Poteva lasciare il segno anche a Mozia, la piccola e storica isola della Laguna dello Stagnone, Mimmo Costanzo, imprenditore etichettato “antimafia”. Almeno fino a qualche mese fa, quando è stato arrestato ai domiciliari con Concetto Bosco per presunte corruzioni a carico dei funzionari dell’Anas.
Almeno fino a qualche giorno fa, quando a lui e a Concetto Bosco sono stati sequestrati beni per un valore di circa un miliardo e mezzo di euro. Per la procura di catania tutte le imprese riconducibili alla famiglia Costanzo – tra queste la Tecnis spa che sta lavorando all’anello ferroviario di Palermo– hanno corrisposto regolarmente somme di denaro alla famiglia catanese di cosa nostra a partire dagli anni ’90. E’ questo il succo dell’indagine dei carabinieri del Ros che hanno eseguito, in provincia di Catania, un importante provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del locale tribunale che ha disposto l’amministrazione giudiziaria delle società Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl ed il sequestro delle relative quote ed azioni,per un valore superiore ad un miliardo e mezzo di euro. Le società del gruppo Bosco-Costanzo hanno svolto negli ultimi anni molti dei più importanti lavori pubblici in Sicilia e in Italia. Qualche anno fa Costanzo venne etichettato come imprenditore “antimafia” per aver denunciato le richieste di pizzo. Balzò agli onori della cronaca anche per aver consegnato in anticipo, con la Tecnis, una parte della Salerno-Reggio Calabria.
Ora la discesa agli inferi. «Sostenevano di combattere la mafia, invece ne erano asserviti» ha detto il sostituto procuratore Antonio Fanara.
Qualche anno fa la storia di Costanzo si è intrecciata con quella di Marsala, con quella di Mozia, dove doveva costruire degli impianti fotovoltaici con la sua Cogip Power.
Negli anni le società energetiche che impiantavano sistemi di energia alternativa hanno ottenuto fior fior di contributi pubblici per i parchi fotovoltaici. Dall’Europa, dallo Stato. Contributi che hanno fatto la fortuna di diverse imprese.
Da qui nasce l’esigenza di creare qualcosa per i territori. Tutto parte dalla Presidenza della Repubblica, con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che dice alle principali aziende italiani, in sostanza, “signori miei avete preso tanto, adesso lasciate qualcosa nei territori”. Si parla di “gemellaggio energetico” tra le più importanti società italiane. Il progetto promosso dal Gestore Servizi Energetici si chiama appunto “Gse. Energia per il sociale”.
Un progetto che combinava la richiesta di energie rinnovabili, sollecitata dall’Europa, con la necessità di realtà che operano nel sociale. Il progetto viene presentato nell’aprile 2012 al Quirinale, alla presenza del Presidente Napolitano, del Ministro dello Sviluppo Corrado Passera e dell’Ambiente Corrado Clini
«La nostra iniziativa - ha spiegato il presidente del Gse, Emilio Cremona - ha visto l'importante partecipazione delle aziende aderenti a Corrente, la rete delle realtà italiane operanti nel settore. In particolare, i primi progetti sono stati realizzati grazie al supporto di Enel, Enel Green Power, Ecofor, E.On, Kinexia, F2I e Cogip Power». C’è un progetto a favore del centro di Nisida, che si occupa di sostegno agli adolescenti, un altro per la Comunità di San Patrignano. Nella convenzione c’è anche un progetto con fotovoltaico in favore di Libera-Gruppo Abele. In totale i progetti sono sei. Un’altra fondazione a beneficiarne è la Fondazione Whitaker che è proprietaria dell’Isola di Mozia, nella laguna dello Stagnone davanti Marsala.
A Mozia c’è sempre stato il problema dell’illuminazione. E’ una piccola isola disabitata, ma che ospita un museo, è una area archeologica molto visitata dai turisti. Ma non ha un sostentamento energetico. Ancora oggi si va avanti con generatori di energia non collegati alla rete.
Il progetto di cui era beneficiaria la fondazione Whitaker, tra l’altro unico dei sei a non essere in ambito prettamente “sociale”, prevedeva coperture fotovoltaiche per i tetti del piccolo borgo, tettoie leggere ricoperte con moduli fotovoltaici per le aree archeologiche, elementi di arredo urbano da fonti rinnovabili per l'ombreggiamento di aree sosta e di informazione turistica e, infine, mini e micro impianti eolici fotovoltaici per contribuire alla produzione di energia e allo stesso tempo all'illuminazione e alla fruizione guidata dei percorsi. Il tutto doveva essere fatto dalla Cogip Power, società che fa parte del gruppo di imprese guidate da Mimmo Costanzo, l’imprenditore a cui sono stati sequestrati i beni la scorsa settimana.
Doveva. Perchè dal 2012 ad oggi non è stato fatto più nulla. Dopo l’incontro al Quirinale ce ne fu un altro, pochi giorni dopo, con i vertici del territorio. Una riunione tenutasi nella sede dell'ente Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ed alla quale presero parte l'ing. Emilio Cremona e l'on. Silvio Liotta, rispettivamente presidente e vice presidente della GSE, il presidente della Provincia Mimmo Turano, la direttrice della Fondazione Whitaker Maria Enza Carollo ed il sindaco di Marsala Renzo Carini. In quell’occasione il progetto venne illustrato dall'imprenditore Mimmo Costanzo (Cogip), che lo aveva presentato in anteprima al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Poi ci fu un sopralluogo sull’Isola. Con la passeggiata degli esponenti politici del territorio, e una lunga camminata con Costanzo che illustrava cosa intendeva realizzare nella piccola e delicatissima isola, che da oltre 40 anni si tenta di far rientrare nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità Unesco. La speranza era che il progetto funzionasse davvero, e che non facesse la fine degli impianti di mini eolico installati 30 fa e mai funzionati. Tant’è che sono stati rimossi nell’ottobre 2014. Sembrava la volta buona. "Portare energia pulita nella perla fenicia della Laguna dello Stagnone, risolve l'annoso problema dell'illuminazione dell'isola - affermò il sindaco Carini. Il progetto coniuga archeologia e innovazione, a beneficio del turismo sostenibile e dell'immagine internazionale di Mozia".
Che ne è stato, però, del progetto che doveva realizzare la Cogip di Mimmo Costanzo? Non se ne fece più nulla.
Alle diverse riunioni aveva partecipato anche la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Trapani. Emersero delle discordanze tecniche. O meglio, ambientali.
La Gse in sostanza chiedeva anche di realizzare una sorta di elettrodotto, un grande cavo, per portare alla terra ferma l’energia prodotta con i pannelli solari sull’Isola di Mozia, ci ha spiegato la soprintendente Paola Misuraca. Una cosa non fattibile per questioni ambientali. Il cavo avrebbe generato, si pensava, dei rischi per il delicatissimo ecosistema della laguna dello Stagnone. In passato progetti del genere vennero bocciati diverse volte. La Cogip mollò tutto allora, e Mimmo Costanzo si interessò ad altro.
Nel frattempo l’isola di Mozia è sempre in precarie condizioni di illuminazione. C’è un progetto simile che vorrebbe realizzare la Fondazione Whitaker, ma occorrono finanziamenti, che non ci sono.
Giacomo Di Girolamo