Nulla di fatto per l’Airgest. La società mista pubblico-privato che gestisce l’aeroporto di Trapani Birgi non ha ancora rinnovato il proprio cda. Ieri, l’ennesima riunione dei soci andata deserta. O meglio, si aspettava l’intervento della Regione Siciliana, socia di maggioranza dell’Airgest, ma nessuno da Palermo si è presentato. Tutto rimandato, come accade da giugno, quando si sarebbe dovuto approvare il bilancio e nominare i nuovi membri del consigli d’amministrazione e il presidente. Salvatore Castiglione siede ancora lì, a capo dell’Airgest, in attesa che la Regione decida chi sarà il nuovo presidente. I nomi che circolano da tempo, oltre a quello dello stesso Castiglione, sono quelli del presidente della Camera di Commercio Pino Pace, dell’ex presidente Salvatore Ombra, senza contare le proposte dei partner privati. Questi sono rimasti particolarmente amareggiati da come stanno andando le cose, soprattutto infrastrutture Sicilia. I membri del cda passeranno da 5 a 3, e toccherà al Governo siciliano, che detiene quasi il 60% delle quote, fare la prima mossa.
Vacillano gli equilibri, è un gioco anche politico, di potere. Mentre è sempre vivo il dibattito su cosa avviene all’aeroporto, su quell’accordo di co-marketing con la Ryanair che non naviga in buone acque, con la compagnia aerea lowcost che ci sta niente a fare i bagagli e spostarsi a Palermo o Comiso.
All’accordo di co-marketing partecipano i 24 comuni trapanesi assieme alla Camera di Commercio di Trapani. Ogni anno devono raccogliere 2 milioni 225 mila euro. Di cui 2.100.000 vanno all’Ams, la società che per la Ryanair si occupa del marketing. Il resto dovrebbe andare ad attività di promozione all’interno dello scalo, almeno secondo quanto ha detto Pino Pace.
“Non sono per noi, facciamo il servizio di coordinamento gratis – precisa Pino Pace, presidente della Camera di Commercio di Trapani – in fase di stipula dell'accordo si è deciso di versare qualcosa in più per mettere dei desk informativi all'aeroporto, per fare dei servizi di promozione del territorio all'interno del Vincenzo Florio e gestiti da noi tutti insieme”.
Proprio sulla concreta applicazione dell’accordo arriva l’ultima turbolenza. La scatena il sindaco di Pantelleria intenzionato a non dare più neanche “una lira alla Camera di Commercio di Trapani a sostegno dell'accordo di comarketing legato a Ryanair perchè il contratto di servizi che abbiamo siglato non è stato portato avanti”.
Ecco cosa dichiara il sindaco Salvatore Gabriele.
Tre cose “banali” erano previste per la promozione turistica: la produzione di un banner dei territori, un desktop all'aeroporto di Trapani e la possibilità del “transito” per i cittadini di Pantelleria Una richiesta quest'ultima che per me era una provocazione ma per i miei concittadini una opportunità, considerato che spesso si perde l'aereo causa una fila di un quarto d'ora. Non si può continuare a credere di poter offrire pacchetti turistici quando per venire a Pantelleria si può spendere anche 800,00 euro per il solo volo. Tante sono le contraddizioni e il deficit del gap infrastrutturale non fa altro che aumentare, ciò naturalmente fa decrescere la domanda. Si continuano a fare indagini ed analisi, incetta di grandi studi di potenzialità inespresse per un turismo che di fatto non trova la propria forza e vocazione. Vendiamo un sacco di sistemi turistici ma alla fine non ne abbiamo uno. Abbiamo investito tantissime risorse sui beni culturali senza arrivare ad una azione che vada oltre lo studio.
Una provocazione, una volontà di uscire davvero fuori dall’accordo? La notizia non ha lasciato felici i suoi colleghi sindaci, che in questi mesi, con tante difficoltà e polemiche, hanno cominciato a versare il dovuto, anche se con ritardi enormi. “Abbiamo firmato un accordo che dobbiamo rispettare - dice Alberto Di Girolamo, sindaco di Marsala - siamo stati i primi a pagare la retta e non è più tempo delle parole, non possiamo permetterci che Ryanair vada via”.
Nei giorni scorsi il consiglio comunale di Trapani ha approvato la delibera per versare i soldi. Non senza polemiche.