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06/11/2015 07:35:00

Salemi, commozione ai funerali di Angelino Palmeri, travolto e ucciso da una moto

 Raccontare un funerale è sempre l’ultima cosa che un cronista vorrebbe fare. Ma il rispetto per il lettore ci impone di essere presenti ad avvenimenti anche non piacevoli. Si sono celebrate ieri mattina nella chiesa dei Cappuccini le esequie di Angelino Palmeri, il settantacinquenne pensionato falcidiato a Salemi da una moto impazzita nel pomeriggio di martedì. Sul sagrato alcuni hanno aspettato l'arrivo della bara in silenzio, mentre tanti erano già seduti all’interno del tempio. Una chiesa piena, ma non stracolma, come lo fu, ad esempio, in occasione della morte violenta di un medico. Segno evidente che nemmeno davanti alla morte la carità cristiana livella l’esistenza degli uomini. Assente l’Amministrazione Comunale, abbiamo notato invece, ma defilato negli ultimi posti, l’assessore Calogero Angelo. Affranti dal dolore, nelle prime fila i tre figli, due femmine e un maschio, e una lunga schiera di nipotini, sui dieci anni, compostamente seduti, ma compressi da un dolore indicibile, ma mitigato da silenziose lacrime. Avvolti da un alone di profonda tenerezza e circondati dall’affetto dei coetanei piccoli calciatori del “Salemi Calcio”. Erano presenti anche i genitori del giovane motociclista, in evidente stato di prostrazione. Tanta la commozione, composta e dignitosa e senza alcuna manifestazione di incontrollata isteria, come talvolta accade. La funzione religiosa è stata officiata dal padre cappuccino frate Michele , coadiuvato da un altro collega in saio azzurro, appartenente alla Congregazione della Madonna della Libera di Partanna, entrambi però in paramenti rigorosamente color viola, come è rituale per i funerali. Un’omelia funebre rispettosa dei canoni quella pronunciata dal parroco. Nessun riferimento diretto al sanguinoso incidente in cui è rimasto vittima il povero Angelino Palmeri. Limitandosi alla metafora del Cristo crocefisso e massacrato, ma che ha perdonato, solo un cenno alla triste vicenda quando ha detto che “episodi come questi impoveriscono la città” con un velato rammarico a causa della mancanza di senso civico tra la gente. Anche da parte del figlio del defunto, nel suo messaggio di addio, nessun riferimento alla morte violenta del padre e alle sue cause. Lo ha solo ricordato come padre, zio e nonno e come persona esemplare e speciale che ha fatto tanti sacrifici per la famiglia in tutta la sua vita. Più volte interrompendosi per un irrefrenabile pianto è stato per due volte applaudito dai presenti. Una cerimonia religiosa, quindi, all’insegna del messaggio evangelico più autentico. Ma, al momento del Sacramento della Comunione, siamo stati colpiti da un piccolo particolare. Ad impartire la Particola consacrata, si erano predisposti, l’uno distante dall’altro, i due frati officianti la Messa. Quasi tutti i comunicandi, abbiamo calcolato un buon 70%, hanno preferito ricevere l’Ostia dalle mani di Fra’ Michele, lasciando inoperoso l’altro frate venuto da Partanna. Della serie, non tutti siamo uguali, nemmeno di fronte a Dio! Per la legge dell’uomo, intanto, sembra essere confermata l’accusa al giovane motociclista di omicidio colposo, omissione di soccorso e fuga. I famigliari del defunto avrebbero già contattato un legale. Per il resto, continua il dibattito tra la gente per stabilire le responsabilità di quanto succede per vie della città. Chi dà la colpa alla Polizia Urbana che vigilerebbe a sufficienza, chi alla mancanza del rispetto delle leggi stradali, chi alla scuola, chi ai genitori, chi alla società in genere, chi ai tempi che non sono come quelli di una volta. Durerà ancora per poco. Poi tutto rientrerà nella norma della quotidianità. Si continuerà a non rispettare il limite di velocità, a non usare le frecce direzionali, a guidare con il cellulare appiccicato alle orecchie, a non rispettare la precedenza, a strombazzare con i clacson. Insomma si ritornerà nella quotidianità di ordinaria inciviltà.

Franco Ciro Lo Re