Quasi 300 mila euro in due anni. Questa è la cifra che il Comune di Castelvetrano ha impiegato per il ricovero di centinaia di cani randagi negli anni 2013 e 2014 nei rifugi privati delle associazioni Laica, Naturamica e dell’allevamento Casa Carimi. Cani provenienti dal canile, sequestrato nel 2012 perché abusivo. E rifugi privati sequestrati nel febbraio del 2014, perché ancora più abusivi del canile.
Più di 150 mila euro sono stati destinati alla Laica ed il resto tra Naturamica e Carimi.
Oggi il canile ha riaperto da un po’ e i rifugi sono stati da tempo dissequestrati per permettere la sterilizzazione dei cani a gruppi di 5 (che però è ferma da tempo).
Ma a fronte delle cifre stanziate, i cani stanno male.
La relazione del dottor Luigi Mauceri, dirigente del Dipartimento Prevenzione Veterinaria dell’Asp, fa una fotografia devastante della situazione igienico sanitaria dei 300 animali ospitati (quelli che almeno sono riusciti a censire).
Ma più eloquenti di qualsiasi relazione, sono le foto di alcuni animali affidati alla Laica di Liliana Signorello e torturati dalle zecche. Foto che un parente della presidente dell’associazione animalista (che ha avuto la possibilità di accedere al sito) ha postato sui social, riuscendo a portare un paio di cani da un veterinario per le cure del caso: febbre alta, inappetenza, anemia, malattie da zecche.
La Laica, in base alle documentazioni dell’Asp avrebbe in carico almeno 245 cani. Casa Carimi, di Filippo Carimi, ne avrebbe meno di 50 e Naturamica di Valerio Ingoglia una decina.
Dalle immagini emerse durante la ricerca di quel cane di quartiere che il Comune aveva abbandonato in campagna (Fosco dava fastidio alla vita del centro) sono emersi anche due cani morti, proprio all’interno di un rifugio della Laica in contrada Seggio. Un sito delimitato soltanto da reti di recinzione. Un gruppo di animalisti, spingendosi a cercare Fosco da quelle parti (girava voce che il cane si sarebbe potuto trovare lì) ha usato addirittura un drone, e in tanti si sono accorti di un cane adulto e di un cucciolo morti in due diverse sezioni del sito. Nei pressi, avevano poi trovato un cane nero che gironzolava nella campagna vicina in pessime condizioni, senza neanche un pelo, avendo come riparo un piccolo rudere abbandonato. Dal controllo del microchip è emerso che anche questo era tra i cani affidati alla Laica.
Ma a dire che i cani stanno male non sono solo un paio di foto, perché la relazione del dottor Mauceri è molto dettagliata. E lo è, chiaramente, per tutti i rifugi convenzionati col Comune. Posti dove l’Asp è già stata fino al marzo scorso, effettuando anche dei prelievi sugli animali, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia. Ciò che è venuto fuori, non è molto incoraggiante:
Rickettsiosi ed erlichiosi, malattie da zecca che se non curate possono portare alla morte del cane, presenti in più della metà dei casi analizzati.
“Uno stato di salute precario – scrive Mauceri – perché affetti da diverse patologie, talune di carattere zoonosico, col rischio di contagio per altri animali e per le persone che li frequentano.”
Con questa relazione, l’Asp aveva chiesto al sindaco l’emanazione di un provvedimento “al fine di impedire ulteriori ingressi di cani presso le medesime strutture e obbligare le associazioni a monitorare con appositi registri di carico e scarico le eventuali variazioni del numero di cani avvenute per cause varie (decessi, nascite, scomparse)”.
Si tratta di una relazione ultimata il 28 maggio scorso e protocollata il 9 giugno, in cui Mauceri chiede al sindaco anche di “farsi carico del trasferimento in tempi rapidi degli animali in canili rifugi autorizzati del nord Italia, gestiti se possibile da associazioni di rilievo nazionale, per consentirne la successiva adozione”.
Ma tra la data di redazione della nota e la sua registrazione al protocollo del Comune, sia Mauceri che il sindaco Errante sono insieme a Roma. Il primo giugno scorso si trovano infatti in via Giorgio Ribotta 5, addirittura negli uffici del Ministero della Salute. E Parlano con la dottoressa Rosalba Matassa, direttrice della task force contro i canili lager. Non è la prima volta che si vedono e questo è l’ultimo di una serie di incontri. La relazione di Mauceri era già stata redatta 4 giorni prima, con tutti i dati sull’allarmante situazione igienico sanitaria dei rifugi privati “convenzionati” e con le richieste del caso formulate al sindaco. Ci si sarebbe aspettato che insieme alla Matassa avessero affrontato il problema. E invece no. Perché Errante, rispondendo ad un intervento dettagliato di un consigliere comunale (Luciano Perricone), che sulla delicata questione ha presentato un ricco dossier distribuito a tutti i presenti e messo agli atti, parla di due bandi sull’accalappiamento e la sterilizzazione integrativa dei randagi. Bandi che nulla hanno a che vedere con la bomba innescata dei rifugi privati ma che, attraverso la Matassa, sarebbero stati addirittura inviati al Ministero che avrebbe dato il placet per la pubblicazione. Peccato che, lontani dalle specifiche problematiche del territorio e formulati senza ascoltare chi sul campo si occupa di animali, erano andati deserti, con la richiesta da parte di veterinari e associazioni (diverse da quelle dei rifugi) di un tavolo tecnico per risolverne le criticità.
