Si avvicina il referendum del 17 aprile sulle trivellazioni e si intensificano gli impegni e gli incontri promozionali per il Si. Venerdì 8 alle ore 10.30, presso la sala convegni dell'Hotel Baia dei Mulini, il Comitato Referendum 17 Aprile ha in programma una tavola rotonda con i rappresentanti delle associazioni e i sindaci della provincia che hanno aderito. Interverranno, tra gli altri, il sindaco di Erice Giacomo Tranchida, il portavoce al senato dei Cinque Stelle Vincenzo Santangelo, il senatore Antonio D'Alì e l'e deputato regionale Livio Marrocco. Si tratta di un incontro formativo durante il quale saranno chiarite le ragioni per cui appare necessario votare SI abrogando così il comma 17 dell’articolo 6 del decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006. Tra le associazioni che hanno aderito al comitato ci sono: Associazione Culturale Leonardo Ximenes, Nova Civitas, AlfaOmega, Trapani cambia, Senso civico, Trapani per il futuro, la Calviniana, UniTrapani, Alfaomega, Centro Studi Dino Grammatico, La Nassa, Movimento Azzurro, Progetto per Trapani, Rerum Novarum Trapani, Rerum Novarum Paceco, Civica Alcamo, Diventerà Bellissima.
Il Comitato No Triv Trapani settimana azzurra. Il programma comprende sette incontri. Il 7 aprile a Nubia, incontro sotto la Torre, da dove, alle 10:00, inizierà una passeggiata sulla battigia per ammirare lo scenario delle Egadi. A Favignana si svolgerà il secondo incontro l'8 aprile, questa volta alla Playa. Il Comitato No Triv si sposterà sabato 9 a Trapani, a Chiazza, fino alle 18:00 per informare i cittadini del capoluogo sui temi del referendum. Domenica 10 sarà la volta della spiaggia di San Vito Lo Capo, che ci vedrà ospiti fino alle 18:00. Lunedì 11 la passeggiata partirà da Rio Forgia, nel territorio di Valderice. Il giorno seguente, martedì 12, incontro i cittadini di Cornino nel meraviglioso scorcio del molo turistico. Mercoledì 13, sulla bellissima spiaggia cittadina di San Giuliano, sul territorio di Erice. Tutti gli appuntamenti avranno inizio alle ore 10:00. "Noi cittadini NO TRIV TRAPANI spingiamo in questa direzione: cittadini e territori possono essere i protagonisti di un cambiamento epocale, in molti comuni italiani sta già accadendo. Un futuro 100% rinnovabile non è utopia ma una grande opportunità in Italia, in Europa e nel mondo. Una risposta piena di speranza ai drammi determinati dal clima, dalle guerre per il petrolio, dalla crisi ecomonica".
Su referendum abrogativo del 17 aprile già da tempo l'Anci Sicilia ha preso posizione per il Si, ora ha inviato una nota ai sindaci dell’Isola con la quale, rivolge un invito ad utilizzare tale consultazione come un’occasione per avviare, anche con i cittadini, momenti di riflessione e confronto sul modello di sviluppo economico che si vuole per il proprio territorio e sul rapporto che esso debba avere con le fonti energetiche. I sindaci sono stati invitati a partecipare all’incontro-conferenza stampa che si svolgerà il 14 aprile (Sala degli Specchi di Villa Niscemi, ore 14.30) per manifestare le loro idee in merito al referendum abrogativo sulla legge ambientale che regola le trivellazioni in mare. “Riteniamo – spiegano Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’AnciSicilia – che ogni occasione sia importante per ribadire la centralità che i comuni devono avere nelle complessive scelte di sviluppo del Paese e, in particolare, quando queste possono avere un impatto significativo sui singoli territori”. “Per questa ragione – concludono Orlando e Alvano – abbiamo invitato i sindaci a esprimere pubblicamente se il 17 aprile andranno o meno a votare”.
Mentre ci si avvicina alla data del referendum, è stato pubblicato un nuovo report del WWF lanciato al livello mondiale che denuncia come circa la metà dei siti naturali appartenenti al Patrimonio Mondiale (World Heritage) siano minacciati da attività industriali di varia natura tra cui esplorazioni di petrolio e gas, attività minerarie e taglio illegale di legname. Il danno è ancora maggiore se si considera che queste aree forniscono servizi ‘naturali’ e sostentamento a molte popolazioni.
