Beni per un valore stimato di 600.000 euro sono stati confiscati a Gaspare Como, cognato del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Como, 47 anni, commerciante di Castelvetrano e pregiudicato per associazione a delinquere ed estorsione, e' attualmente agli arresti domiciliari nell'ambito di indagini antimafia. Il provvedimento,eseguito dalla Dia di Trapani, e' stato emesso dal Tribunale, che ha inoltre disposto per Como la sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza per 4 anni. Le misure erano state proposte nel 2013 dal direttore della Dia, dopo indagini da cui era emerso che Cono aveva attribuito fittiziamente la titolarita' di alcuni beni a familiari e prestanome. La confisca ha riguardato imprese di commercio al dettaglio di abbigliamento, beni mobili e immobili, e autovetture.
Qualche mese fa,Como era riuscito addirittura ad aggirare un sequestro di beni e a riaprire il suo "Mercatone diffusione moda". Il Comune di Castelvetrano gli aveva revocato la licenza di commercio, ma lui gestisce ancora il suo grande magazzino, uno dei più frequentati della citta'. Un mese fa il marito di Bice Messina Denaro ha ricevuto la visita degli investigatori della Dia di Trapani, che gli hanno notificato un provvedimento di arresti domiciliari emesso dalla procura della repubblica di Marsala, diretta da Alberto Di Pisa. Il reato contestato a Gaspare Como è intestazione fittizia.
Gli investigatori della Direzione investigativa antimafia hanno ricostruito la rete dei nuovi affari dell'intraprendente commerciante di Castelvetrano. E hanno scoperto altri prestanome al suo servizio, tutti insospettabili. Sono stati denunciati a piede libero. Ed è scattato un nuovo sequestro, per un altro negozio, che Como aveva aperto a Marsala. Sigilli anche per un immobile nella contrada balneare di Triscina, un altro recente investimento del commerciante.
Gaspare Como ha grandi rapporti con alcuni commercianti cinesi di Palermo. Anche su di loro hanno indagato gli investigatori della Dia. Ed è emerso il consistente giro d'affari del cognato di Messina Denaro, che pagava sempre in contanti, e ogni tanto volava anche a Roma assieme a un cinese di Palermo, per scegliere il nuovo campionario.