Un avviso conclusione indagini preliminari (atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) è stato notificato, con l’ipotesi di reato di appropriazione indebita aggravata in concorso, all’ex deputato regionale della Dc Pino Giammarinaro e ad altre cinque persone, tra cui anche la moglie, Giovanna Calistro, di 57 anni. Gli altri indagati sono Antonio Maniscalco, di 52 anni, Giuseppe Angelo, di 37, Fabrizio Chianetta, di 44, tutti di Salemi, e Antonio Inzirillo, di 48, avvocato, di Gibellina. A notificare l’avviso conclusione indagini è stata la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, che ha condotto l’indagine coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Nicola Scalabrini. Secondo l’accusa, i sei protagonisti della vicenda si sarebbero appropriati di notevoli somme (complessivamente, circa un milione e 240 mila euro) attinte dalle casse di centri medici e di fisiokinesiterapia di cui Giammarinaro, per gli investigatori, sarebbe stato “amministratore di fatto”, mentre gli altri erano amministratori o soci sulla carta e in un caso, quello di Angelo, dipendente. L’inchiesta riguarda il “Centro Emodialisi Mazarese”, di contrada Ponte Serroni, a Mazara, di cui era amministratore unico Antonio Maniscalco, il “Ginnic Club Alicia – Centro di Fsk di Calistro Giovanna”, di via E. Scimemi, a Salemi, di cui erano soci accomandatari la moglie di Giammarinaro e Chianetta, e la “Salus srl” di Gibellina (via Archimede), di cui era amministratore unico l’avvocato Inzirillo. Dalla “C.E.M.”, a più riprese, sarebbero stati, in tutto, prelevati 954 mila euro, di cui 100 mila sotto forma di prestito ad Angelo. Epoca dei fatti contestati è l’arco temporale tra il 2008 e il 2011. E cioè fino a poco tempo prima del maxi sequestro di beni (maggio 2011) subito da Giammarinaro con l’operazione di polizia e guardia di finanza “Salus iniqua”. Difensore di Giammarinaro (in passato condannato per peculato e concussione, ma assolto dall’accusa di associazione mafiosa) è l’avvocato marsalese Paolo Paladino, che ha dichiarato: “Ho appena avuto notizia di questo nuovo procedimento, stiamo leggendo le carte, ma già ad una prima occhiata appare evidente l’infondatezza dell’accusa nei confronti sia di Giammarinaro che della moglie essendo fondata su una pura e semplice illazione. In fondo, si tratta della stessa questione che da oltre tre anni stiamo dibattendo davanti al tribunale della prevenzione dove con documenti e innumerevoli prove testimoniali abbiamo già dimostrato l’estraneità di Giammarinaro rispetto a qualunque ipotesi di gestione di fatto di aziende la cui esistenza egli, peraltro, neppure conosceva, prima dell’inizio di questi procedimenti”.