La questura di Trapani ha eseguito il decreto del tribunale di Trapani per la confisca di beni per 26 milioni di euro all'imprenditore Michele Mazzara, di Paceco, 55 anni, condannato per favoreggiamento del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Secondo le indagini Mazzara da coltivatore in pochi anni è diventato un ricco imprenditore del settore agricolo, edile e alberghiero: a San Vito Lo Capo gestiva l'albergo Panoramic. Alle indagini patrimoniali ha partecipato la Guardia di Finanza.
La confisca segue il provvedimento del 2012. Arrestato nel 1997 per associazione mafiosa, Mazzara copriva la latitanza del capomafia latitante, trovandogli nascondigli sicuri e luoghi da usare per i summit.
Michele Mazzara ed i suoi prestanome, soprattutto a partire dagli anni '90, hanno accumulato un immenso patrimonio immobiliare, con l'acquisto di ettari di terreno, poi ulteriormente accresciuto con analoghi e consistenti acquisti, a fronte di dichiarazioni al fisco di redditi pressoché inesistenti. Nelle immagini si possono vedere le diverse strutture sottoposte al sequestro e oggi confiscate.
Tra i beni sequestrati e oggi confiscati 99 immobili - tra i quali terreni per 150 ettari e alberghi -, 8 auto, tra cui due Suv , 17 automezzi agricoli, 86 tra conti correnti e rapporti bancari e 3 società: la Asa Srl Azienda Siciliana Alberghiera, che opera nel settore della ristorazione; la Nicosia Francesco & Vincenzo s.n.c., impresa edile, e la Villa Esmeralda di Di Salvo Piacentino Giuseppa & C. s.n.c. che fa assistenza residenziale per anziani. Il provvedimento prevede, inoltre, l'amministrazione controllata della Antopia di Agosta Antonella & C. Sas società per l'acquisto la valorizzazione e l'utilizzazione di terreni, aree e fabbricati destinati ad uso agricolo, industriale e turistico alberghiero.
Ad accusare Mazzara ci sono anche alcuni collaboratori di giustizia come Francesco Milazzo, ex killer della cosca mafiosa di Paceco, Vincenzo Sinacori, ex capo del mandamento di Mazara del Vallo, e Vincenzo Ferro. I pentiti lo descrivono come un fedelissimo dei boss Vincenzo Virga e Filippo Coppola e parlano del suo ruolo nella copertura della latitanza del padrino latitante Matteo Messina Denaro. Mazzara ha patteggiato la pena in un processo per favoreggiamento.
Ma i magistrati della Dda sono convinti che dopo la condanna Mazzara, avrebbe invece rafforzato il suo ruolo in Cosa nostra con speculazioni immobiliari. In particolare avrebbe costruito alberghi a San Vito Lo Capo, Castelluzzo e Macari ma realizzato anche immobili tra Paceco e Trapani, opifici per l'ammasso di cereali e olio, diventando «l'Ispiratore occulto di diverse iniziative imprenditoriali», come sostengono gli inquirenti.