Gappàle, venile a Palemmo?”. E’ con queste parole che Lin Jin Ju, chiede alla presunta prestanome di Gaspare Como se quest’ultimo verrà a Palermo per ritirare la merce per gli esercizi commerciali di Castelvetrano e Marsala.
“Gàppale” è il cognato di Matteo Messina Denaro (per averne sposato la sorella Bice Maria), arrestato per intestazione fittizia. I beni sequestrati hanno un valore di circa 200 mila euro: due negozi (a Marsala e Castelvetrano) e una villa a Triscina.
Certo, non sono grosse cifre, ma fanno parte di quella infinita operazione di fare terra bruciata attorno al capomafia di Castelvetrano, che va avanti da un bel po’ di anni.
E se Gaspare è difficile da pronunciare per un cinese, anche Lin Jin Ju non veniva comodo per per un italiano. Ecco perché la cinese viene chiamata da tutti, semplicemente, Linda.
Per arrivare a questa fornitrice non è bastato intercettare il cellulare di Como e nemmeno quello delle neotitolari dei negozi, Vita D’Anna e Gabriella Mistretta (attualmente indagate). Infatti, tutto passa attraverso cellulari con sim intestate ai mariti delle imprenditrici titolari delle attività. Ed intercettando le loro utenze gli investigatori arrivano agli stessi fornitori cinesi di Palermo.
Linda è la stessa che riforniva in passato i negozi di Como. La stessa che nel precedente provvedimento di sequestro, quello del 2012 da 500 mila euro, era stata sentita dalla Polizia Giudiziaria proprio sui rapporti commerciali con il negozio gestito “occultamente” da Como. Quella Linda che, preoccupata, venne poi intercettata il giorno successivo mentre chiede al cognato di Matteo Messina Denaro di incontrarsi di persona per “parlare di una cosa”.
Siamo appunto nel 2012 quando Gaspare Como, durante la telefonata, si lamenta di alcune forniture. L'italiano di Linda non è scandito bene, è una caratteristica comune ai cinesi, si sa. Ma anche quello di Como difetta: “Mi duni li ginsi sempri li stessi… li pantaloni ti ricu chiddi ... di fustagnu elasticizzati e mi dai quelli tipu leggings che ... che io ce l'ho... camu a fari?”.
Ma Linda insiste chiedendo al Como di venire a Palermo al più presto e che per telefono non può parlare: “Ola non palla, ok?”.
L’anno dopo, Linda non parla più al telefono con “Gàppale”, annotano gli inqurenti, anche se è sempre lui a recarsi presso il suo deposito a ritirare i capi d’abbigliamento per gli esercizi commerciali di Castelvetrano e Marsala.
Per Castelvetrano parla con Vita D’Anna, anche se il nome di Como viene sempre fuori durante le conversazioni. E quando Linda chiede “State a venile Gàppale a Palemmo?”, La signora Vita le risponde: “Si si si, sta arrivando… va bene?”
Ovviamente, sarebbe stato seguito lo stesso approccio anche per l’altro negozio di Marsala, solo che le telefonate sarebbero intercorse con Gabriella Mistretta. E poi, almeno all’inizio, era soltanto Como che andava a ritirare la merce da Linda.
E quando nel 2014 gli investigatori chiedono alla commerciante cinese se fra i propri clienti ci fossero esercizi commerciali di Castelvetrano e Marsala, Lin Jin Ju si ricorda di Vita e Gabriella, che avevano iniziato a frequentare il suo negozio rispettivamente da maggio e da settembre del 2013. Oltre al fatto che la signora Vita le fosse stata presentata proprio da Gaspare Como.
Tutto viene confermato anche da Huang Feng (detto Tony, che in Italiano è più facile), dipendente e figlio di Linda, secondo il quale la signora Vita si sarebbe recata nel suo negozio in diverse altre circostanze per acquistare notevoli quantitativi di merce.
Per gli inquirenti non ci sono dubbi sul pericolo di recidiva dell’imputato in ordine alla commissione di delitti di “intestazione fittizia”, simili a quelli per cui si è proceduto. Misure più blande rispetto agli arresti domiciliari, “presupponendo una maggiore capacità di autocontrollo – sottolineano i magistrati - non sarebbero idonee ad inibire la prosecuzione dell’illecita attività”.
Egidio Morici