Dalle barriere coralline del Belize alla foresta pluviale di Sumatra, dal Coto Donana alla Riserva di Selous in Tanzania, dal Lago Turkana in Kenya alla Foresta Dong Phayayen_Khao Yai in Tailandia. Anche Delta del Po e Laguna di Venezia e le isole Eolie sono inserite nella mappa dei siti minacciati.
Il report, prodotto per il WWF dal Dalberg Global Development Advisors, mostra come l’insieme dei siti inseriti nella lista IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) contribuiscano allo sviluppo economico e sociale grazie alla tutela ambientale e segnala anche una mancata protezione di queste aree di grande valore al livello mondiale.
Secondo lo studio in 114 siti naturali o di natura mista (che comprendono anche il patrimonio culturale) su 229 si prevedono concessioni petrolifere o di estrazione di gas, concessioni minerarie o comunque sono minacciati da almeno un’altra attività industriale potenzialmente dannosa. 12 di questi siti si trovano nei paesi dell’Unione Europea e si tratta di aree protette dalle Direttive europee. Sono la foresta Laurisilva di Maderia (Portogallo), il Delta del Danubio, i Laghi Plitvice (Croazia), il Wadden Sea, la Foresta primigenia di faggi sui Carpazi, il magnifico Delta Coto Donana in Spagna. In Italia eventuali incidenti petroliferi potrebbero intaccare alcuni sei siti naturali World Heritage come le isole Eolie, il Delta del Po e la Laguna di Venezia. Uno degli esempi che più ci toccano da vicino, vista l’assonanza della minaccia che incombe su quest’area per il pericolo legato alle attività di estrazione petrolifera, è quello del sistema di barriere coralline del Belize: il benessere di 190.000 residenti che proviene dal turismo e dalla pesca è purtroppo minacciato da diversi fattori come costruzioni lungo le coste, taglio esteso di mangrovie, attività agricole e soprattutto dalla minaccia delle esplorazioni petrolifere. Al momento le concessioni sono scadute ma il Governo ha espresso chiaramente la volontà di riaprire le concessioni off-shore. Tra le richieste presenti nel Report del WWF quelle al settore privato perché eviti di impegnarsi in attività che possano degradare tali aree, al settore finanziario perché non investa in progetti potenzialmente pericolosi.
Uniti per il Futuro contro le trivellazioni petrolifere nel mar Mediterraneo sostiene il SI:
Il prossimo 17 aprile 2016 saremo chiamati alle urne per decidere se fermare le trivellazioni in mare per l’estrazione di idrocarburi.
Uniti per il Futuro sostiene la campagna del SI ed invita a votare SI per abrogare le norme contenute nel comma 17 dell’articolo 6 del decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006 sulle norme in materia ambientale (come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge di stabilità 2016).
Ben oltre i tecnicismi normativi la domanda del quesito referendario a cui saremo chiamati a rispondere è se si vogliono fermare le ricerche petrolifere e l’estrazione di gas e petrolio, entro le 12 miglia dalla costa, quando le concessioni già in atto saranno scadute e ciò anche se nei giacimenti vi fossero ancora gas e petrolio.
Il SI, al di là dell’esito referendario e dell’efficacia di tutela dell’ambiente e del mare (purtroppo non si possono fermare le ricerche e le estrazioni oltre le 12 miglia), rappresenta una scelta di maturità politica, di coscienza ambientale, di indirizzo economico per il futuro, di tutela dei nostri mari.
Votare Sì significa tutelare anche le risorse economiche strettamente legate al mare: pesca e turismo. Quelle più a rischio in caso di un incidente ambientale (sebbene remoto assicurano i geologi delle compagnie petrolifere).
Votare Sì vuol dire avere la consapevolezza che le risorse fossili che in atto sfrutta l’Italia, nel Canale di Sicilia e nel mar Adriatico, tutte insieme nel loro complesso coprono un fabbisogno energetico davvero esiguo rispetto alla domanda di energia dell’intero sistema Paese e che il legame di dipendenza dall’energia che viene dall’estero non può essere spezzato dalla prosecuzione della attività estrattiva in mare (come in terraferma).
