Ovviamente, la storia della processione del Giovedì Santo di Marsala che viene spostata a Trapani, era un pesce d’aprile.
Abbiamo raccontato di un fantomatico accordo tra le Diocesi di Trapani e Mazara che avrebbe portato la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo a Trapani. Il tutto dopo le figuracce degli ultimi due anni. L’anno scorso a Marsala si è scatenato il caso degli apostoli cacciati dalla Processione perchè hanno recitato il Padre Nostro fuori dal copione. Quest’anno è stata la fine anticipata della Processione per un acquazzone di un quarto d’ora a suscitare polemiche.
Anche l’anno scorso abbiamo dedicato il nostro Pesce d’Aprile al Giovedì Santo. Raccontavamo di una ordinanza che vietava la vendita di “calia, noccioline e simenza” per le strade della città. Ci cascarono tutti, ambulanti e organizzatori della processione andarono al Comune a chiedere spiegazioni. Finì anche sul Gr regionale di Radio Tre. E a distanza di un anno qualcuno ci ha chiesto se quell’ordinanza fosse ancora in vigore.
Quest’anno la Processione. Il nostro non è un accanimento, sia chiaro. Nessuno tocchi questa tradizione popolare.
Ecco, le reazioni al pesce d’aprile sono state due.
“Vergogna, vergogna”, hanno detto le persone che ci sono cascate e che si indignavano per il "furto" di una tradizione popolare così importante.
“Vergogna, vergogna”, hanno detto le persone che hanno capito che si trattava di uno scherzo, e si sono indignate perchè “con la fede, con queste cose importanti, non si scherza”. Ci hanno scritto che siamo blasfemi, che siamo malati, che ci siamo presi gioco della fede della gente, della Chiesa (che però, in quanto potere costituito, deve essere oggetto di satira).
E’ venuto in redazione addirittura il capo della confraternita di Sant’Anna, il signor Michele Crimi. Persona educata, ma amareggiata, a cui abbiamo dovuto spiegare cosa significa fare un pesce d’aprile, perchè abbiamo deciso di occuparci della processione del giovedì Santo, di un evento che tocca i sentimenti, gli interessi, e il tempo libero di migliaia di persone.
Ecco, il senso di un pesce d’aprile è proprio quello di coinvolgere una comunità. Sì, è una cosa goliardica. Sì, per molti può non essere in linea con una testata seria come la nostra. Ma, appunto, questa comunità, che è Marsala, che è la provincia di Trapani, deve essere un pochettino capace di prendersi in giro. Di scherzare magari sulle cose a cui tiene di più. Serve a tutti, per sdrammatizzare, per allentare la tensione. Serve a noi, ogni tanto, per scrollarci di dosso le scorie delle storie spinose che andiamo a raccontare ogni giorno.
Questo pesce d’Aprile, così “vergognoso”, con lo scippo della processione da parte di Trapani alla rivale di sempre Marsala, serviva soprattutto ai quasi 500 tra figuranti e attori, e ai loro amici e alle loro famiglie che li hanno consolati quando hanno dovuto terminare prima la Sacra Rappresentazione. Serviva per farci una risata sopra, e ricominciare, alimentando la propria devozione verso un evento solenne. Invece c’è chi addirittura ha minacciato querela perchè abbiamo scritto una cosa falsa. Il giudice si farebbe mille risate, ma fate pure.
Se sono sempre più convinto che i fatti del Giovedì Santo sono stati lo specchietto di una città senza coraggio, che non ha un piano B, mi sto convincendo che anche a voglia di prenderci in giro non siamo messi bene.
Francesco Appari