalla maggior parte dei presidenti delle sue società, e mettendolo nelle condizioni di restare alla guida una Lega sempre più ingovernabile.

In tutto questo macello, fa pena la situazione del Parma, prima venduto dal suo ex presidente Ghirardi ad una cordata inaffidabile e poi da questa ad un altro gruppo di cui si conoscono solo i nomi di qualche prestanome, col risultato che i nuovi presunti proprietari hanno fatto scadere i termini per evitare la penalizzazione e la messa in mora della società. Ora quasi certamente il Parma perderà tutti i suoi giocatori, si dissolverà e forse non eviterà il fallimento ed in ogni caso falserà il campionato. Ma la Lega – vero Beretta? – visto che queste vicende coinvolgono anche tutti gli altri club, non ha strumenti per esercitare un controllo più efficace?

Se qualcuno volesse rispondere, sarebbe ben gradito.

 

Salvatore Lo Presti