Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
26/11/2015 09:36:00

Marsala, nuovo sequestro record per Michele Licata: 127 milioni di euro. "Frode colossale"

 

Sequestro di tutti i beni, come per un mafioso. Michele Licata è ritenuto responsabile di evasione fiscale, la Guardia di finanza ha sequestrato beni per 127 milioni di euro all'imprenditore del settore ristorazione-alberghiero. Scoperta “una colossale e continuata frode fiscale”.  Per la prima volta si applicano ad un evasore ritenuto socialmente pericoloso le misure del codice antimafia.E' il provvedimento più imponente inflitto in Italia per "pericolosità fiscale". Contestato dalla guardia di finanza anche l'uso illecito di finanziamenti europei: "Concorrenza sbaragliata da un'economia drogata"

 

Qui tutti gli aggiornamenti:

17,50 - Arriva,  a pomeriggio inoltrato, il laconico commento del Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo sull'operazione di oggi. Di Girolamo, nella sua dichiarazione, glissa su quanto più volte denunciato dalla redazione di tp24.it, e cioè la maxi evasione di tributi comunali da parte di Michele Licata e delle sue aziende. Vicenda che ha anche una sfumatura politica, dato che un consigliere della maggioranza,  Giuseppe Cordaro (Pd), è consuocero di Licata e padre di uno degli odierni indagati per riciclaggio, truffa, evasione:

“Mi complimento con la Procura della Repubblica di Marsala, con la Guardia di Finanza di Trapani e con il nucleo di Polizia Giudiziaria delle Fiamme Gialle presso la stessa Procura lilibetana per l’indagine che ha portato alla individuazione di una illegalità finanziaria di così grossa entità e al conseguente sequestro (il più consistente finora in Italia per questa tipologia di reato) di beni all’imprenditore Licata”.

 

14,00 - Ecco il comunicato stampa ufficiale della Guardia di Finanza sul maxi sequestro a Michele Licata, il più alto nel suo genere mai fatto in Italia:

