Le scorse elezioni a Marsala hanno provocato in molti la domanda sulla presenza, o meglio sull'assenza, di SEL in questa competizione.
In verità, questa assenza assordante è la punta di un iceberg del declino di una forza politica che, in questi ultimi anni, molto si era battuta per riportare al centro della politica locale i temi, a questi dare delle risposte e provare a ricostruire un centro sinistra realmente progressista e scevro da infiltrazioni di ogni tipo: in alcuni casi, ci si ê anche riusciti, ricordando a memoria le vicende delle amministrative a Trapani del 2012 per esempio. Al netto di vittorie e sconfitte elettorali, che richiederebbero un'analisi del voto ad hoc, le responsabilità di un quasi totale annientamento della Federazione di Trapani non sono squisitamente politiche, ma hanno cedimenti personalistici da regolamento di conti da parte della dirigenza regionale del partito. Ad iniziare dal post regionali e parlamentarie 2012, dove il circolo di Marsala, tra i più attivi e prolifici, è stato abbandonato a se stesso causando una sfiducia che ha portato alla chiusura: atteggiamento miope, senza visione, che ha dimostrato più una paura della contendibilità degli spazi. Oggi, questa miopia, è testimoniata dall'ottima affermazione di alcuni candidati che, per cultura e storia personale, hanno fatto riferimento a Sel: che non abbiamo saputo valorizzare, ascoltare e che abbiamo dilapidata in favore di tatticismi e politicismi di piccolo cabotaggio. Colgo l'occasione, per assumermi l'onere delle scuse a questi compagni, e ad augurare loro buon lavoro nella Città di Marsala.
Il caso Alcamo e dell'elezione di Bonventre e della sua giunta, con l'attualità del caso Papania, su cui il segretario regionale di Sel ed ex assessore della giunta, Massimo Fundarò, spende solo parole di circostanza senza assumere posizioni politiche in meritono.
Non posso dimenticare le amministrative a Mazara, dove non si è battuto ciglio nel candidare dirigenti nelle liste del PD, in coalizione con Udc, Art 4 e Rd e, se non fosse stato per uno strenuo braccio di ferro tra l'allora coordinamento provinciale locale ed il regionale, il simbolo avrebbe campeggiato accanto a quei protagonisti in barba ad una linea che sempre abbiamo cercato di mantenere con coerenza. Non ultime le vicende di Salemi dove, se non si può dire sbagliata la scelta di non appoggiare il candidato del Pd, la purezza è stata presto dimenticata nella composizione delle liste, che hanno portato all'elezione di un candidato dai chiari riferimenti molto lontani dalla nostra cultura. Ancora, l'abbandono del circolo di Trapani in mano ad una dirigenza che non aveva nè voglia nè intenzione di continuare un percorso coerente e, anzi, stava già contrattando comodi angolini nel PD. Un abbandono, da parte della dirigenza regionale, che ha messo il partito in condizione debitorie verso cittadini sostenitori, che con disprezzo ed arroganza non verranno mai onorati. Un abbandono che ha significato cessione di spazi sul territorio, il rinunciare ad una proposta per la città.
Ultima, la paralisi del partito in Provincia: dopo aver dimesso in contumacia l'ex coordinatore provinciale e dopo le sollecitate dimissioni del coordinamento provinciale, tutto è congelato nelle mani di un Presidente inesistente, Franco Giglio, che non convoca organismi, non prende posizioni politiche, non incide in alcun modo sui territori, ma non si dimette, per garantire la longa manus del segretario regionale, che fa e disfa a proprio piacimento finalmente, senza aver nessuno ostacolo nè confronto: perchè questo rappresentava il circolo di Trapani, un ostacolo alle incoerenze ed ai tatticismi, prese di posizioni nette contro poteri che oggi vediamo emergere in tutta la loro preponderanza. Ci si chiede dentro e fuori Sel, con ragionevole dubbio, se un'azione connotata da arroganza ed indolenza, abbia un progetto su qualcosa, perchè c'è l’urgenza di tornare ad essere riferimento sociale e politico e possiamo farlo solo se ridiventiamo credibili: una sinistra delle pratiche, dunque, oltre le etichette e i confini tradizionali.
Non basta definirsi di sinistra senza mai rompere la continuità con i modelli che ci hanno trascinato nel baratro. Vogliamo praticare la sinistra immersi nei conflitti che attraversano il nostro tempo, assumendoli come il terreno ideale per costruire un’alternativa.
