Se durante la settimana di Pasqua avete pensato di fare una scappata a Londra, non rinunciate, davanti a Saint Paul, a traversare il Millennium Bridge e varcare la soglia della Tate Gallery.
Qui, oltre i consueti grandi eventi cui la rinomata istituzione culturale inglese ci ha abituati, troverete, fino al 12 Aprile, una piccola esibizione gioiello, rara, dedicata alla celebre artista, francese di nascita, americana di nazionalità, Louise Bourgeois.
Louise Bourgeois, scultrice di fama planetaria, è nota ai più per aver coniugato la monumentalità delle dimensioni alla prodigiosità virtuosa di un numero esponenziale di materiali.
Figure emergenti dal mondo onirico, ciclopiche istallazioni fra le quali il ragno, hanno elevato meritatamente la Bourgeois verso l’Olimpo delle arti figurative contemporanee, grazie al suo talento di proiettare su terra le fobie più intime dell’età contemporanea.
La Bourgeois, che ha conosciuto dal 1993, anno della sua presenza alla Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva, un ascendente persistente nella cultura internazionale, occupa a Londra, oggi, con il cuore quattro magiche sale interpuntate di disegni visionari e complessi, accompagnati da libri e stampe.
Vi è nella sua produzione, dalla piccola dimensione della grafica al titanismo della scultura, un rigore articolato e armonico, che parla all’uomo attraverso se stesso.
L’arte di Louise rifugge la ricerca della grazia e bellezza: dimensioni che invece le sono innate come il velo di Maya di Schopenhauer, per avvicinarsi ai gangli più sottili di una specchiatura silenziosa con la persona e la natura lirica e terrena allo stesso tempo dell’essere.
Nelle sale di Londra troverete anche piccole tracce del suo ben noto femminismo, esibito e fervente. Sarà allora che avrete l’epifania: per Louise il confronto di genere è un inno all’amore e il suo tributo a una nuova visione del classicismo odierno, un neo-chiasmo ponderato in cui tutte le componenti del creato si armonizzano per dare vita a un inedito profilo dell’esistenza in cui tutte le parti spontaneamente sussistono.
Solo l’arte, pertanto, e la sua ricerca dell’intima ragione dell’esistere potrà salvarci la vita, secondo Bourgeois.
Così infatti scriveva l’artista: "L'artista è un lupo solitario. Ulula tutto solo. Il che però non è così terribile, perché lui ha il privilegio di essere in contatto con il proprio inconscio. Sa dare alle sue emozioni una forma, uno stile. Fare arte non è una terapia, è un atto di sopravvivenza. Una garanzia di salute mentale, la certezza che non ti farai del male e che non ucciderai qualcuno".
Per maggiori informazioni: http://www.tate.org.uk/whats-on/tate-modern/display/louise-bourgeois-works-on-paper
Francesca Pellegrino