“Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”. Questa è la formula che recitano tutti i militari, e in particolare gli appartenenti alle Forze dell’ordine, quando prestano il fatidico giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana. Sembra, però, che alcuni esponenti delle Forze dell’ordine in servizio sull’isola di Pantelleria talvolta lo dimentichino. Dopo l’indagine che due anni fa ha pressoché azzerato la locale stazione dei carabinieri (processo in corso per sequestro di persona, lesioni, falso, omissione e altro), stavolta è toccato al comandante e al vice comandante della caserma della Guardia di Finanza. I due avrebbero tamponato, con l’auto di servizio, quella di un romeno, che poi sarebbe stato anche costretto a pagare i danni. Protagonisti della vicenda, che risale al giugno 2014, sono Vincenzo Ditta e Gaetano Spanò, per i quali, adesso, è scattata la misura cautelare della sospensione dal loro ufficio. I due finanzieri hanno dovuto restituire tessera e pistola. L’ordinanza è stata firmata dal gip di Marsala Annalisa Amato su richiesta del procuratore Alberto Di Pisa. Ditta e Spanò, che davanti al gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, sono indagati per concussione, estorsione e falsità ideologica. L’indagine è stata condotta dai militari della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala. Dall’inchiesta è emerso che il romeno, che dal 2008 vive sull’isola con la moglie e i tre figli, lavorando per un’impresa edile, il 17 giugno 2014 sarebbe stato tamponato dall’auto delle Fiamme Gialle con cui Ditta e Spanò stavano svolgendo servizio per le strade di Pantelleria. I due militari, però, anziché chiedere scusa e avviare le pratiche per il risarcimento dei danni provocati al mezzo del rumeno, abusando del proprio ruolo, avrebbero prima intimidito il cittadino straniero, dicendogli che sarebbero intervenuti presso il suo datore di lavoro per farlo licenziare, che avrebbero effettuato ispezioni presso il cantiere edile dove lavorava per applicare sanzioni all’imprenditore, che lo avrebbero fatto espellere dall’isola in quanto “straniero”. In tal modo, lo avrebbero costretto ad accollarsi delle spese di riparazione dell’auto della Guardia di finanza. Dell’incidente non fu fatta menzione in alcuna relazione di servizio. In compenso, Ditta e Spanò avrebbero redatto una falsa attestazione sull’ordine di uscita che deve essere compilato per ogni utilizzo di veicoli militari, dichiarando che “non si evidenziano anomalie che precludono l’impiego del mezzo”. Davanti al gip, intanto, i due indagati, difesi dall’avvocato Marianna Rizzo, hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.