Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
19/01/2016 06:30:00

Immigrazione. Il bando per l'accoglienza in provincia di Trapani e le indagini sui centri

 Tra indagini e interrogazioni parlamentari, il sistema d'accoglienza ai migranti in provincia di Trapani è pronto a cambiare volto. Si tratta di una modifica radicale che ribalterà strutturalmente l'approccio alla questione immigrazione. «Non siamo più in emergenza – dice il prefetto Leopoldo Falco – adesso possiamo gestire». Emergenza è la parola chiave che negli ultimi anni ha permesso l'inenarrabile (dall'inferno del Vulpitta in poi) e che adesso potrebbe diventare archeologia.
Sono queste le premesse del bando di gara pubblicato pochi giorni fa dalla Prefettura di Trapani che farà partire da zero l'intero meccanismo di assegnazione dei centri. L'appalto - raffrontato ad analoghe chiamate d'offerta – è ben articolato. Riguarderà 2000 posti, spalmati su quattro lotti territoriali (primo lotto: Trapani, Erice, Paceco, Valderice, Buseto Palizzolo, Custonaci e San Vito Lo Capo; secondo lotto: Alcamo, Castellammare del Golfo, Calatafimi, Salemi e Vita; terzo lotto: Marsala, Mazara del Vallo e Petrosino; quarto lotto: Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna, Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Santa Ninfa). Sono i 2000 migranti già presenti nei Cas (centri di accoglienza straordinaria) distribuiti in provincia, quindi numericamente non cambiera nulla. «C'è l'esigenza – si legge nel bando – di accellerare il deflusso dei migranti richiedenti la protezione internazionale in strutture di seconda accoglienza della rete Sprar». Ma non solo.
Molti dei centri finora aperti avevano ottenuto la convenzione attraverso un assegnamento diretto, senza gara d'appalto. Una scelta difesa dal prefetto Falco, fino alla gara di riassegnazione di 600 posti, vinta provvisoriamente da un azienda coinvolta nello scandalo Mafia Capitale. Il bando stavolta è blindato e i criteri di assegnazione sono serrati. Per la prima volta verrà inserita la «registrazione degli ospiti» obbligatoria, con «un report giornaliero contenente il numero delle presenze destinato alla Prefettura e che controllerà con la locale Questura». La convenzione poi entra nel dettaglio, precisando il monte ore di operatori diurni, notturni, sostegno socio-psicologico, assistenza sociale, mediazione linguistica e informazione normativa.
In provincia la Procura sta conducendo un indagine sul sistema di gestione dei centri e - in attesa dei risvolti investigativi - la manovra del prefetto Falco potrebbe anestetizzare ogni tipo di deriva. Secondo il bando, ogni centro potrà ospitare dai 20 ai 200 migranti e gli enti gestori non potranno candidarsi per più di 200 posti. L'obbiettivo è quello di aggirare qualsiasi forma di monopolio, come quello indicato dalla Procura, in seguito all'arresto di don Sergio Librizzi (poi condannato per violenza sessuale a nove anni di reclusione, con il rito abbreviato). Proprio in queste ore gli investigatori stanno conducendo degli interrogatori fiume con Onofrio (detto Norino) Fratello, politico Udc che nel 2008 pattegiò una condanna a due mesi di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Fratello era stato chiamato in causa da Lorenzo La Rocca, presidente della cooperativa Letizia, che durante un interrogatorio condotto dai carabinieri di Castellammare del Golfo aveva riferito di essere un mero prestanome, per conto del politico. L'indagine è complessa e nei prossimi giorni il programma Le Iene dedicherà un approfondimento.
Intanto però resta aperta la questione Hotspot di Milo. La struttura, nata dalle ceneri dell'ex Cie, negli ultimi giorni ha accolto per le procedure di identificazione i migranti sbarcati a Catania, mentre la scorsa settimana è lì che sono stati trasferiti 7 eritrei che a Lampedusa si rifiutavano di rilasciare le impronte digitali. Ed infine c'è la vicenda dei 196 migranti prima respinti e poi riammessi al tradizionale sistema d'accoglienza. L'episodio è quello del 3-5 gennaio e sul punto i senatori in Parlamento del Movimento 5 Stelle, lo scorso 14 gennaio, hanno presentato un interrogazione parlamentare al ministro Angelino Alfano. Nel testo i parlamentari chiedono di sapere se «gli operatori e le organizzazioni umanitarie presenti negli uffici hotspot di Milo, abbiano fornito tutte le informazioni volte a mettere nelle condizioni i migranti di richiedere diritto d'asilo» e come il Ministero intende «evitare» situazioni analoghe che porterebbero ad una crescita esponenziale di «senza fissa dimora». Un quesito che proprio in queste settimane potrebbe trovare una risposta: l'attivazione di un Hub. Dell'argomento Falco ne ha discusso assieme al ministro Alfano, sabato a Palermo e sembrerebbe che sia già stata individuata una struttura idonea da 150 posti. E' il cuore della «relocation», il piano voluto dalla Commissione Europea che tarda a prender forma. Con buona pace dei migranti.


Marco Bova