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09/12/2015 00:25:00

Noi e l'Islam. Sabato a Marsala si parlerà del Corano come "libro di pace"

Sabato 12 dicembre alle 17 presso il Circolo culturale Otium di Marsala, in via XI Maggio 43, si parlerà del Corano come “libro di pace”. Insieme a Mohamed Refaat, imàm e presidente del Centro islamico di Messina, svolgerò una rapida analisi degli elementi fondanti del Libro sacro dell’Islàm, per mostrare con evidenza come il messaggio profondo del Corano sia totalmente estraneo all’ideologia di morte e di violenza propugnata dai gruppi criminali che seminano terrore nel mondo. Con l’occasione, insieme a Barbara Lottero, presidente di Otium, annuncerò la nascita del centro di studi arabo-islamici “Marsalanwàr” (Marsâ al-anwâr in arabo vuol dire “Il porto delle luci”) che si sta costituendo all’interno di Otium, e dispone di una biblioteca di oltre 700 volumi di arabistica e islamologia (un centro destinato dunque a diventare un punto di riferimento per chiunque s’interessi agli studi arabo-islamici nella Sicilia occidentale).

Posso anticipare qui due punti fondamentali del mio discorso. Due punti che possono servire anche come base di partenza del “viaggio” a puntate settimanali che da oggi intraprenderemo su Tp24.it per conoscere la cultura islamica nelle linee essenziali della sua storia e delle sue idee. È convinzione universalmente radicata in Occidente che l’Islàm, 14 secoli fa, sia sorto con l’anima di una religione guerriera e intollerante, il cui fine principale era quello di distruggere tutte le altre fedi del mondo. Ebbene, non c’è nulla di più errato e fuorviante di questa idea. Uno sguardo attento alla biografia del Profeta Muhammad (Maometto) e al testo coranico ci mostra una realtà ben diversa: il versetto 32 della trentesima sura stigmatizza proprio i fanatici che vivono “contenti di ciò che hanno”, cioè della loro verità settaria e totalitaria. A questi falsi credenti che vogliono soltanto portare divisione e guerra tra le fedi monoteiste, il Corano contrappone i “hanìf”, cioè quei credenti puri che vivono la fede come rapporto diretto e abbandono fiducioso nelle mani dell’unico Dio. E in questo consiste il vero Islàm: per il Corano, il padre di tutti i veri credenti è Abramo, il primo “hanìf muslim”, cioè il primo autentico musulmano della storia umana.

Le conseguenze di questo discorso di base sono chiare: lotta contro ogni forma di idolatria, guerra di legittima autodifesa contro gli aggressori, ma accordo, pace e armonia con chiunque professi quella fede pura nel Dio Clemente e Misericordioso. E in ogni caso negazione di tutte le forme di eccesso, di ogni violenza barbara e feroce, perché anche nel gihàd, come leggiamo nel verso 190 della seconda sura: “Dio non ama gli eccessivi”.

 

Massimo Jevolella

 

Massimo Jevolella è giornalista e islamologo, autore di saggi come "Non nominare il nome di Allah invano", e "Corano libro di pace". Sito ufficiale: www.massimojevolella.it