E non sono questi i presupposti utili, se gli stessi dirigenti diventano ipoteche su progetti futuri nel territorio.
SInistra Ecologia e Libertà, di fatto, non esiste più sul territorio trapanese, ad eccezione del circolo di Mazara e di Campobello, da cui non si hanno cenni di vita se non sui social: ma i generali senza eserciti, hanno vita breve. La prima conseguenza, è appunto l'assenza a Marsala e la lezione impartita dagli ex compagni di Sel che, radicati a livello personale sul territorio, a dispetto di tutti, stanno proseguendo autonomamente un cammino di politica e di cittadinanza attiva per il bene di una Città, senza tatticismi. A Trapani, in egual modo, esiste un gruppo di attivisti che non demorde, ma che rifiutano alcun collegamento alla suddetta organizzazione, da cui non si sentono rappresentati nei metodi e nelle pratiche e neanche dalle persone che, a livello regionale, stanno iniziando un nuovo percorso politico, "Sottosopra", che altro non è che un cartello elettorale per garantire poltrone e medagliette a chi è rimasto senza partito e a chi rischia di perdere ruoli.
Sel si era rimessa in discussione per costruire un percorso comune, per dare delle risposte al popolo degli invisibili, per costituire una comunità moderna, democratica, vocata a garantire a tutti i suoi iscritti quella partecipazione e quella agibilità che potesse produrre dei risultati più concreti di un comunicato stampa. Oggi quello che resta è l'assenza delle risposte, all’ignoto e alla ricerca si è preferita la certezza della consueta unione di piccoli ceti politici. Dimostrazione è che, in questa tornata elettorale siciliana, Sel non ha messo in campo il proprio simbolo, schierando qualche simpatizzante e iscritto, in modo da non intestarsi direttamente sconfitte ma arbitrariamente vittorie che non le appartengono.
Quando tra il partito ed i suoi attivisti, dirigenti e non, si pone una distanza crescente e questi percepiscono la comunità solo ed esclusivamente come un luogo privatizzato ed inospitale, sordo alle richieste della base, quando ogni giorno si concretizzano azioni, piccole e grandi, che portano ad un metodo escludente ed elitario, diventa difficile, se non impossibile, essere quel lievito, quegli interpreti di un disagio sociale, quei portatori di "buona politica". E questo disagio si percepisce all'esterno e si concretizza con quel calo degli iscritti, ma anche e soprattutto con la perdita di fidelizzazione di coloro che intervengono alle nostre iniziative, le sposano e poi esprimono un consenso elettorale.
Oggi la nostra Città ha profondamente bisogno di progetti di rinnovamento rappresentato da persone credibili, non di un gruppo d'élite che non solo non raccoglie il grido d'amore di una comunità di militanti, ma si è sempre costantemente auto-rappresentato, auto-diretto e auto-legittimato in uno spazio limitato, quasi un cerchio magico . Tutto questo a danno di chi ha creduto che quel processo possa rappresentare veramente un inizio e un terreno d'incontro e rinascita per tutta la sinistra.
Oggi il punto, per me, non è chiedere a chi non si è mai fatto da parte di farlo. Perché non lo farà. Oggi il punto è costruire una alternativa - iniziando da Sel che non abbandono perchè il Partito Nazionale ha ancora quella tensione al futuro, alla costruttività, alla Politica in cui continuo a credere e perchè ritengo che, finchè si può, le battaglie si conducono dall'interno - una alternativa che sia un luogo in cui ci sia "contendibilità", delle idee quanto delle classi dirigenti, perché proprio quella competizione permette di innovare e allargare i nostri confini.
Il gruppo trapanese non rinuncia alla possibilità di una nuova storia, un nuovo racconto, un nuovo linguaggio. Un linguaggio che parli di Partecipazione, di libertà dalle bugie, libertà dall'insufficienza e inadeguatezza delle risposte e dei contenuti, di emancipazione da un'agenda subalterna alle strategie elettorali. Una storia da costruire insieme alle voci di attivisti e attiviste di oggi, che finora hanno abbozzato per un dovere ed una ipoteca fiduciaria, ma che oggi si liberano dalle farse e dai complotti: siamo rimasti fuori, ufficialmente, dalla sfida di cambiare Marsala, non staremo a guardare, ed anzi ci mettiamo a disposizione, della grande sfida di cambiare Trapani.
Valentina Colli
Assemblea Nazionale SEL