Come in una sorta di gioco dell’oca, il processo ai fratelli Antonio e Massimo Sfraga torna indietro alla Corte d’appello. Quella di Napoli. Ma a una sezione diversa da quella (la quinta) che il 7 gennaio 2014 confermo la condanna a tre anni di carcere inflitta, il 27 gennaio 2012, dal gup napoletano Alberto Cairo. Il processo torna indietro perché la Cassazione ha annullato, con rinvio in appello, la condanna per “illecita concorrenza con minaccia o violenza”. Antonio e Massimo Sfraga, ex “ras” locali nel settore del trasporto dell’ortofrutta verso i mercati campani e laziali, furono condannati insieme ad altre trenta persone coinvolte nell’operazione condotta dalla Dia di Roma e dalla Squadra mobile di Caserta che il 10 maggio 2010 consentì, con 68 arresti, lo smantellamento di un “asse criminale” camorra-mafia che, secondo l’accusa, imponeva il monopolio dei trasporti su gomma ai commercianti che operano nel settore dei prodotti ortofrutticoli. E per gli inquirenti, gli Sfraga, grossisti dell’ortofrutta nel versante sud marsalese (zona Strasatti-Petrosino), sarebbero stati, nel settore, il trait d’union tra la camorra e Cosa Nostra. Per gli inquirenti, i due fratelli sarebbero stati imprenditori di riferimento dei capimafia Riina e Provenzano, garantendo il monopolio del trasporto verso Fondi (Lt) e altri mercati meridionali a ditte del clan casertano. Tra gli altri personaggi alla sbarra, anche Costantino Pagano, Luigi Terracciano, Domenico Menna, Salvatore Frontoso, Carlo Del Vecchio, gestori della ‘’Paganese Trasporti snc’’, referenti del clan camorrista dei Casalesi per il trasporto su gomma del settore ortofrutticolo, i catanesi Giuseppe e Vincenzo Ercolano, Nunzio Di Bella, Nunzio Scibilia, Orazio Fichera, elementi di riferimento del clan mafioso Ercolano-Santapaola, nonché Giuseppe Antonio Domicoli e Biagio Cocchiaro, referenti del ‘’clan Madonia’’, famiglia Rinzivillo, di Gela. L’organizzazione avrebbe “condizionato il libero mercato con atti di violenza, minaccia e intimidazione tipici delle organizzazioni di stampo mafioso”. A difendere i fratelli Sfraga sono gli avvocati Diego Tranchida, Raffaele Bonsignore e Gustavo Pansini. “La Cassazione ci ha dato ragione” afferma l'avvocato Tranchida. Ma non è detto che il secondo processo d’appello si riveli più favorevole agli imputati. Per gli Sfraga, nel 2012, lo Stato ha avviato l’iter (attualmente in fase d’appello) per la confisca di beni immobili e mezzi il cui valore è stato stimato in sette milioni di euro.