Come sono certo che stia accadendo a molti, in queste ore, confesso che avrei preferito non dover vergare queste righe: del resto, il momento richiede parole rade, come si addice al cordoglio. Già verrà il tempo dell’analisi politica: adesso è il momento del dolore. E ciò che più è difficile – ma anche più è necessario – nel dolore, è rimanere lucidi.
Stanno a dimostrarlo, ahimè, i commenti a caldo comparsi sul sito di Repubblica a pochi minuti dall’annuncio degli ingiustificabili attentati parigini: agghiaccianti. Il desiderio di vendetta che da essi trapela è a dir poco sconcertante, tanto quanto il gesto che essi intenderebbero condannare e del quale, invece, replicano, propagandola, la violenza.
Non meno inquietanti le dichiarazioni di esponenti di spicco della politica nostrana, che spronano all’intolleranza proprio quando più sarebbe necessaria la mitezza ed opportuna la riflessione.
La strategia dell’istigazione al conflitto di civiltà a sfondo religioso dovrebbe risultare evidente: eppure, in luogo di depotenziarla, la si alimenta, facendo, in tal modo, il gioco dei fondamentalisti, che puntano ad esacerbare la tensione e a fomentare il pregiudizio reciproco.
Questo, invece, è il momento in cui è ancor più necessario ribadire che l’islam è tutt’altra cosa rispetto alla contraffazione che continua a farne l’estremismo fanatico, il quale, non certo per caso, compie le sue stragi anzitutto in seno al mondo musulmano moderato. Buona parte della sfida consiste nel non cadere nella trappola tesa dall’integralismo, che persegue, nella sua mirata follia, l’obiettivo di ingenerare un odio che ha nell’ignoranza la sua radice più profonda ed inestirpabile.
L’islam non ha nulla a che spartire con questo fondamentalismo che ne tradisce l’anima e ne distorce i principî: ed è bene che a ribadirlo, prima di ogni altra, sia un’agenzia laica di informazione come è MicroMega. Perché essere laici significa anzitutto rimanere lucidi, specie quando le circostanze non soltanto lo richiedono, ma lo esigono. Questa è la responsabilità di cui siamo investiti quando la furia ch’è figlia del dolore acceca e conduce dritto verso una spirale da cui, una volta risucchiati, non è più possibile uscire.
Alessandro Esposito – pastore valdese in Argentina
(14 novembre 2015)