Lasciatevi guidare dallo Spirito e così non seguirete i vostri desideri egoisti. L'istinto egoista ha desideri contrari a quelli dello Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari a quelli dell'egoismo. Queste due forze sono in contrasto tra loro, e così voi non potete fare quel che volete. (Galati 5,16s.)
Il desiderio è un sentimento dell’anima, non del corpo. Il corpo ha necessità, l’anima ha desideri; il corpo concretizza, l’anima sogna.
Il desiderio è ciò che anima il corpo, ciò che dirige verso un orizzonte che è più lontano di ciò che possono vedere gli occhi, ciò che lo spinge oltre il limite sicuro e conosciuto, ciò che spinge oltre le parole di rabbia, oltre il conflitto e la sconfitta.
Chissà quante volte abbiamo represso in noi un'energia viva, un desiderio ardente a cui non abbiamo consentito di vivere, perché utopico, irrazionale, irrealizzabile? Quante volte non siamo stati capaci di vedere oltre la luce dello spiraglio. Non voglio disprezzare il nostro comodo angolino, rassicurante e sicuro, perché non sempre ci sentiamo pronti ad andare oltre - nessuno, comunque, è mai completamente pronto - ma qualcosa ci attende, ed è quello il nostro sentiero.
Una poesia di Guillaume Apollinaire recita:
Li portammo sull'orlo del baratro
e ordinammo loro di volare.
Resistevano.
Volate, dicemmo.
Continuavano a opporre resistenza.
Li spingemmo oltre il bordo.
E volarono.
Oltre il bordo, tutto comincia. Il bordo oltre cui il Cristo ci spinge è il nostro egoismo, la nostra solitudine, per osare andare verso la solidarietà, l’amicizia verso l’altro.
Oltrepassare noi stessi è il desiderio della fede: un desiderio che non nasce da noi, ma ci viene portato come un seme che ci è donato da Dio. È come il sole in una bella giornata, che da fuori ci riscalda il corpo, ma va oltre la pelle, e riscalda anche il cuore e l’anima, perché ravviva in noi il desiderio della vita.
La fede non è la tenue lampadina che di notte illumina la cella di un carcerato, ma il sole che splende nel cielo, che non arriva sul corpo del prigioniero, ma riscalda la sua anima, la illumina. È quel calore la vera luce di quella cella.
Immaginiamo una persona rapita da malviventi. Immaginiamola rinchiusa al freddo, al buio e affamata, lontana dai suoi cari: situazione triste, angosciosa e disperata. Ma ecco la notizia dei carcerieri: il riscatto è stato pagato, sarà liberata. Ecco la gioia che illumina quel buio, la gioia che riscalda quel corpo, che pervade ogni cosa e ridà la giusta dimensione a quella situazione di sofferenza: passerà!
Che importa la fame: domani mangerà! Che importa la solitudine: domani riabbraccerà i suo cari. Non c’è freddo che tenga per il cuore riscaldato dalla gioia di quella notizia. Tutto sopporta perché tutto finirà. Una persona con una gioia così esplosiva dentro è in grado di vincere e superare qualsiasi cosa.
Il primo frutto visibile della fede non è l’amore, è la gioia. L’amore è come il pane caldo in un forno: la gioia è il calore e l’irresistibile profumo che esso emana. È la gioia la molla dell’amore.
La gioia non dipende dal carattere, né dalla situazione che si vive in quel momento. Anche un prigioniero o un ammalato può essere gioioso, come un giovane pieno di salute può essere depresso e uccidersi di falsi divertimenti mascherati di allegria. Ma la gioia è tale solo se è condivisa. Una gioia solitaria, infatti, non esiste: non può esistere.
Non c'è niente di più bello che incontrare una persona solare in una giornata buia, un sorriso rigenerante in un momento di sconforto, una parola di luce in un periodo di smarrimento? È possibile essere così. La fede è l’inizio di un cammino in cui l’anima illuminata dallo Spirito di Dio trascina alla luce il corpo rendendo solari i gesti, le parole, i comportamenti. Ma forse tanti si fermano per strada, tanti non riescono più a vedere la luce che risplende e preferiscono abbronzarsi sotto lampade artificiali invece che al sole di Dio.
Oggi più che mai c’è bisogno di gioia e di persone solari: non di amicizia formale, non di gesti forzati, non di parole d’occasione, non di comportamenti artificiali, ma della condivisione della vita. Questo è il cuore della fede. Come disse il mahatma Ghandi: «Se un affamato ti chiede “dov’è Dio”, dagli del pane e rispondigli: è qui!».
past. Giuseppe La Torre