12,00 - Si è appena conclusa la prima udienza del processo per il consigliere comunale Vito Cimiotta. E' stata sollevata dai legali dell'imputato una questione di legittimità costituzionale del decreto di citazione a giudizio, nella parte in cui non prevede l’avviso della facoltà dell’imputato di presentare istanza di messa alla prova entro i termini per l’opposizione. C'è una lacuna normativa, secondo i legali di Cimiotta. Il giudice si è riservato di decidere sulla bontà del dubbio sollevato dal collegio difensivo di Cimiotta, che ha portato anche il riferimento di un precedente analogo a Savona, e comunicherà la sua ordinanza il 9 Maggio. Se sarà di accoglimento, il processo verrà sospeso fino a quando il caso giuridico non verrà risolto dalla Corte Costituzionale.
07,00 - Dopo le indagini, dopo le polemiche in consiglio comunale, le richieste di dimissioni dei Cinque Stelle, dopo la sua sospensione dal Pd, comincia per Vito Cimiotta, consigliere comunale di Marsala, il processo a suo carico per voto di scambio.
Un'inchiesta nata lo scorso autunno e che si riferisce alla campagna elettorale.
Il processo a carico di Vito Cimiotta, giovane avvocato, gucciardiano doc, rampollo del Pd marsalese, arriva a seguito della citazione diretta a giudizio. Decisione presa dalla Procura di Marsala perchè ritenne di avere in mano prove sufficienti per saltare a piè pari il vaglio del Gup.
L’indagine, coordinata direttamente dall'ex procuratore Alberto Di Pisa, è stata svolta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura marsalese. Dall’inchiesta è emerso che Cimiotta, poco prima delle recenti elezioni amministrative, avrebbe promesso un posto di lavoro nel bar dell’ospedale “Paolo Borsellino” a due disoccupati marsalesi, suoi amici di vecchia data (Rosario Novena e Francesco Saverio Bruscino), in cambio di voti per se e anche per il candidato sindaco Alberto Di Girolamo. Così avrebbero raccontato i due disoccupati agli inquirenti, che avrebbero raccolto anche altri riscontri oggettivi e testimoniali. Il sindaco Di Girolamo, comunque, sarebbe stato all’oscuro di tutto e per questo non è stato indagato. Dopo l’avvio dell’indagine, Vito Cimiotta dichiarò: “Con sorpresa e stupore ho appreso dell’indagine svolta a mio carico per l’asserito voto di scambio. A parte l’assoluta fiducia che nutro nella giustizia, spero in una conclusione spedita del procedimento che possa chiarire la vicenda ed accertare la mia assoluta innocenza. Mi riesce difficile pensare alla ipotesi di una promessa di voto a due miei inseparabili amici fin dall’infanzia, che mi hanno accompagnato nell’avventura elettorale unitamente ai loro familiari. Nessun posto di lavoro è stato mai promesso in cambio del voto ad alcuno e tutto ciò sarà provato”.
Cimiotta è stato eletto nella lista del Pd, dopo il turno di ballottaggio, con oltre 500 voti. Dopo la notizia del rinvio a giudizio il consigliere si è sospeso dal gruppo del Pd in consiglio comunale. Cimiotta è inoltre presidente della commissione bilancio a Sala delle Lapidi e da molte parti arrivava la richiesta di dimissioni da tale carica.
Il caso Cimiotta arrivò in concomitanza con il caso Quarto, che ha scosso il Movimento 5 Stelle, ed è stato il motivo di scontro anche a Marsala tra Pd e grillini. Si occupo dell'inchiesta anche il blog di Beppe Grillo parlando di “Pd al Marsala”. E poi arrivarono le richieste di dimissioni da consigliere comunale, in una seduta molto calda, da parte del consigliere pentastellato Aldo Rodriquez.
Su Cimiotta però è intervenuta tutta la politica. Oltre ai 5 Stelle le opposizioni in consiglio comunale chiedevano maggiore chiarezza al sindaco sulla posizione della sua amministrazione più la sospensione da presidente della commissione bilancio del consigliere inquisito. Il Pd invece ha indotto Cimiotta ad autosospendersi dal gruppo, e ha usato toni garantisti. “La nostra posizione è chiara – ha detto il sindaco Alberto Di Girolamo dopo la notizia dell'indagine -, se c'è una condanna occorre dimettersi, ma al momento non c'è e spero per Cimiotta che non arriverà".