Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
10/04/2016 21:00:00

Marsala, il referendum e le "pezze" della politica

di Rossana Titone -  E’ la città delle pezze, del bitume, dell’approssimazione.
Tutti in coro, come fossero tanti pappagallini, scandiscono il loro No alle trivelle senza però sapere bene nemmeno di cosa si tratti. Lo slogan è sempre lo stesso: il mare non si “spirtusa”
Ma la cosa più comica, del palcoscenico politico di questa Marsala, sono i personaggi stessi che inneggiamo a votare Si e a non disertare le urne il 17 aprile.
Sono gli stessi che hanno come referenti politici deputati regionali che sono favorevoli alle trivelle tanto da essere contrari al referendum. Sono gli stessi che in consiglio comunale si indicano come pd, o in attesa di tessere, e poi fanno circolare sui social locandine contro il governo Renzi e contro questa legge.
Perché andare contro questa legge, voluta da Renzi, è andare contro il loro segretario nazionale. Così, tanto per dire, si tratta di vita di partito, non di movimenti cittadini.
Un esempio? I Democratici per Marsala, il gruppo di Enzo Sturiano e dei ruggirelliani, non la finiscono più con questa storia che tanto sembra gli stia a cuore . Così ,con una locandina slogan, sostengono che il governo ha scelleratamente scelto di indire il referendum il 17 aprile non accorpandolo alle successive amministrative con un conseguente sperpero di danaro pubblico, parlano di danno all’ecosistema e di fare un favore ai grandi petrolieri, gli stessi con cui il governo Renzi, furbastramente, fa accordi. Tutto vero, giustissimo. Ma un conto è se lo dice un movimento di destra, un conto è se lo dicono i new entri piddini.
Se fossi al posto di Renzi di certo le tessere del mio partito se le potrebbero scordare ma non in virtù di chissà quale non democrazia ma ,più semplicemente, per la vita di partito, per le regole che si impongono e per l’osservanza delle stesse che, chiunque, ne faccia parte è tenuto a rispettare. Tutti a fare grandi proclami, nessuno che abbia organizzato un solo convegno “serio” per spiegare al cittadino cosa si voterà e perché.
Poi hanno come referenti gli onorevoli regionali del pd, Milazzo e Gucciardi, Ruggirello.
Ma se io ho come referente politico un punto forte dentro il mio partito, poi seguo il vento opposto e contrario? Qualcuno mi dirà: è la libertà di pensiero dentro un pd, più democratico…
Si, nei sogni.
Diciamo che qualcuno ha pensato bene, invece, di strumentalizzare ottimamente la questione e di fare, all’occorrenza, buonismo politico che tanto piace al popolo. Qui si tratta di coerenza.
Attenzione, nessun fraintendimento, le nostre coste vanno salvate, tutelate, protette e sono contraria alle trivellazioni. Non riesco, però, a capire chi dice in linea teorica e con fermezza di intenti di essere Pd e poi, forse, dello stesso partito non condivide nemmeno una virgola. E’ un cavallo di Troia, ecco cosa è.
Ma la cosa grave in questa Marsala è che i consiglieri tutti, destra –sinistra-sopra e sotto ( per citare Flavio Coppola) sembrano contro le trivelle ma insieme non hanno ancora fatto una azione mirata, chiamata tavola rotonda, per incentivare la gente ad andare a votare visto che il referendum costerà circa 400 milioni di euro e per spiegare che il quesito posto è sulla durata temporale delle trivellazioni già esistenti. Con il referendum si vuole che le concessioni entro le 12 miglia, scadute le concessioni dei 30 anni, non possano avere ulteriori proroghe. Ciò perché sono in pronta scadenza ,nel 2017 e nel 2027, le concessioni date ad Edison ed Eni. Le piattaforme oltre i 12 miglia non sono oggetto del referendum.
A parte slogan da bar non ho visto, scusate se sarò ripetitiva, una sola idea portata avanti ad unanimità dei consiglieri. L’ho scritto più su , questa città è la città delle pezze. Come quelle che sono state messe a copertura di tre basole dell’atrio comunale, quartiere spagnolo per chi non lo sapesse può aprire wikipedia ed indottrinarsi. E pare che, anziché darsi da fare per riportare la storia alla luce e non mortificarla con l’ignoranza del dirigente, qualcuno si sia pure indispettito da palazzo per le foto scattate.
Vorrei assicurare che le foto scattate, in luogo pubblico, sono niente in compenso alla vergogna che si dovrebbe provare nel non aver ancora posto rimedio. L’assessore, tanto caro e puntuale, ha visto lo scempio? Cosa aspetta? i Re magi che portano i doni? Stia tranquillo, portano oro, incenso e mirra…non basole. Chi ha dato l’autorizzazione a ricoprire le stesse di bitume? Le pezze le mettiamo sulle basole o sulla inadempiente amministrazione che pensa alle foto e non al rispetto della storia?
Qualcuno storcerà il naso, ma certe cose vanno dette e soprattutto scritte, Margaret Thactcher , ad un congresso di Conservatori, disse: <<A quelli che mentre parlo aspettano col fiato sospeso l’espressione preferita, la marcia-indietro, voglio dire solo una cosa. Fatela voi la marcia indietro, se volete. La signora non ha intenzione di fare marcia indietro>>