Il parlamento siciliano ha deciso di approvare il taglio ai costi della politica in Sicilia (20% di paga in meno per sindaci, assessori, consiglieri), ma, inspiegabilmente, ha deciso di far scattare i tagli a partire dalle prossime elezioni. Una scelta contro senso, dato che il risparmio previsto solo per la seconda parte del 2015 (18 milioni di euro) era stato già inserito nel bilancio approvato sempre dall’Ars qualche giorno fa. Quindi, in pratica, gli stessi deputati hanno votato il recupero di una somma, prima, e poi hanno deciso di rinviarlo. Ma ora che il bilancio è scritto chi pagherà questi 18 milioni di euro? Ovviamente, i siciliani. Saranno le tasche dei cittadini siciliani a pagare il rinvio all’entrata in vigore dei ai tagli di sindaci e consiglieri dell’isola. L’Assessore Baccei, infatti, non intende fare manovre correttive, per una questione di rigore di bilancio, e quindi verranno trasferiti meno soldi ai Comuni siciliani che saranno costretti o a tagliare i servizi o ad aumentare le tasse. E’ lo stesso Baccei che invita l’Ars, che sta ancora discutendo la legge in vista dell’approvazione definitiva “a fare in modo che venga applicata subito”. Il rinvio dell’applicazione della norma taglia – indennità è stato voluto con un emendamento trasversale da Pd e Ncd. L’assessore Leotta è contrario ed è sul punto di dimettersi perchè secondo lui “la legge ne esce stravolta”. In particolare non viene recepita affatto la normativa nazionale, “se la legge dovesse essere abrogata dalla Consulta – spiega – un domani i consiglieri e sindaci potrebbero essere chiamati a restituire le somme percepite in più”. La norma nazionale è del 2011. Se la Sicilia si fosse adeguata subito avrebbe risparmiato già oltre 60 milioni di euro. L’approvazione finale del testo è prevista per martedì.