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23/03/2015 06:25:00

Nino Rosolia: "Su Di Girolamo comportamenti miserevoli da parte di esponenti del Pd"

E’ doveroso far si che a Marsala le discussioni intorno alla res pubblica si svolgano alla luce del sole, per dar modo a tutti i cittadini di formarsi un’opinione, esprimerla liberamente, farla contare. A partire, però, dalla possibilità di valutare i fatti con cognizione di causa e non in base ai “si dice”. Conditio sine qua non per comprendere meglio le proposte delle forze politiche e degli altri corpi intermedi sui mille problemi della polis, per dire la loro nella difficile ricerca di quelle più efficaci.

Ecco la ragione delle brevi considerazioni che seguono, funzionali, si spera, all’ avvio di quella battaglia delle idee implicitamente reclamata dal candidato sindaco del centrosinistra – Alberto Di Girolamo – considerato che la partecipazione dei cittadini e l’insistenza sul ‘NOI’, piuttosto che le taumaturgiche virtù dell’ “uomo solo al comando”, sono tratti peculiari della sua cifra politica.

Ed é proprio dall’ex- primario di Cardiologia dell’Ospedale S. Antonio di Trapani che intendo prendere le mosse per tentare un’analisi della situazione attuale.

All'indomani della sua netta vittoria alle recenti primarie del PD,  sembrava che il costruttore di uno dei pochi fiori all’occhiello della sanità pubblica del nostro territorio, dovesse “vincere facile” anche le ‘secondarie’ - le elezioni vere - del 31 maggio. Si pensava, infatti, che in lui i cittadini avessero voluto premiare la persona per bene, l’approccio gandhiano, la discontinuità con la Giunta Adamo, la visione dell’ordinaria amministrazione come pre-requisito del buon governo. Coniugata, però, all’esigenza di volare alto, di affrontare i nodi cruciali della grave crisi economica che la città attraversa, per favorirne la rinascita, riportarla al ruolo di leadership che le compete nel trapanese. S’era certi che l’aver prodotto, nella sua avventura professionale, non quantità industriali di parole alate, ma una lunga serie di fatti che sono sotto gli occhi di tutti, potesse farne il garante del ‘rinascimento marsalese’.

Sembrava aprirsi, in sostanza, una prateria sulle speranze di vittoria finale di Di Girolamo. Ma, come spesso accade...il diavolo ci ha messo la coda: sulla scena politica locale, a sorpresa, dopo un silenzio durato tre lustri, ha fatto irruzione il notaio Salvatore Lombardo.

E sottolineo la sorpresa, non certo, da parte del notaio, la legittimazione a farlo. A dichiarare liberamente le proprie perplessità in ordine all’adeguatezza di Di Girolamo a guidare la città. Se, infatti, ogni cittadino ha il diritto di esternare dubbi e scetticismi riguardo alla capacità amministrativa del candidato PD, non la si può certo negare all’ex-Sindaco di Marsala. Dal 1993 al 2001 la città ha vissuto un periodo, oltre che di Buon Governo, di grande fervore socio-culturale che tutti ricordano con nostalgia e il Primo Cittadino pro-tempore era nel novero di coloro (da Orlando a Bianco, da Provvidenti a Ferrara) che venivano ritenuti i migliori sindaci siciliani.

E, ove ciò non bastasse, bisogna pur riconoscere che, a differenza di molti altri, Lombardo ha dimostrato  che si può essere protagonisti delle vicende politiche intendendole come transitorio servizio reso alla propria comunità, piuttosto che come mestiere da esercitare per tutta la vita. Come esperienza che, invece di incrementare gli introiti personali, può comportare costi ingenti e non soltanto sotto il profilo economico e professionale. Nulla quaestio, dunque, sulla sua dirompente entrata in scena. Ma, in ossequio alla fraterna amicizia che ci lega, mi permetterà, Salvatore, di obiettare sia in ordine alle modalità che alla tempistica.

C’é tanto, al contrario, da contestare in ordine al comportamento di molti dirigenti del partito guidato da Alberto Di Girolamo: ondivago, contraddittorio, scorretto. Non é mia intenzione occuparmi qui delle dinamiche interne del PD: non è il mio partito (del resto, più passa il tempo e più mi identifico nella folgorante battuta di Groucho Marx: ”Non vorrei appartenere a nessun club che mi contemplasse come socio”) e, anzi, faccio sempre più fatica a definirlo tale (a volte mi sembra un saloon del Far West, un fondaco, un Grand Hotel dove si entra e si esce a proprio piacimento, senza nessun filtro, senza nessuna selezione, senza alcun background politico-culturale) poiché un partito è (o dovrebbe essere) una comunità umana prima che politica nella quale codice etico, disciplina, lealtà e solidarietà reciproca devono costituire la regola da tutti accettata, non l’eccezione praticata da pochi e ad intermittenza.

