Al Teatro Selinus di Castelvetrano, venerdì 1 aprile, alle ore 21.15, torna in scena il musical "I giorni che verranno". Dopo il grande successo ottenuto al suo esordio a gennaio, il musical di Vito Signorello che affronta il delicato tema dell’emigrazione meridionale negli anni del secondo dopoguerra. Nella Sicilia dei matrimoni combinati, Salvatore, bracciante, e Maria, figlia della nobiltà castelvetranese, non possono coronare il loro sogno d’amore. Salvatore decide così di emigrare, portando con sé non solo la sconfitta legata al suo umile ceto sociale, ma anche la speranza della promessa di Maria. Lei lo “aspetterà fino all’ultimo respiro”. Maria intanto è costretta a sposare Francesco, figlio del Potestà: è un matrimonio senza amore, uno dei tanti celebrati in quegli anni in Sicilia. In America, intanto, Salvatore fa fortuna, aprendo un ristorante, anche se il suo pensiero costante supera l’oceano e va a Maria. Francesco muore in circostanze oscure, e Maria – vedova – supera il lutto imposto dalla società pur confermando i suoi voti amorosi a Salvatore. Avvertito da un amico della nuova situazione sociale di Maria, Salvatore decide di tornare in Sicilia per incontrarla. Sono passati molti anni da quelle promesse, eppure, l’amore permane nel cuore dei due e si corona, finalmente. Una storia semplice, immediata, arricchita dalle musiche di Vito Signorello e dalle sue canzoni, oltre che da una lettura di regia che esalta le doti canore ed interpretative di Giuseppe Clemente e Debora Messina, collocandoli in un allestimento scenico vivace e movimentato che ha nei giovanissimi Enza Valentina Di Piazza, Giulia Gucciardo, Martina Calandra, Giordana Firenze e Sofia Sossio uno dei punti di maggior forza ed incisività. Pertinenti anche le interpretazioni di Scupè, cui è affidato un meraviglioso brano contro l’atrocità della guerra, suonato al pianoforte dal giovane e talentuoso Dario Vallone, di Nino Cuttone, Irene Bonanno e Giovanni Lamia. La narrazione è affidata alla bella vocalità di Rino Marino. Parlare di emigrazione oggi, naturalmente è un modo letterario di riproporre in maniera mediata e “soggettiva” il tema del nostro tempo. Siamo stati migranti per bisogno, disperazione e per amore: dovremmo essere i primi, sulla linea della frontiera, a comprendere ed accogliere chi arriva esule nella nostra terra, così come fummo accolti in America o in Germania nel dopoguerra.