11,00 - Si è dimessa Lucia Borsellino. Il governo Crocetta perde un altro assessore, l'unica che era con il presidente sin dall'inizio. Manca solo la formalizzazione ma la notizia ormai è certa.
La decisione era maturata già ieri nel corso di una lunga giornata trascorsa in Procura della Repubblica in seguito alla emissione di un provvedimento di arresti domiciliari per il primario di Villa Sofia Matteo Tutino che rappresenta l’ennesimo colpo alla credibilità del sistema sanitario siciliano che ormai da due anni è al centro di numerosi casi da “prima pagina”, non ultimo quello che riguarda la vicenda Humanitas.
Una storia, quella che riguarda il dottor Tutino, che vede indagati anche i vertici dell’azienda ospedaliera palermitana ma nella quale l’assessorato regionale non è immune da responsabilità, avendo autorizzato con un provvedimento ad hoc la nomina a primario di Matteo Tutino (medico e amico personale del presidente Crocetta) in deroga al divieto posto dalla legge Balduzzi che condizionava nomine e assunzioni alla definizione delle nuove piante organiche.
Lucia Borsellino ha già avvertito il presidente Crocetta che ha cercato invano di dissuaderla. Adesso si attende solo la formalizzazione, che dovrebbe avvenire nelle prossime ore. Anche se – fanno notare i meno “amici” dell’assessore – non è la prima volta che l’assessore annuncia di essere pronta a dimettersi per poi ritornare alla scrivania. L’ultima volta accadde qualche mese fa in occasione della morte della piccola Nicole: il duro attacco del ministro Lorenzin aveva convinto la Borsellino a dimettersi, dimissioni poi rientrate per la pressioni politiche ricevute.
Con le dimissioni di Lucia Borsellino sono ora tre le dimissioni dal Governo regionale avvenute nell’ultima settimana: in precedenza era toccato a Leotta e Caleca. Adesso si profila con sempre maggiore probabilità l’ipotesi che in Sicilia si vada a votare subito dopo l’estate non essendoci più le condizioni minime per governare (per la verità non ci sono da tempo) nè esiste un minimo di compattezza all’interno del Pd che è il partito di maggioranza.
07,00 - Il governo Renzi si muove per impugnare la Finanziaria e il bilancio approvati in Sicilia con una lettera di cinque pagine inviata nei giorni scorsi dalla Ragioneria generale dello Stato alla Regione e all’Ars. Si apre ora una fase di confronto che terminerà entro il 15 luglio, termine entro il quale Roma deve prendere una decisione.
Nella lettera la Ragioneria generale dello Stato chiede chiarimenti su tutta l’impalcatura della manovra messa a punto dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. In particolare da Roma esprimono dubbi sull’utilizzo di due poste di bilancio che hanno permesso di arrivare al pareggio dei conti: la prima sono i circa 600 milioni del Fondo sviluppo e coesione che la Regione ha utilizzato per coprire una parte del debito con lo Stato, la seconda sono i 300 milioni che sono stati inseriti fra le entrate e che dovrebbero arrivare da Roma come restituzione di tributi maturati in Sicilia ma incassati da altre Regioni. Somme che infatti non sono ancora arrivate: un problema per le finanze regionali. Altre contestazioni riguardano norme specifiche, come quella che ha introdotto i prepensionamenti estendendoli fino al 2020: una data che si discosta da quella prevista a livello nazionale. Dubbi pure sulla possibilità di assumere per sostituire i prepensionati. E non a caso su queste ultime due norme il governo regionale ha già approvato in giunta altrettante correzioni che sono state subito spedite all’Ars per l’approvazione.
Nel caso delle poste di bilancio che Roma contesta è invece in corso una fase di «trattativa». La Ragioneria della Regione, guidata da Salvatore Sammartano, sta preparando le controdeduzioni. E mercoledì è già fissato al ministero dell' Economia un confronto da cui il governo regionale si attende molto.
È una situazione analoga a quella che si è creata a gennaio, quando altri rilievi furono mossi all' esercizio provvisorio. Si rischiò la prima storica impugnativa del bilancio ma poi il buon feeling fra Baccei, Faraone e l' allora sottosegretario Graziano Delrio ha evitato il peggio. Grazie anche agli impegni che la Regione ha assunto e che dovevano essere mantenuti con la Finanziaria e con i passaggi successivi: alcuni dei quali falliti (come i tagli ai sindaci), altri rinviati (la riforma delle Province).
Anche per questo motivo Crocetta durante il vertice con gli alleati, venerdì, ha illustrato una doppia strategia. Da un lato la nomina di Giovanni Pistorio ad assessore alla Funzione pubblica e agli enti locali gli permette di gestire «politicamente» la delicata fase della riforma delle Province e poi del rinnovo del contratto dei regionali: «La riforma dei liberi consorzi di Comuni - ha detto Crocetta - deve salvaguardare i dipendenti e valorizzare l' autonomia degli enti locali. Inoltre il governo ritiene fondamentale la ripresa del dialogo con i dipendenti regionali che non possono pagare il prezzo dell' assenza di risorse e delle politiche dirigo re, che vanno concentrate sulla lotta agli sprechi salvando lo stato sociale». Crocetta ha avvertito che «anche la riorganizzazione delle società partecipate dovrà portare a un reinserimento dei lavoratori». Il presidente ha infine annunciato l' avvio del processo di stabilizzazione dei precari che «non possono dipendere da leggi annuali di salvataggio».