Da semplice osservatore e strenuo sostenitore del candidato Di Girolamo, non posso astenermi dal rilevare il comportamento di molti malpancisti PD: dirigenti, consiglieri comunali, militanti dotati di grande esperienza e intelligenza politica, amici e compagni degni di stima frammisti, però, ad altri soggetti che hanno posto in essere condotte davvero miserevoli, giustificate come risposta a presunti errori di percorso e d’accento che lo stesso segretario del PD avrebbe commesso.

Si tratta di soggetti che in pubblico (dopo aver magnificato come una vittoria di tutto il partito la clamorosa affluenza alle primarie) affermano di essere al servizio del vincitore salvo trasformarsi, appena qualche giorno dopo, in affannati rabdomanti diuturnamente impegnati nella ricerca di un candidato alternativo. Altri, immersi in una bolla di insostenibile neutralità, invece di aiutare il candidato a migliorare le sue performance. Altri ancora che, invece di dar vita ad una grande campagna d’ascolto dei cittadini, elevandoli al rango di co-autori del programma, spendono preziose energie in defatiganti riunioni, agitando e intorbidando le acque, imbastendo trame degne di una pochade più che serie proposte politiche, alternative a quella rappresentata da Di Girolamo. E, nel bel mezzo di questo bailamme, l’altra bomba: l’intervento di Grillo alla conferenza stampa. Episodio inaudito che, se la dice lunga sulla reale volontà di certi alleati di sostenere il segretario cittadino del PD, non va trascurato nella parte relativa ad alcune questioni che sono obiettivamente sul tappeto. Da quella relativa al ruolo degli ‘alleati’ di “Articolo 4” ai contatti intrapresi dal candidato con singoli ex-consiglieri, smaniosi di supportarlo (Flaiano docet: “Ah, questo popolo italiano:sempre lesto a correre in soccorso del..vincitore!”) ma ancora legati a leader “chiacchierati”. Dalle “geometrie variabili” come metodo per la costruzione delle alleanze alla necessità di mettere comunque un punto fermo su quest’ultime, verificando prima l’etica dei soggetti che le incarnano.

Per dirla tutta, credo che Grillo abbia commesso un imperdonabile errore di grammatica politica: tra alleati non si spiattellano gli eventuali errori commessi dal candidato sindaco, per giunta nel giorno e nel luogo della sua investitura ufficiale, né si pretende di impartirgli – immemori della propria storia politica e dei propri antichi sodali – lezioni di etica pubblica, magari dopo aver partecipato ad incontri, nottetempo convocati, per trovare il candidato alternativo al vincitore delle primarie. Ciononostante – ‘mpirimentu pi giuvamentu! – proprio di quest’ultimo episodio bisogna far tesoro: non prendendo sottogamba le questioni messe sul tavolo dal leader di “Futuro per Marsala”. Né declassandole a maliziose interpretazioni della stampa che, al contrario, mai come in questa occasione, ha soltanto cercato di fare il suo lavoro, descrivendo con dovizia di particolari l’episodio, facendo precedere alle proprie legittime opinioni, la fedele, puntuale e documentata ricostruzione dei fatti, per di più corroborata da eloquenti contributi audiovisivi.

Ma, soprattutto, hic et nunc, occorre che Di Girolamo metta in campo un organismo che si occupi a tempo pieno di guidare questa difficile competizione elettorale. Sempre più necessaria e urgente é la costituzione di una cabina di regia – composta da pochi e autorevoli rappresentanti del PD e dei suoi autentici alleati – forze politiche e liste civiche, in primis quella del candidato sindaco – che presieda ai gravosi compiti consustanziali ad ogni campagna elettorale: dall’organizzazione degli eventi al calendario degli incontri del candidato, dal finanziamento delle iniziative al coordinamento dei tavoli tematici, dalla comunicazione alla stesura delle priorità programmatiche (porto, aeroporto, rinegoziazione dei contratti milionari relativi al ciclo dei rifiuti e alla illuminazione, screening dei fitti passivi corrisposti a proprietari privati, gestione dei beni e delle attività culturali, etc.).

G. Nino Rosolia