Due condanne e un’assoluzione sono state decretate dal Tribunale di Marsala nel processo “stralcio” scaturito dall’operazione antimafia “Eden 2” (19 novembre 2014). Per estorsione è stato condannato a otto anni e mezzo di carcere, nonché a 6500 euro di multa, il 55enne castelvetranese Vito Tummarello. L’estorsione, in concorso i fratelli Rosario e Leonardo Cacioppo, già condannati dal gup di Palermo con rito abbreviato, sarebbe stata commessa, a Castelvetrano, ai danni di Giovanni Ligambi. Della vicenda, nel corso del processo, ha parlato il “dichiarante” Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito del boss latitante Matteo Messina Denaro. “Verso aprile/maggio 2013 – dichiarò Cimarosa - venne a trovarmi un giovane che mi disse essere figlioccio di Patrizia Messina Denaro e nipote di Giovanni Ligambi. Mi chiese aiuto, dicendomi che suo zio non poteva uscire di casa perché c’erano tre persone, i fratelli Cacioppo e Tummarello, che lo volevano uccidere. Da Ligambi, infatti, pretendevano 30 mila euro. E cioè il mancato guadagno per l’inattività, per due mesi, della pizzeria che gestivano e che era stata chiusa in quanto non erano state pagate diverse tasse. Ciò per l’attività di consulenza un po’ pasticciona di Ligambi”. L’ufficio di quest’ultimo sarebbe stato messo a soqquadro, ha proseguito Cimarosa, riferendo quanto gli raccontò un dipendente di Ligambi, da tre persone, tra cui i due fratelli Cacioppo. Qualche ora dopo la devastazione, ci fu un incontro tra i fratelli Cacioppo e Giovanni Ligambi. Lorenzo Cimarosa fece da paciere. “I Ligambi – concluse Cimarosa - si rivolsero a me perché sono cugino di Messina Denaro, anche se non sono mafioso. Quindi, quello che dico io deve essere. Io chiesi a Ligambi di far riaprire il ristorante ai Cacioppo, noti in paese per essere persone molto aggressive. Poi Ligambi mi disse: ‘mi hai salvato la vita’. Seppi, comunque, che dei 30 mila euro ne diede solo 5 mila”. Per concorso in rapina alla Tnt di Campobello di Mazara, invece, è stato condannato a tre anni di reclusione il 28enne Luciano Pasini, all’epoca del fatto (4 novembre 2013) autista della ditta di trasporti. Per l’accusa, Pasini avrebbe fornito “notizie utili” a chi ha organizzato il “colpo” (bottino: circa 100 mila euro), il cui “regista” sarebbe stato un nipote del boss Messina Denaro, il 37enne palermitano Girolamo “Luca” Bellomo, già condannato dal gup di Palermo a 10 anni e 10 mesi. Un ruolo avrebbero avuto anche i fratelli Rosario e Leonardo Cacioppo, anche loro condannati con rito abbreviato. In precedenza, in aula, l’imputato si era difeso dicendo che quando capì che i Cacioppo avevano intenzione di mettere a segno un “colpo”, lui diede loro “notizie false”. Per il pm, però, sarebbe caduto in “alcune contraddizioni”. Per Pasini, comunque, è stata esclusa l’aggravante mafiosa. Altrimenti, la pena sarebbe stata più severa. Per questo motivo si è dichiarato “parzialmente soddisfatto” l’avvocato difensore Giuseppe Incandela. Dall’accusa di concorso nella rapina è stato, invece, assolto il Tummarello, che è stato difeso dall’avvocato Giuseppe Ferro di Gibellina. E’ stato, infine, assolto (“perché il fatto non costituisce reato”) il 51enne marsalese Andrea Pulizzi, funzionario della Motorizzazione Civile. Per lui, l’accusa era quella di essersi introdotto nel sistema informatico della Motorizzazione per “finalità estranee a quelle d’istituto”. Secondo la Dda, avrebbe fornito dati che potevano essere utilizzati per favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro. “La sentenza – commentano gli avvocati difensori Stefano Pellegrino e Francesca Favata – restituisce dignità e pubblica stima a un funzionario modello”. Il Tribunale (presidente del collegio: Sergio Gulotta, giudici a latere Moricca e Pierini) ha disposto risarcimenti per le parti civili: il Comune di Castelvetrano, rappresentato dall’avvocato Francesco Vasile, Libera e Libero Futuro (Domenico Grassa), l’associazione “Paolo Borsellino” (Peppe Gandolfo), il Centro “Pio La Torre” e l’AG Trasporti. Lo scorso 4 aprile, il pm della Dda Maurizio Agnello aveva invocato condanne tra i 12 e i 2 anni di reclusione. La pena più dura (12 anni) era stata chiesta per Vito Tummarello, mentre 6 anni e 8 mesi era stata la richiesta per Luciano Pasini. Due anni, infine, era stata la richiesta per Andrea Pulizzi.
CASSAZIONE. La cassazione conferma le pene ridotte in Appello, a Palermo, per Santo Sacco (ex consigliere comunale a Castelvetrano, ex consigliere provinciale di Trapani ed ex sindacalista) ,Gioacchino Villa e per l’imprenditore salemitano Salvatore Angelo, accusati a vario titolo di concorso esterno e associazione mafiosa ed estorsione . Sacco , Villa e Angelo furono arrestati nel 2012.
Al centro del processo gli interessi del clan del boss latitante Matteo Messina Denaro nell’eolico e nelle nergie alternative. Per Santo Sacco, al quale vengono contestati fatti risalenti all’epoca in cui era consigliere comunale, ruolo rivestito dal 2001 a parte del 2010, la condanna in primo grado a 12 anni di reclusione, comminata dal gup con il procedimento del rito abbreviato, era stata ridotta a 8 anni e 7 mesi. Sacco è stato invece assolto dall’accusa di corruzione. Gioacchino Villa, condannato in primo grado a 8 anni si è visto ridurre la pena a 6 anni e 8 mesi di reclusione, mentre Salvatore Angelo, che in primo grado aveva avuto 13 anni e 4 mesi, è stato condannato a 8 anni e 2 mesi e al pagamento di una multa di 3mila euro. I giudici della corte di Cassazione , poche ore fa, dopo una lunga camera di consiglio , hanno confermato le sentenze di secondo grado ,facendo diventare definitive le condanne. