A Marsala e Trapani, come in molte altre città d'Italia, è boom di "ruderi", di immobili cioè dichiarati fatiscenti e inabitabili. Come mai? Semplice, non pagano nè Imu nè Tasi. L'obiettivo di ridurre al minimo l'impatto di Imu e Tasi alimenta la corsa dei trapanesi ad accatastare gli edifici diroccati come unità «collabenti» (F/2): una categoria senza rendita catastale, che permette di azzerare il conto delle imposte locali su alcuni immobili inutilizzati. Secondo le statistiche catastali dell'agenzia delle Entrate, in provincia di Trapani sono aumentate queste richieste del 40%.
Ma si tratta davvero di ruderi? Gli uffici del Catasto e dell'Agenzia delle Entrate stanno procedendo ai controlli. Tecnicamente, ad esempio, un rudere non dovrebbe avere il tetto. E non è raro, di questi tempi, scoprire squadre di muratori che lavorano per...rimuovere il tetto di vecchie seconde o terze case. Complice la crisi e la compravendita di immobili bloccata, sempre più gente butta giù il tetto a fini fiscali, magari riducendo a rudere una seconda casa che con l’Imu di questi tempi è diventata un lusso insostenibile. Qualcuno decide addirittura di raderle al suolo: solo così è possibile chiedere al Catasto la cancellazione, ma questa è un’operazione costosa. Se ci si limita a renderle inagibili, staccando porte e finestre, i costo dell’Imu si riduce della metà o addirittura si azzera. Se non si vuole pagare del tutto Imu e Tasi, bisogna danneggiare i fabbricati in maniera più grave, per esempio scoperchiandoli: a questo punto diventano unità collabenti, esentasse perché non producono reddito.