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13/11/2015 06:05:00

Mafia a Trapani, il caso Mazzara /1:"U' Berlusconi di Dattilo", il suo prestanome e...

Uno dei personaggi più «ntisi» del territorio si trova sotto processo dinanzi al Tribunale di Trapani. E' Michele Mazzara, imprenditore 54enne conosciuto come «U' Berlusconi di Dattilo». Il processo è rimasto ai margini del dibattito. Lunedì scorso pubblica accusa e legali difensivi hanno avviato la conclusione dei rituali giudiziari ed il 26 novembre verrà emessa la sentenza. A partire da oggi racconteremo approfonditamente lo sviluppo del procedimento, puntando un focus particolare sui contorni che delineano il personaggio di Michele Mazzara e le storie che si aggrovigliano al suo nome. Una storia del tutto attuale che lo scorso giugno ha portato ad una confisca di beni per 26 milioni di euro che in parte sono stati già restituiti alla società civile.

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C'era anche il nome di Michele Mazzara tra i destinatari dell'operazione Eden scattata nel dicembre 2013. Si tratta di una delle ultime indagini utili a scardinare il sistema di protezione utilizzato da Matteo Messina Denaro. E' l'inchiesta che portò in galera Patrizia Messina Denaro e Francesco Guttadauro, rispettivamente sorella e nipote del latitante. Le persone colpite dall'operazione in tutto furono 30 e tra questi c'erano anche i coniugi Francesco Spezia e Antonella Agosta. I due, secondo gli inquirenti, avevano agevolato Mazzara ad aggirare la tempesta di sequestri e confische operati dalle sezioni Misure di prevenzione e in quelle pagine venivano raccontate le dinamiche di gestione riguardanti la Spefra srl, un'azienda edile attiva in affidamenti pubblici e privati. L'accusa è di intestazione fittizia di beni.
Il quadro societario vedeva le quote suddivise al 50% tra Francesco Spezia e Francesco Fabiano, nipote di Michele Mazzara. Formalmente Spezia era anche l'amministratore delegato della società, ma secondo gli investigatori a gestire tutto era «U' Berlusconi di Dattilo». A fornire una versione dei fatti è un intercettazione ambientale datata marzo 2010. A parlare a bordo della propria Mercedes è Gastone Buracci, un amico di Spezia e Mazzara. «Michele è stato bloccato all'ala..non ha niente, non ha problemi..però non può partecipare a gare d'appalto..perciò il babbo che lo ha messo davanti..è questo..siccome quello è babbo...Michele gli dice..questo mese soldi non te ne do perchè gli affari non sono andati bene..e quello, «va bene si, si, non ti preoccupare»..hai capito? Vai a trovare un altro preciso». Buracci, che viene indicato come «in servizio presso qualificato organo informativo», queste cose le diceva in una conversazione intrattenuta con la moglie ed altri due amici, aggiungendo: «Franco tempo fa aveva le scarpe bucate..io lo so per certo..Michele ha individuato una persona debole da mettere sotto le sue grinfie e farci ciò che vuole...hai capito? E di conseguenza è nata questa cosa...e Franco ha iniziato a mettersi camicie firmate».
La chiacchierata – del tutto informale – sintetizza il piano accusatorio sostenuto dai magistrati aprendo uno squarcio sulle dimensioni private raccontate. Scenari del tutto privati, intersecati a doppio nodo con fatti processuali macchiati dall'ombra di Cosa Nostra. Entrare nella vita di Michele Mazzara e dei coniugi Spezia-Agosta vuol dire lambire le dinamiche provinciali sulle quali fa leva il fenomeno mafioso. I tre per lungo tempo hanno rappresentato un menage a trois. Una storia lunga fatta di silenzi e malintesi svelata dagli investigatori perfino a Spezia. Senza giri di parole, attraverso le conversazioni trascritte, Spezia è venuto a conoscenza di una relazione extraconiguale della moglie con Mazzara. «La relazione con la Agosta – ha dichiarato Mazzara durante la sua testimonianza - va avanti da tanti anni. I sentimenti continuano ad esserci nonostante questi fatti».
E' questo l'humus sul quale sarebbe sorta la gestione «fittizia» della Spefra. La società viene costituita il 9 aprile 2008 nello studio del notaio Francesco Di Natale. Secondo gli investigatori alle riunioni partecipò anche Michele Mazzara, che nell'azienda non aveva alcun ruolo. «Mazzara mi consigliò alcuni notai – ha testimoniato Spezia – e io decisi liberamente». Poi nell'asset societario c'è l'ingresso di Fabiano. In aula Mazzara ha escluso di aver «dato soldi» al nipote per acquisire il 50% della Spefra, aggiungendo di non aver «ottenuto neppure un euro» dalle casse societarie. Anche questi passaggi vengono contestati dalle indagini. Secondo gli investigatori Mazzara poteva «disporre dei proventi dell’attività d’impresa» e in un intercettazione Spezia dice alla moglie: «L’altro giorno è venuto e mi ha detto “vedi che io entro fine mese devo prendermi 100.000 euro dalla banca”. Scusa: prendendo 100.000 euro e 20.000 già gliene ho dati, sono 120.000 euro..i soldi sono finiti!! gli si è presentata questa cosa..dice “devo prendere i soldi..mi servono 100.000 euro e me li devi dare. Devi prenderli là alla banca”»
Nelle prossime puntate tracceremo un quadro dei tentacoli che avvolgono Michele Mazzara. Un personaggio che secondo il pubblico ministero Andrea Tarondo è «un referente mafioso di primissimo piano, un soggetto di riferimento particolarmente importante», ma che di se stesso dice «non ho mai fatto parte dell'organizzazione Cosa Nostra e queste atrocità non fanno parte della mia persona». Chi è Michele Mazzara e perchè è importante la storia della Spefra? Un racconto che lega la vecchia alla nuova mafia senza tralasciare i soliti contatti con la politica. Un percorso a puntate per non perderne alcun passaggio.

Marco Bova


La seconda parte sarà online il prossimo mercoledì 18 novembre