Tavolo tecnico mai avvenuto, appunto fino a quel primo giugno, in cui il sindaco si limita a consegnare alla Matassa le proposte di revisione dei bandi che aveva ricevuto (senza mai incontrare nessuno). Secondo Errante, la Matassa avrebbe promesso di coinvolgere dei medici veterinari volontari per la cattura e sterilizzazione dei cani, in caso di mancata risposta ai bandi pubblicati dal Comune.
Il caso è davvero strano. Con una situazione esplosiva di 300 cani che soffrono in rifugi abusivi, in promiscuità e con malattie certificate, il focus sembra spostarsi su altro. E la direttrice dell’Unità Operativa della Tutela degli Animali in Italia, fornisce consigli sui bandi di accalappiamento e sterilizzazione di nuovi randagi
Errante, nel consiglio comunale dello scorso 21 luglio, è stato molto chiaro: “Io ho ritenuto di assumere una decisione: affidare l’azione di quest’amministrazione ad un controllo super partes del Ministero della Salute”. E ci si chiede allora perché e a che titolo questo strano controllo così diretto da parte del Ministero per un comune di 32 mila abitanti, simile a tanti altri in Italia. Certo, è anche vero che il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin fa parte del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, lo stesso partito del sindaco Errante di Castelvetrano e di un deputato della Regione Siciliana (componente del direttivo nazionale), il castelvetranese Giovanni Lo Sciuto. Insomma, un problema conosciuto a vari livelli.
Intanto su questi fatti c’è un’indagine della Procura di Marsala e si attende l’udienza del Gup, che dovrà esprimersi in merito alla posizione di Felice Errante, a quella dell’ingegnere Giuseppe Taddeo, ex capo dell’ufficio tecnico e dell’architetto Vincenzo Barresi, dirigente responsabile del Comune. Con ogni probabilità si tratta dell’esposto dell’Enpa Nazionale del marzo scorso, in seguito alla mancata risposta del Comune e dell’Asp alle richieste dei molti animalisti preoccupati del benessere degli animali nei rifugi abusivi.
Tra le altre cose, nell’esposto, l’avvocato Claudia Ricci dell’Enpa Nazionale chiede che la Procura “accerti le procedure con le quali il Comune ha affidato i cani ai rifugi privati (Laica, Naturamica, Casa Carimi) e, qualora non sia stato rispettato il corretto iter, le motivazioni di ciò”. Ed inoltre, che indaghi sulle “variazioni numeriche degli animali ospitati nei rifugi privati, specificando il numero dei nuovi cuccioli; il numero e le modalità di smaltimento degli animali deceduti (con relativi microchip); le patologie rilevate e gli interventi veterinari effettuati”.
“Se ho sbagliato pagherò – ha affermato il sindaco – nel caso avessi commesso dei reati nell’esercizio della mia funzione”.
Il dossier del consigliere Perricone sta girando molto negli ambienti della politica, tra gli animalisti, ma anche tra chi semplicemente è interessato a come vengono spesi i soldi pubblici in una città vicina al default. Un dossier consegnato anche ai giornalisti locali, che però sul giornale di Sicilia hanno tirato fuori soltanto due articoletti: “Castelvetrano prima città per cani randagi” e “Selinunte, anziano aggredito da cane randagio”.
In quel dossier però c’è anche un interessante documento. Si tratta di una nota che Mauceri invia il 21 luglio del 2014 al Comune, ai NAS di Palermo e soprattutto alla dottoressa Matassa in cui, in base al dissequestro dei rifugi privati, comunica che tutti i cani dovranno essere portati in gruppi di 5 in canile per l’identificazione e la sterilizzazione. Cosa non accaduta (se si esclude quella ventina di casi tra Casa Carimi e Naturamica). In sostanza, nessun cane dei 245 della Laica ad oggi è stato sterilizzato dall’Asp. Al riguardo Mauceri scrive che “si registra una spiccata promiscuità di stato con pochi soggetti sterilizzati e quindi con la presenza di animali in gravidanza, in calore, in allattamento ed in fase di accoppiamento”.
L’intervento e il dossier distribuito in consiglio comunale, ha aumentato le fila di animalisti e cittadini preoccupati per la sorte dei 300 cani dei rifugi, al punto che un altro documento, contenente foto ed ulteriore richiesta di un tavolo tecnico è appena stato inviato al Comune, all’Asp e al Ministero della Salute. Una nota in cui soci dell’Enpa e comuni cittadini chiedono chiarimenti sulla reale situazione igienico sanitaria dei cani custoditi nelle strutture private della Laica Naturamica e Casa Carimi. Ma anche la possibilità di “affrontare e trovare insieme con lì Amministrazione Comunale e con l’Asp, delle soluzioni condivise e sostenibili per una lotta al randagismo che non prescinda dal fondamentale benessere degli animali, nel rispetto delle leggi vigenti.”
Le richieste di tavolo tecnico finora sono state disattese. Questa potrebbe essere la volta buona.
Egidio Morici