In data odierna, all’esito di complesse indagini di polizia giudiziaria ed accertamenti di natura economico-patrimoniali, personale della Guardia di Finanza appartenente al Nucleo di Polizia Tributaria di Trapani e alla Sezione di p.g. presso la Procura della Repubblica di Marsala, ha dato esecuzione al più imponente provvedimento cautelare di natura patrimoniale mai effettuato nei confronti di società, persone fisiche, che ha portato al sequestro di beni e disponibilità finanziarie per 127 milioni di euro circa.
Il decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Misure di Prevenzione di Trapani, è stato emesso nei confronti di LICATA Michele Angelo, noto imprenditore di Marsala, del coniuge, ABRIGNANI Maria Vita, delle figlie Valentina, Clara Maria e Silvia, della madre, LI MANDRI Maria Pia, del genero, CORDARO Roberto, nonché delle società DELFINO srl, DELFINO RICEVIMENTI srl, ROOF GARDEN srl, RUBI srl, DON MARIANO srl, L’ARTE BIANCA srl, PUNTA D’ALGHE srl, RAKALIA srl,SWEET TEMPTATION srl, WINE RESORT DI ABRIGNANI MARIA VITA & C. sas, SOLE ASSOCIAZIONE cooperativa onlus e delle omonime ditte individuali intestate a LICATA Michele Angelo, ABRIGNANI Maria Vita e LICATA Clara Maria.
In particolare, le fiamme gialle stanno procedendo al sequestro dei seguenti beni:
quote sociali e compendi aziendali delle suddette società e ditte individuali, che gestiscono fiorenti attività economiche come il “Baglio Basile”, il “Delfino Beach Resort”, la “Delfino Ricevimenti” , “La Volpara” ed altre attività turistico ricettive, tutte ubicate tra Marsala, Petrosino e Pantelleria; in dettaglio: 247 appezzamenti di terreno, 73 fabbricati, 23 automezzi e 14 conti correnti, il tutto per un valore di circa 112 milioni di euro.
n. 2 fabbricati e n. 10 terreni intestati a LICATA Michele Angelo ed ABRIGNANI Maria Vita per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro
n. 57 rapporti di conto corrente, avente un saldo attivo di 5,7 milioni di euro;
n. 6 polizze d’investimento, per complessivi euro 4,6 milioni di euro.
Il suddetto provvedimento è stato emesso alla luce delle disposizioni normative previste dal Codice Antimafia, che consentono, tra l’altro, la confisca, previo sequestro cautelare, del patrimonio mobiliare ed immobiliare riconducibile a LICATA Michele Angelo ed al suo nucleo familiare, in quanto soggetto che, per la condotta ed il tenore di vita, ha vissuto e vive abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose.
La complessa attività di indagine ha inconfutabilmente accertato il ruolo di deus ex machina nella rilevantissima evasione fiscale realizzata da LICATA Michele Angelo attraverso le società allo stesso riconducibili, con imposte evase pari a circa 9 milioni di euro.
La suddetta evasione è stata conseguita mediante l’annotazione in contabilità di numerosissime fatture per operazioni inesistenti, ammontanti complessivamente a circa 25 milioni di euro, emesse da numerosi fornitori compiacenti nei confronti della DELFINO srl, DELFINO RICEVIMENTI srl, ROOF GARDEN srl e RUBI srl, nel periodo compreso dall’anno d’imposta 2005 al 2013.
La rilevantissima somma di denaro derivante dall’evasione fiscale, è stata poi sostanzialmente reinvestita nel corso degli anni dal LICATA Michele nelle suddette società, atteso che il profitto dei reati tributari si è concretizzato nell’imponente e risparmio di spesa per ognuna delle società derivante dal minore versamento di imposte nelle casse dell’Erario dello Stato.
Il dettagliato esame delle scritture contabili delle suddette società ha permesso di acclarare che LICATA Michele Angelo ha rilevato in contabilità fittizi pagamenti eseguiti nei confronti dei suddetti fornitori, per circa 13 milioni di euro, somma di denaro sottratta dal LICATA stesso alle casse sociali della DELFINO srl, DELFINO RICEVIMENTI srl, ROOF GARDEN e RUBI srl, attraverso il fittizio pagamento effettuato da dette società nei confronti dei fornitori, per debiti derivanti da fatture relative ad operazioni inesistenti.
Inoltre, è stato accertato che nel corso degli anni, LICATA Michele Angelo ha reinvestito nelle società DELFINO srl e ROOF GARDEN srl, le ulteriori somme di denaro derivanti dalla truffa realizzata nei confronti dello Stato, nel periodo compreso dal 2007 al 2009, per 4.300.000,00 circa, nonché si è reso responsabile di ulteriori condotte criminali, quale la tentata truffa e la malversazione, relativamente ad ulteriori finanziamenti richiesti dalle società nell’ambito del nell’ambito del P.O. FESR Sicilia 2007/2013, Azione d’intervento 3.3.1.4.
