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27/05/2015 07:33:00

Voto di scambio,terremoto all'Ars. Arrestati tre deputati regionali:Dina, Clemente e Mineo

10,30 - Saranno sospesi fino a quando rimarranno sottoposti alla misura interdittiva i due deputati dell’Assemblea regionale siciliana arrestati, Nino Dina (Udc) e Roberto Clemente (Pid–Cp). A loro subentreranno i primi dei non eletti nelle liste elettorali di cui facevano parte Dina e Clemente al momento della candidatura alle regionali del 2012. Spetta alla Presidenza del consiglio emettere il provvedimento di sospensione che poi sarà trasmesso al commissario dello Stato e quindi comunicato alla Presidenza dell’Assemblea regionale per una presa d’atto. In base alla legge, Dina e Clemente durante la sospensione percepiranno comunque una parte dell’indennità parlamentare, la restante parte sarà appannaggio dei deputati subentranti. Dina e Clemente rientreranno all’Ars non appena cesserà la misura cautelare, anche in questo caso la procedura è la stessa di quella della sospensione. 

08,00 - Dalle prime ore di questa mattina i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria stanno eseguendo 5 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo. L'accusa è, a vario titolo, di aver promesso o ricevuto denaro o altre utilità in cambio di voti, per sé o per altri, nell’ambito delle elezioni del 2012 per il rinnovo del Consiglio Comunale di Palermo e dell’Assemblea Regionale Siciliana.
I provvedimenti riguardano: Nino Dina, eletto nelle file dell'Udc, oggi presidente della commissione Bilancio del parlamento siciliano; Roberto Clemente, eletto con Pid-Cantiere popolare; e Franco Mineo, già deputato regionale, che nel 2012 si candidò con Grande Sud ma non raggiunse il numero necessario di voti per Sala d'Ercole. Ai domiciliari è finito anche Giuseppe Bevilacqua, un altro esponente politico di Pid-Cantiere popolare, che alle elezioni comunali 2012 risultò il primo dei non eletti. Il quinto provvedimento è stato notificato a un militare della Guardia di finanza che avrebbe fatto dei favori a Bevilacqua, è accusato di corruzione.
I dettagli dell’operazione, denominata AGORA, saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11:00, presso la Sala Riunioni del Tribunale di Palermo (nuovi edifici), palazzina M, piano terra.

L'inchiesta è partita dalle microspie piazzate dai finanzieri che cercavano di ricostruire i nuovi assetti mafiosi in una grossa fetta della città. Ad un certo punto, però, una cimice avrebbe captato l'impegno di alcuni soggetti considerati vicini a Cosa nostra per convogliare il consenso elettorale su Bevilacqua, in corsa per uno scranno a Sala delle Lapidi, sede del Consiglio comunale di Palermo. Il candidato, nonostante il ragguardevole numero di preferenze ottenuto, risultò il primo dei non eletti.

La partita, però, non si sarebbe chiusa visto che le microspie dei finanzieri diretti dal colonnello Calogero Scibeta continuarono a registrare le conversazione anche nel post amministrative. E cioè nella fase che ha separato il voto di maggio, a Palermo, da quello di fine ottobre per le regionali. Il pacchetto di voti che non bastò all'aspirante consigliere comunale sarebbe stato sfruttato dai tre candidati a Palazzo dei Normanni. Come? Promettendo denaro e posti di lavoro in cambio di preferenze. Ci sarebbero state persone disposte a vendere il voto in cambio di pochi euro. Altri, invece, avrebbero garantito un impegno più consistente. Alzando, però, il prezzo fino chiedere un impiego. Impiego che sarebbe stato promesso e questo già basta a configurare il reato. L'ultima versione del reato di voto di scambio punisce, infatti, il politico che paga, o semplicemente promette, denaro o altra utilità. Ed è questo reato che la procura guidata da Francesco Lo Voi contesta agli indagati. Gli arresti sono stati chiesti dai pm Luise, Scaletta, Picozzi e Del Bene.

Non si trattava di un impiego stabile, ma in un momento di fame di lavoro fanno gola anche i posti nei progetti di alcune associazioni finanziate con fondi dell'Unione europea. Interventi a pioggia che sarebbero stati sfruttati e piegati agli interessi, elettorali e illeciti, di alcuni candidati.