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19/05/2015 06:29:00

Maxi evasori di Sicilia. In cima alla lista c'è Lombardo, imprenditore di Marsala

 C'è un imprenditore di Marsala in cima alla lista dei maxi evasori di Sicilia scoperti dalla Regione. Nella nostra isola ci sono circa 800 contribuenti che, nonostante l’iscrizione a ruolo, non hanno pagato le tasse per un miliardo di euro. I dati sono stati forniti dall’agenzia regionale “Riscossione Sicilia” e dal suo presidente, Antonio Fiumefreddo, che ha incrociato a sua volta i dati dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.

Ed il re degli evasori è di Marsala, un imprenditore di 73 anni molto noto in città (è stato anche presidente de Marsala Calcio) Silvano Lombardo: nei tabulati di Riscossione Sicilia risulta in debito con il fisco per 168 milioni di euro. Lombardo attualmente è sotto processo a Milano per truffa. Ha una sfilza di precedenti per truffa, bancarotta fraudolenta, contrabbando e assegni a vuoto. Lui sostiene che la “somma è oggetto di un giudizio della commissione tributaria”. La somma dovuta da questi 800 grandi evasori siciliani, capeggiati dal marsalese Lombardo, vale, di suo, l’1,25% del Pil dell’isola. Altri nomi della lista, sono Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex Sindaco al centro di diversi casi giudiziari sul fronte della lotta alla mafia e della “trattativa”, che deve allo stato 59 milioni di euro. E poi c’è Mister Grandi Eventi in Sicilia, Fausto Giacchetto, che risulta debitore per 14 milioni di euro. Nella lista ci sono anche i gruppi parlamentari all’Ars: quello dell’Udc ad esempio ha un debito con il fisco di un milione di euro. Altri nomi sono da leggenda metropolitana: c’è una signora, titolare di un bar a Catania, che risulta proprietaria di un aereo da otto posti, un operaio che ha uno yacht da tre milioni di euro, un bracciante agricolo di Enna che dichiara 10 milioni di euro di proprietà varie, a Trapani c’è un centenario titolare di una barca a vela e a motore, e, sempre a Trapani, c’è un novantenne, un altro vecchietto, che ha un cabinato da 72 piedi dal valore di 4 milioni di euro….

In questo lungo elenco di morosi, però, difficilmente si potrà recuperare qualcosa. Dando un’occhiata alla lista, infatti, ci sono 400 milioni di euro, quasi la metà, dunque, dovuti da società per azioni fallite da tempo. Così come ci sono molto enti pubblici ormai soppressi o in liquidazione. A Palermo ad esempio è in testa l’Amia, la società di raccolta dei rifiuti, che deve 102 milioni di euro. Tra i privati, il Gruppo Migliore deve circa 13 milioni di euro, e nel lungo elenco figurano altre società fallite come la T-Link, la società che collegava Termini Imerese con i porti del Sud Italia. Ma tra i morosi c’è ad esempio anche l’Ato Belice Ambiente: deve a Riscossione Sicilia circa 20 milioni di euro. Morosi anche gli enti della formazione: il Ciap deve 14 milioni di euro. Aziende fallite tra i morosi anche in provincia di Catania. Nell’elenco anche la Wind Jet, la compagnia di proprietà del patron del Catania, Pulvirenti, che deve 30 milioni di euro. Quindi, il tesoretto che Crocetta è convinto di recuperare è per quasi metà una chimera. Forse qualcosa si può trovare dai tanti illustri sconosciuti che sono nell’elenco. A Palermo il secondo moroso, dopo l’Amia, è un tizio, le cui iniziali sono D.S., che deve alle casse regionali 66 milioni di euro. E’ un imprenditore del settore informatico, la cui ultima residenza nota è Londra, e che sembra essere sparito nel nulla.

Antonio Fiumefreddo, il direttore di Riscossione Sicilia, ha inviato una lettera aperta per commentare la scoperta di questa lista:

“Più di un miliardo di imposte, trasmessi con i ruoli dell’Agenzia delle entrate non vengono riscosse. I soggetti che avrebbero dovuto pagare sono risultati nullatenenti e la società di riscossione, dotata ancora dell’antidiluviana anagrafe tributaria, si è fermata lì ovvero è stata fermata lì, consumandosi una vera e propria Caporetto degli onesti”.

Continua Fiumefreddo:

“In Sicilia ha funzionato un patto, che alcuni chiamano sociale, ma che è giusto chiamare criminale per cui la riscossione non doveva riscuotere, con la conseguenza che un drappello di meno di mille signori non paghino le tasse, realizzino le loro frodi, riciclino denaro sporco (innanzitutto la corruzione e i proventi delle attività criminali e mafiose), mentre quasi sei milioni di siciliani annegano nel dolore, nel disagio di servizi disastrati, con padri di famiglia che all’arrivo delle cartelle che chiamiamo ‘pazze’ si sono suicidati. E’ bene che si sappia che funziona un rapporto formidabile con l’Agenzia delle entrate, grazie alla quale accediamo finalmente ai rapporti finanziari e la cui guida del direttore Gentile è semplicemente esemplare; con la Guardia di finanza che accompagnerà i nostri ufficiali esattori negli accessi più difficili; con le procure della Repubblica, che perseguono strategicamente il contrasto alla criminalità finanziaria; e con i prefetti dell’Isola che terremo informati di ogni dato. Certo, ci saranno resistenze e procedure dolorose che riguarderanno anche la politica”.