La propensione a traffici delittuosi e a vivere col provento di delitti dimostrati dal LICATA emerge peraltro dal suo lungo curriculum criminale, protrattosi con continuità dal 1997, perciò per quasi un ventennio. L’esame dei numerosi elementi acquisiti nel corso delle indagini ha evidenziato una vera e propria specializzazione a porre in essere attività delittuose, particolarmente nel settore tributario, finanziario, economico, edilizio, e alimentare, con una spiccata capacità di operare mediante elusioni e attività dirette ad evitare l’imposizione tributaria per trarre illeciti guadagni, nonché fraudolentemente destinate all’ottenimento di ingenti erogazioni pubbliche. Una analisi anche solo superficiale dei dati emersi nel corso delle indagini induce a ritenere dall’attività delinquenziale posta in essere dal LICATA attraverso l’evasione fiscale e le truffe agite questi abbia percepito un illecito guadagno di rilevantissima entità, che costituisce a tutt’oggi la base di tutte le sue ulteriori attività.
La storia giudiziaria del LICATA e l’analisi del complesso patrimoniale riconducibile allo stesso e al suo nucleo familiare evidenziano la scaltrezza del predetto che, operando a vario titolo, ora come amministratore legale delle società, ora come amministratore di fatto, realizza false fatturazioni, per milioni di euro, traendo guadagni illeciti rilevantissimi e utilizza i medesimi atti falsi per frodare illegittimi finanziamenti, ora impossessandosene personalmente, ora malversandoli.
Le numerose sentenze di condanna subite da LICATA Michele costituiscono un indice della sua accertata predisposizione al delitto. Considerato, inoltre, che nell’anno 2015 questi è stato destinatario di 2 avvisi di conclusione indagini, per reati di truffa, tributari ed edilizi, nonché nel corso degli anni è stato sottoposto a numerosi procedimenti penali per i reati di truffa aggravata, appropriazione indebita, illeciti edilizi, ecc., non può che evidenziarsi la persistenza nel tempo di un comportamento illecito e antisociale, tale da rendere necessaria una particolare vigilanza da parte degli organi di pubblica sicurezza.
La personalità del LICATA Michele si inquadra esattamente nella categoria di soggetti adusi a vivere attraverso espedienti sempre elusivi della legge, ponendo in essere condotte che, talvolta sono sfuggite a un reale controllo da parte degli organi dello Stato, perché analizzate disorganicamente, a causa della sua elevatissima capacità criminale nel dissimulare e celare, con variegatissimi espedienti, sia l’attività illecita che la riconducibilità a sé della stessa, anche mediante parcellizzazioni delle condotte ed intestazioni fittizie delle aziende e del patrimonio ai propri familiari.
Preme sottolineare la particolare caratura del sequestro operato nel contesto delle misure di prevenzione – solitamente consequenziali a fatti connessi alla criminalità organizzata - in quanto, nel caso del LICATA, la Procura lilybetana ha evidenziato la spiccata pericolosità del proposto atteso il suo status di “abituale evasore fiscale socialmente pericoloso”, significativo del suo “stile di vita illecito”.
La possibilità di applicare le misure di prevenzione all’evasore fiscale, nel rispetto dei requisiti previsti, dimostra quanto si siano affinate nel tempo le armi della prevenzione: non vi è affatto una categoria specifica che preveda un soggetto socialmente pericoloso, ma è comunque possibile renderlo destinatario delle misure in discorso se ed in quanto rientrante nelle previsioni legislative della pericolosità cd. generica.
Non va sottaciuto, peraltro, come negli ultimi anni, si sia sempre più registrata una maggiore consapevolezza sugli effetti dirompenti dell’evasione fiscale, fenomeno diffuso, che viola principi fondamentali dalla Carta Costituzionale, prospettando, in tal modo, la riconducibilità delle condotte di evasione fiscale nell’ambito della pericolosità che consente l’applicazione della misura di prevenzione personale e, di conseguenza, la confisca dei beni ai sensi della medesima normativa.
Ed è proprio in questo ambito che si colloca l’odierno sequestro, posto che è oramai chiaro quale sia il fine sociale sotteso agli strumenti penali patrimoniali: restituire alla collettività quanto illecitamente sottrattole, potendo lo Stato così dimostrare la sua presenza in modo tangibile.