Sono tutti segnali di una presa di distanze di Palazzo d' Orleans dall' assessore all' Economia, che non può condividere un programma simile. Un gelo manifestato da Crocetta anche ai partiti alleati. Che a loro volta non hanno difeso l' assessore venuto da Roma nè lo hanno apertamente scaricato: è un problema di rapporti fra Crocetta e Renzi, la sintesi delle posizioni emerse venerdì al vertice.
SCONTRO CROCETTA - FARAONE. «Sono veramente esterrefatto dei toni anti istituzionali che il sottosegretario Faraone continua ad usare nei confronti della Regione Siciliana. Regione, ricordo, che ha una sua autonomia e ha degli organismi eletti dai cittadini. Vorrei ricordargli che la sua posizione di “nominato” mal si addice al ruolo che continua a pretendere per se, ammiccando, neppure celatamente, che, se Crocetta non si allinea, Roma chiude i rubinetti. Così, leggero come una piuma, puro siccome un angelo, continua a dire che Roma nel 2016 aiuterà la Sicilia, non comprendendo neppure di cosa parla e soprattutto a nome di chi parla. Che bravo ragazzo, un picciotto veramente in gamba».
E’ lo sfogo - affidato al suo profilo Facebook - del presidente della Regione, Rosario Crocetta, contro le parole del sottoegretario Davide Faraone che aveva accusato il governo regionale di non essere un interlocutore credibile per quello nazionale. «Il governo nazionale - aveva detto Faraone - sta prevedendo interventi di risanamento per il bilancio della Sicilia, un intervento sui rifiuti, perchè si creino le condizioni affinchè non ci siano solo discariche ma impianti moderni, e sulle infrastrutture, con 60 milioni di euro destinati sia al recupero del viadotto che alle strade provinciali. Ma serve che la Regione faccia la sua parte». La risposta di Crocetta è arrivata in un lungo post su Facebook, dove il governatore scrive fra l’altro: «La ricetta di Faraone per la Sicilia? “L’anno prossimo il governo darà i soldi”. A nome di quale governo parla? Quello della sua personale corrente? È così “grande” Faraone che ha anticipato la manovra finanziaria del 2016? Credo che tra un pò lo nomineranno governatore della Banca d’Italia».
E ancora: «Richiami in causa sempre, caro Davide, Baccei! Tu che c’entri con Baccei? Tanto più parli, più si comprende l’immensa luce che emana la tua aureola». «Se Faraone non ci fosse, bisognerebbe inventarlo», sottolinea ironicamente Crocetta, «avremo modo di apprezzarti, siamo sicuri che riuscirai a rottamare persino Renzi, che dalle tue dichiarazioni sicuramente non trae vantaggio». «Ti chiamerò ogni mattina per chiederti la linea di governo. E alla sera farò un punto col tuo segretario, che anche lui sarà chiamato a fare un comunicato contro di me, per dire se ho fatto bene nel corso della mia giornata».
Nella disputa si tuffa anche il presidente nazionale dell'Udc Gianpiero D'Alia, secondo il quale «i toni usati da Crocetta nei confronti di Faraone sono inaccettabili» e «non si risponde a legittime opinioni politiche con gli insulti e l'isteria». D'Alia spiega che l'Udc non ha «accettato di proseguire la collaborazione con Crocetta e il Pd per stare dentro un rodeo di invettive improduttive che indeboliscono la credibilità già fragile del governo e che non ci consentono di lavorare serenamente insieme al governo nazionale per fare uscire la Sicilia dal pantano in cui si trova».
Per Crocetta non c'è pace nemmeno sul fronte delle amicizie: il suo medico personale, il primario Matteo Tutino, è stato arrestato con l'accusa di truffa, peculato e falso.
Tuttavia la novità politica è la richiesta, formulata da Ferrandelli al capogruppo del Pd Baldo Gucciardi, di convocare urgentemente il gruppo parlamentare del Pd all'Ars - da tenersi necessariamente prima della direzione regionale del partito, che si terrà sabato prossimo - con all'ordine del giorno la mozione di sfiducia al presidente della Regione.
Il testo, che porta come prima firma quella di Ferrandelli, ripercorre due anni e mezzo di "promesse elettorali disattese", di "un programma stravolto" e di "riforme a metà che hanno paralizzato l'assetto istituzionale ed economico della Sicilia".
"Chiedo ai parlamentari del mio partito, innanzitutto ai renziani all'Ars - dice Ferrandelli - di apporre la loro firma e di completare il testo per depositarlo nei prossimi giorni. L'idea è quella di una 'Wikisfiducia' una mozione aperta al contributo di tutti che oltre alla pars destruens contenga anche la pars costruens e cioè di un Pd che indichi la via per far ripartire la Sicilia. Una sfiducia costruttiva che consenta al'Aula di chiudere l'esercizio finanziario per poi dare ai siciliani, già ad ottobre, la possibilità di scegliere un nuovo presidente del Pd che sia in sintonia con la maggioranza degli elettori e che dia speranza ai tanti siciliani che ormai non votano più".