Il Sì ha, anche, un significato politico, considerato che la Regione Siciliana del Governatore Crocetta, al di là di ogni motivo di schieramento e di partigianeria, è stata tra le poche, direttamente interessata e coinvolta, che non ha proposto ricorso alla Corte Costituzionale per pervenire al referendum, piegandosi all’orientamento del Governo nazionale e delle lobbies dei petrolieri.
Votare Sì significa rigettare il ricatto occupazionale delle compagnie petrolifere che in Sicilia ha prodotto i guasti ambientali di Gela, Priolo ed Augusta; significa obbligare i prossimi Governi, nazionale e regionale, a ripensare le politiche energetiche di questo Paese e della Sicilia in direzione delle rinnovabili e stimolare la riconversione industriale dei poli petroliferi in Sicilia e nel resto del Paese.
Votare Sì vuol dire spingere l’Italia con decisione sulla strada che ci porta lontano dalle vecchie fonti fossili, che innova il nostro sistema produttivo, che combatte con coerenza l’inquinamento e la febbre del Pianeta.
Votare Sì vuol dire esprimersi sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale per un’economia più giusta, per le energie rinnovabili e sostenibili, per consegnare ai nostri figli ed ai nostri nipoti un Paese più rispettoso dell’ambiente e del futuro di tutti.
Il messaggio di Greenpeace contro le trivelle - Diversi gruppi di subacquei professionisti si sono immersi per Greenpeace in alcune tra le più belle località al largo delle coste italiane per documentare i tesori sommersi minacciati dalle trivellazioni offshore. Da Portofino all’Isola d’Elba, passando per Ventotene, Capri, Santa Maria di Leuca, e in Sicilia, l’associazione ambientalista ha così voluto dare voce alle creature che popolano i fondali marini, ritraendole con messaggi come “Più prezioso del petrolio” e “Salvami dalle trivelle”. «Turchino, blu, azzurro, turchese, verde: questi sono e questi devono restare i colori del nostro mare, un mondo meraviglioso abitato da creature straordinarie e per lo più ancora sconosciute. Non possiamo permettere che tutto questo vada perduto per una manciata di barili di petrolio», dichiara il famoso apneista italiano Enzo Maiorca, testimonial d’eccezione insieme alla figlia Patrizia dell’iniziativa di Greenpeace. «Proteggiamo quella che è, ora e per sempre, la vera ricchezza di noi tutti. Votiamo Sì al referendum del 17 aprile e salviamo il mare».
Gorgonie, stelle e cavallucci marini, pesci e spugne coloratissime sono stati ritratti da subacquei professionisti per far conoscere agli italiani le meravigliose creature che vivono sotto la superficie del mare e che rischiano di subire danni dalle estrazioni di gas e petrolio. Come purtroppo testimonia il recente rapporto di Greenpeace “Trivelle fuorilegge”, le piattaforme offshore stanno già avvelenando i nostri mari, minacciando attività cruciali per la nostra economia come il turismo e la pesca. Se non invertiamo rotta, investendo in energie rinnovabili e riducendo le emissioni di gas serra, rischiamo di compromettere per sempre la salute del mare: i climatologi hanno infatti dimostrato che i cambiamenti climatici stanno già causando l’aumento delle temperature del Mediterraneo, con gravi impatti sull’ecosistema marino.
A Selinunte l'installazione di Ute Pyka e Umberto Leone "I Mandorli della Signora Varvaro", un monito contro le trivelle dei Petrolieri - Sabato 9 aprile alle 18 a Selinunte, nella galleria d’arte Pensiero Contemporaneo (di fronte all’ingresso del Parco Archeologico), s’inaugura la nuova installazione di Ute Pyka e Umberto Leone, intitolata “I mandorli della Signora Varvaro”. La coppia di artisti che ha fondato la propria ricerca sul rapporto uomo-natura, si è concentrata sulle ‘biografie’ degli alberi da cui nascono le loro sculture. ‘Biografie’ che si intrecciano con la storia delle persone e del territorio in cui l’albero è vissuto. E “I mandorli della Signora Varvaro” raccontano la storia attualissima di una natura costretta a soccombere, in nome di un malinteso senso del progresso. « Una storia attualissima – dicono Pyka e Leone – . Un monito, visto che proprio a causa delle prime trivellazioni in cerca di petrolio che si svolsero in Sicilia negli anni Cinquanta, i mandorli della Signora Varvaro non ci sono più. Lo scarico dei reflui che si dispersero nelle campagne intorno alle antiche rovine di Selinunte, fece morire la metà degli alberi». L’inaugurazione che vuole essere anche un’occasione per sostenere le ragioni del SI al referendum abrogativo del 17 aprile contro le trivellazioni, in programma i racconti “Ammare” di e con Salvo Piparo, percussioni di Francesco Cusumano.