11,10 - Curiosità: negli ultimi anni, dal 2009 ad oggi, Michele Licata ha dichiarato redditi dai cinquemila ai dodicimila euro..., con una media di ottomila euro l'anno.

11,05 - L'operazione è stata chiamata "Scacco al re", perchè "Licata è il re delle strutture turistiche alberghiere in zona". E' la prima volta che si applica una misura di prevenzione tipica per i mafiosi per un soggetto che è un evasore. Si tratta di un sequestro preventivo, mentre ad Aprile si trattava di un sequestro per equivalente, nato per recuperare i soldi sottratti all'erario. "Licata non deve mettere piede nelle aziende" ha detto Di Pisa, raccomandandosi all'amministratore giudiziario (questa estate invece Licata era sempre presente in albergo e al ristorante). Le aziende di Licata adesso diventano dello Stato. Il Pm Trainito ha detto che "negli ultimi mesi, sotto l'ammnistrazione giudiziaria il fatturato è aumentato del 30% di tutto il gruppo, nonostante le spese siano aumentate per mettere in regola il personale e pagare le tasse, anche quelle comunali". 

11,00 - Ricapitoliamo. Un maxi sequestro di beni è avvenuto questa mattina a Marsala e Trapani da parte della Guardia di Finanza.
Su disposizione dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani su richiesta della Procura di Marsala sono stati sequestrati all’imprenditore del settore ristorazione-alberghiero di Marsala Michele Angelo Licata, beni immobili, società e denaro liquido per un valore complessivo di circa 127 milioni di euro. Si tratta, secondo gli inquirenti, della più imponente misura di prevenzione patrimoniale per “pericolosità fiscale” a livello nazionale.
In particolare all’imprenditore 52enne sono state sequestrate 10 società, 3 ditte individuali e relative ad alberghi, lussuose sale ricevimento, resort, ristoranti, stabilimenti balneari e altre strutture ricettive a Marsala e a Pantelleria, 75 fabbricati, 257 terreni, 23 autoveicoli, 71 conti correnti bancari sui quali erano depositati circa 6 milioni di euro, sei polizze vita del valore di 4,6 milioni di euro e partecipazioni societarie.
Il patrimonio dell’imprenditore secondo la Procura di Marsala, diretta da Alberto Di Pisa, sarebbe stato illecitamente accumulato negli ultimi vent’anni “grazie ad una colossale e continuata frode fiscale, a numerose truffe ai Fondi comunitari e alla violazione di numerose altre norme in tema di edilizia e sanità pubblica”. Così Licata si sarebbe imposto nel settore turistico-alberghiero, sbaragliando la leale concorrenza, “drogando” l’economia locale”.
Le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Trapani e della Guardia di Finanza della Procura di Marsala hanno consentito di fare luce sulla “pericolosità fiscale” della famiglia Licata e di ricostruire e mappare l’enorme patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile alla stessa, il cui possesso, per altro, non era assolutamente giustificabile con i redditi dichiarati dall’intero nucleo familiare.
Lo scorso aprile l’imprenditore aveva subito un primo sequestro di beni in seguito al tentativo di svuotare i propri conti correnti con ingenti bonifici in favore di parenti fino a quel momento non coinvolti nelle indagini.

10,45 - "Le numerose sentenze di condanna di Licata costituiscono un indice della sua predisposizione al delitto", dice la Procura di Marsala. Solo nel 2015 è stato destinatario di due avvisi di conclusione delle idnagini, per truffa, evasione, abusivismo. Negli anni è stato sottoposto a numerosi procedimenti penali per truffa aggravata e appropriazione indebita. Per la Procura di Marsala, Licata è un soggetto socialmente pericoloso, da qui la ragione del sequestro, "che - conclude il Procuratore Di Pisa - mira a restituire alla collettività quanto le è stato illecitamente sottratto". 

10,40 - Per la Procura di Marsala, Michele Licata ha "una propensione ai traffici delittuosi e a vivere con il provento dei delitti". Ciò emerge dal suo "lungo curriculum criminale" che risale al 1997. "E' una vera e propria specializzazione a porre in essere attività delittuose nel settore tributario, edilizio, alimentare, finanziario, per trarre guadagni illeciti o truffare lo Stato e l'Unione Europea sui contributi".

10,35 - Queste cifre si aggiungono a quelle che erano stata già oggetto di un'indagine, con relativo sequestro, a Marzo. In quel caso erano 4,3 milioni di euro, frutto della truffa allo Stato e all'Unione Euroepa di Michele Licata, che percepiva contributi pubblici per lavori mai svolti o giustificati da fatture gonfiate. Questa cifra si riferisce tra l'altro a due soli anni, dl 2007 al 2009. "E la condotta criminale di Licata è continuata - dicono in Procura - perchè ha cercato di ricevere altri finanziamenti comunitari previsti dal P.O. Fesr 2007 - 2013, in una particolare azione di intervento".

10,30 - Secondo le indagini della Procura di Marsala, Michele Licata e i suoi avrebbero evaso con le loro imprese tasse e tributi per un totale di nove milioni di euro. Il trucco è lo stesso scoperto e denunciato nell'operazione di Marzo scorso: fatture di grossi importi per lavori mai fatti emesse da fornitori compiacenti. I fornitori hanno fatto fatture false alle imprese di Michele Licata per un totale di 25 milioni di euro. Questa somma risparmiato non pagando le tasse - dicono alla Procura- è stata poi reinvestita da Licata nelle sue società, e Licata stesso avrebbe sottratto dalle casse delle sue società, per giustificare pagamenti di prestazioni inesistenti, circa 13 milioni di euro. 

10,25 - Sono state sequestrate le quote del Baglio Basile, del Delfino Beach Resort, della Volpara, e ancora attività turistiche a Pantelleria, 247 appezzamenti di terreno, 73 fabbricati, 14  conti correnti bancari, 23 automezzi, per un valore di 112 milioni di euro. A questo si aggiungono 2 fabbricati e 10 terreni intestati a Michele Licata e alla moglie Maria Vita Abrignani per un valore complessivo di 5 milioni di euro. E ancora: 57 conti correnti bancari e postali, con un attivo complessivo di 5,7 milioni di euro e infine 6 polizze assicurative, per un totale di 4,6 milioni di euro. Il seuestro è stato emesso alla luce del nuovo codice antimafia, che consente il sequestro di tutto il patrimonio di un soggetto che "ha vissuto e vive con il provento di attività delittuose".

10,20 - E' in corso la conferenza stampa del procuratore Alberto Di Pisa, che presenta la maxi operazione. E' il più imponente sequestro - dicono alla Procura - mai effettuato nei confronti di società e persone fisiche a Marsala. Riguarda oltre a Licata anche la moglie Maria Vita Abrignani, le figlie Valentina, Clara Maria e Silvia, la madre Maria Pia Li Mandri, il genero Roberto Cordaro, e tutte le società che a loro fanno riferimento, dal Delfino, alla "Don Mariano", dalla Roof Garden al Baglio Basile. 

10,15 - E' ancora il patrimonio di Michele Licata quello colpito dalla nuova operazione della Guardia di Finanza (sezione di polizia giudiziaria) e della Procura di Marsala. La cifra è mostruosa: 127 milioni di euro. 

10,00 -  Un maxi operazione di polizia giudiziaria è stata compiuta a Marsala dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Marsala. I dettagli dell'operazione verranno resi noti ne nel corso di una conferenza stampa convocata dal Procuratore Alberto Di Pisa per le 10 di questa mattina. Secondo indiscrezioni ci sarebbe un ingente sequestro ai danni di un imprenditore marsalese attivo nel settore alberghiero.

Lo scorso Aprile per evasione fiscale e truffa allo Stato, la procura di Marsala e la guardia di finanza hanno sottoposto a sequestro preventivo d'urgenza somme di denaro, quote societarie, beni mobili e immobili, per un valore di circa 13 milioni di euro, nonché quote sociali e beni mobili e immobili di quattro complessi aziendali, per un valore stimato di circa 100 milioni di euro, a Michele Angelo Licata, il principale imprenditore locale nel settore della ristorazione e alberghiera. Licata dopo avere ereditato dal padre Mariano la gestione del ristorante-sala ricevimenti "Delfino", è poi riuscito a creare altre strutture, anche nel settore alberghiero, tra cui il "Delfino Beach" e il "Baglio Basile", quest'ultimo realizzato a Petrosino