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26/11/2015 09:09:00

Processo contro Fittipaldi e Nuzzi, il Vaticano mostra il suo volto teocratico

Un processo che evoca l’Inquisizione e l’Indice dei libri proibiti, quello messo in piedi dal Vaticano - e iniziato il 24 novembre - contro i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori rispettivamente di Avaritia e Via crucis, i due  documentatissimi libri inchiesta sugli scandali finanziari e l’allegra politica economica della curia vaticana con tanti soldi dei contribuenti italiani. 

Ai due giornalisti, il Vaticano non contesta la veridicità dei documenti pubblicati, ma il fatto di averli resi noti, violando la segretezza a cui li aveva confinati. Quanta cura!

Mentre niente si muove concretamente sulla moralizzazione interna, il Vaticano dà in pasto al tribunale ecclesiastico la libertà di stampa.

Una libertà perno della democrazia, garantita dalla Costituzione italiana, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Questa libertà – che per un giornalista è dovere deontologico – non è contemplata nei codici della Monarchia assoluta vaticana, che per altro non ha mai sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti umani, né la Carta europea. E che l’unico diritto umano che accampa sempre per sé è la libertà di religione propria, usata come un maglio per subordinare e plasmare su di essa ogni altra libertà degli altri.

Gaetano Azzariti, professore di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, ha dichiarato al quotidiano la Repubblica che «processando i due giornalisti, il Vaticano rischia di porsi fuori dall'Europa e dal suo diritto».

Ma questo problema sembra non interessare molto una Chiesa preoccupata piuttosto di spegnere i riflettori sui suoi scandalosi centri di affare, usando questo processo anche come distrattore di massa, almeno fino all’inizio del Giubileo, quando tutti i media saranno al servizio dell’evento.

La chiusura del processo è stata infatti annunciata prima dell’8 dicembre. Forse per i giornalisti non ci saranno conseguenze penali, ma intanto  l’intimidazione alla libertà di stampa avrà sortito il suo nefasto effetto; avvalorata da uno Stato italiano che a livello istituzionale sta lasciando i due giornalisti in balia del tribunale papalino, che vieta agli imputati difensori che non siano accreditati dal foro ecclesiastico.

La politica istituzionale in questi giorni rivendica i valori di libertà contro il fanatismo islamico, ma tace sulla violenza ideologica di questo processo imbastito dal tribunale ecclesiastico.

E lungo questa trincea di silenzio si consuma la lapidazione della libertà e dei diritti. Così mentre laicità e democrazia si appannano, il vizio teocratico della Chiesa curiale si arma alla riconquista dell’Italia, che ha sempre considerato roba sua.

Maria Mantello - http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/