Una riflessione sul referedum dell'Azione Cattolica Italiana dela Diocesi di Mazara del Vallo:
La Conferenza Episcopale Italiana ci invita ad affrontare la tematica sul referendum del 17 aprile sulle trivelle alla luce dell’enciclica Laudato sì.
Mons. Galantino, Segretario della CEI, ha affermato che da parte dei vescovi non c’è un si o un no al referendum, ma che essi invitano le comunità cattoliche a creare spazi di confronto e dibattere in maniera approfondita sull’argomento.
Come adulti di Azione Cattolica della diocesi di Mazara del Vallo abbiamo organizzato lo scorso 13 febbraio 2016 a Partanna un convegno sull’enciclica di Papa Francesco, avente come titolo “Idee a confronto per custodire la casa comune”.
Oggi non possiamo esimerci dall’accogliere l’invito dei vescovi e affrontare l’argomento in prossimità della consultazione referendaria.
Il documento del Papa, in verità, non affronta solo temi quali l’ambiente e il clima, ma affronta alcune sfide etiche fondamentali: povertà, diseguaglianza, finanza, economia, agricoltura, stili di vita, alimentazione, ciclo dell’acqua ecc.
Il paragrafo 5 dell’Enciclica recita: “La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società.”
Nella nostra riflessione ci soccorre anche il paragrafo 165, che di seguito si riporta integralmente.
“Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per l'alternativa meno dannosa o ricorrere a soluzioni transitorie. Tuttavia, nella comunità internazionale non si raggiungono accordi adeguati circa la responsabilità di coloro che devono sopportare i costi maggiori della transizione energetica. Negli ultimi decenni le questioni ambientali hanno dato origine a un ampio dibattito pubblico, che ha fatto crescere nella società civile spazi di notevole impegno e di generosa dedizione. La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali. In questo senso si può dire che, mentre l’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una dei più irresponsabili della storia, c’è da augurarsi che l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità.”
Il 17 aprile prossimo saremo chiamati ad esprimerci, ed è giusto che ciascuno si renda conto personalmente su cosa effettivamente saremo chiamati a decidere.
Purtroppo assistiamo ad una disinformazione continua, che a volte sembra rasentare la malafede, sia da parte dei sostenitori del si che del no.
Va ricordato che già oggi, per legge, entro le 12 miglia marine dalla costa non è consentito effettuare nuove trivellazioni. La maggior parte delle concessioni oggi esistenti entro le 12 miglia riguardano l’estrazione di gas metano e solo alcune quella di petrolio.
Il quesito referendario si riferisce solamente alla possibilità di concedere l’eventuale rinnovo alla scadenza dei permessi di ricerca già esistenti entro le 12 miglia della costa e non riguarda le concessioni sulla terraferma e quelli oltre le 12 miglia dalla costa.
Qualunque sia l’esito del referendum, nell’immediato non cambierà nulla, infatti non si avranno sostanziali modifiche dello stato attuale in quanto le prime licenze andranno in scadenza fra cinque anni.
Chi sostiene il SI lo motiva per evitare disastri ambientali e ritiene che l’inquinamento del mare non avviene solamente in occasione di incidenti ma anche durante le operazioni di routine.
I sostenitori del NO affermano che l’estrazione del gas è sicura, il gas non danneggia l’ambiente e gli incidenti possono capitare anche oltre le 12 miglia, sulla terra o per il passaggio di petroliere nel nostro mare.
