Il dibattito sulla famiglia in Italia è più che mai aperto. In molte piazze italiane il 23 gennaio si sono tenute manifestazioni al grido di ‘Svegliati Italia‘ per i diritti civili, perché -recitano gli slogan- “l’unica famiglia è quella felice“. E mentre sul Pirellone milanese campeggiava la scritta ‘Family Day‘, il mondo dipingeva i monumenti più importanti con i colori dell’arcobaleno, in segno di lotta all’omofobia. Tema caldo e fortemente discusso di questi giorni è il ddl Cirinna, una proposta di legge che, secondo la vulgata, ‘spacca’ a metà l’opinione pubblica. Il dibattito è molto acceso e vede una forte contrapposizione tra pro e contro. Da una parte le associazioni lgbtq e le coppie ‘di fatto’, le quali vedono nella legge Cirinnà il riconoscimento parziale di quei diritti che richiedono da anni. Dall’altra le associazioni cattoliche che leggono nella proposta Cirinnà un attacco alla famiglia tradizionale. Nel dibattito si inserisce la chiesa valdese. Una storica apertura viene da questa Chiesa, che dal 2010 prevede la benedizione delle coppie dello stesso sesso e, con l’approssimarsi del ‘Family day’, ‘L’indro’ intervista il Pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, sui temi della famiglia e dei diritti civili, dal un punto di vista della Chiesa Protestante.
Cosa intende la Chiesa Valdese con il termine ‘famiglia’?
Intanto noi abbiamo cominciato ad usare questo termine, ma al plurale, ‘famiglie’, riconoscendo ormai nella realtà che viviamo c’è una pluralità di forma familiare di cui una diciamo ‘tradizionale’ che è quella a cui si pensa in modo immediato e poi ce ne sono altre che poi sono variate nel corso dell’esperienza di questi ultimi decenni, non solo in Italia ma un po’ in tutto il mondo occidentale. E quindi noi per questo abbiamo cominciato ad usare il termine ‘famiglia’ al plurale, riconoscendo che dove ci sono rapporti di amore, sostegno, solidarietà reciproca e nel caso di bambini, di figli, anche educativi… possiamo comunque parlare di varie forme dell’essere famiglia.
Non esiste più alcuna differenza nella benedizione di coppie omosessuali ed eterosessuali?
Certo che esiste differenza perché le coppie omosessuali non potendosi sposare con il riconoscimento civile, vivono comunque una condizione diversa e quindi di questo non si può non tener conto. Anche nella liturgia che utilizziamo, tutto va detto che la nostra decisione ufficiale dal 2010 che consente per le coppie che lo richiedano, omosessuali o ‘omoafettive’ come preferiamo dire, di richiedere una benedizione in Chiesa, per noi è un cammino che stiamo percorrendo. Non è che tutti sono già convinti di questo opportunità che abbiamo dato anche all’interno della nostra Chiesa e quindi io uso questa espressione, siamo ‘gay friendly in progress’ nel senso che stiamo cercando di maturare, di crescere e di capire. Quello che mi sembra rilevante è che al di là delle varie opinioni va riconosciuto che la forma di famiglia a cui noi pensiamo oggi in realtà è un prodotto della storia della cultura dell’Occidente. Nel passato ce ne sono state altre di forme familiari, in altre parti del mondo ce ne sono altre. Quello che conta è non difende un modello, ma il fatto che comunque laddove c’è amore reciproco, solidarietà, questi vincoli che rendono anche più coesa la società non si capisce perché non bisognerebbe sostenerli e benedirli.
Voi parlate di ‘benedizione’ delle coppie omosessuali, ci faccia capire la differenza con il matrimonio. Il ‘matrimonio’ per i protestanti quale valenza ha in termini teologici?
Allora per i protestanti, quindi per metodisti e valdesi, il matrimonio intanto non è un sacramento. Questo bisogna subito dirlo perché rispetto a chi ha un punto di riferimento cattolico in cui il matrimonio è uno dei sette sacramenti. Per i protestanti da 500 anni, quindi da quando c’è stata la riforma protestante, il matrimonio ha assunto un grandissimo valore nei contenuti di fedeltà, di monogamia, di assistenza reciproca, di educazione e crescita di figli, ma è un fatto non sacramentale, cioè non riguarda la salvezza delle persone, ma riguarda piuttosto avere una società coesa, ordinata, solidale. Forse per questo i protestanti sono in questa materia un po’ più liberi di pensare a modelli diversi che possono coesistere o anche trasformarsi. Il matrimonio ha naturalmente nella percezione comune, ancora oggi, un valore apicale proprio perché ha tutti i riferimenti normativi, ma anche ideali e morali, chiari. Le altre convivenze invece si stanno un po’ realizzando con le esperienze. Noi pensiamo che una Chiesa Cristiana – poi le altre religioni avranno le loro considerazioni da fare – ma una Chiesa Cristiana dovrebbe prima di tutto apprezzare questo. Quindi andare molto di più alla sostanza, invece che preoccuparsi eccessivamente della forma. I matrimoni sono in calo ovunque, sia quelli civili che quelli religiosi. E quindi questo dovrebbe interrogare un po’ tutte le Chiese e capire che questo non significa però il disfacimento della società e dei rapporti affettivi e d’amore.
La Chiesa cattolica parla di ‘famiglia voluta da Dio’ come la famiglia composta da un uomo e una donna. Su quali basi teologiche voi considerate che una ‘famiglia’ possa essere invece anche omosessuale?