I sostenitori del SI affermano che le piattaforme che riguardano il referendum, con le loro estrazioni, coprono meno del 1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di quello di gas.
Invece i sostenitori del NO affermano che la produzione italiana di gas e di petrolio copre rispettivamente l’11,8% e il 10,3% del nostro fabbisogno e che l’85% del petrolio estratto in Italia proviene comunque dai pozzi a terra.
Con le trivelle si perdono risorse preziose?
I sostenitori del SI ritengono che dopo il rilascio delle concessioni gli idrocarburi sono di proprietà di chi li estrae e che lo Stato recupera solamente tasse pari al 7% sul petrolio e al 10% sul gas, e inoltre che si perdono posti di lavoro per mancato sviluppo turistico, in numero superiore a quelli che si perderebbero per il mancato rinnovo delle licenze.
I sostenitori del NO affermano che le entrate per lo Stato sono rilevanti (circa 1.200 milioni di euro all’anno) e che inoltre perderebbero il lavoro 10.000 persone; essi ritengono inoltre indispensabile per il Paese il fatto di avere, sebbene nella massima sicurezza, una produzione nazionale di energia propria.
Tutti concordano, anche alla luce di quanto stabilito da 194 stati nella conferenza di Parigi, che la produzione di energia da fonti rinnovabili va aumentata e progressivamente dovrà sostituire la produzione di energia proveniente dagli idrocarburi, ma è indispensabile, per un periodo transitorio, integrare le fonti di energia.
Il costo del referendum è di circa 400 milioni di euro, e affinché esso sia valido dovranno votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto.
Qualunque sia l’esito del referendum il Parlamento potrà sempre decidere come meglio regolamentare la materia.
Una cosa è certa: dato che, qualunque sia l’esito del referendum, si avranno nell’immediato pochi cambiamenti, nella circostanza sicuramente non si è fatto un uso consapevole del denaro pubblico, sia da parte dei promotori, sia di chi non ha voluto abbinare il referendum alle prossime elezioni amministrative.
Prima di decidere in coscienza come esprimersi il 17 aprile vi invitiamo a rileggere attentamente e meditare il paragrafo 165 della Laudato sì.
Buona riflessione
Enza Luppino e Piero Fina don Giuseppe Biondo
(Vicepresidenti Diocesani Settore Adulti) (Assistente Diocesano)
Alcamo riparte da zero è l'evento organizzato dal Movimento Cinque Stelle, che si terrà venerdì 8 aprile, alle ore 17:30, presso la sala Rubino del Centro Marconi. A meno di quindici giorni dal referendum sulle trivellazioni petrolifere, allo scopo di fare un po' di chiarezza sull'argomento è stato organizzato questo convegno/dibattito. Durante il convegno verranno affrontate le ragioni del SI al referendum nell'ottica della Terza Rivoluzione Industriale, i temi dell'Austerity, dell'Energia e dei rifiuti nelle strategie europee, sull'antieconomicità e antiecologismo del modello energetico basato sul petrolio rispetto a quello basato sul modello distribuito e sulle energie rinnovabili.
Infine verrà illustrato al pubblico la nostra proposta per portare in Sicilia e ad Alcamo uno sviluppo concreto e sostenibile... partendo da ZERO... Alcamo a ZERO emissioni, ZERO rifiuti e km ZERO!
"Puntiamo al rilancio di una economia espansiva che veda come tema centrale l’idea di investire risorse nel territorio locale, nelle energie rinnovabili, in una economia sostenibile in gradi di porre le basi del mondo che verrà: quello in cui abiteranno e prospereranno i nostri figli e nipoti, il mondo dopo l’economia del fossile, quel petrolitico ormai avviato verso il suo definitivo tramonto. Con questo referendum, le lobby del petrolio vogliono che l’Italia e il Mare si pieghino ai loro interessi, riportando indietro l’orologio della Storia. Vi aspettiamo venerdì e vi spiegheremo perché andare a votare SI". Interverranno al convegno: Angelo Consoli - Presidente CETRI-TIRES e dir. dell'Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin, Ignazio Corrao - Portavoce M5S Europa, Valentina Palmeri - Portavoce M5S Sicilia, Domenico Surdi - Candidato sindaco M5S di Alcamo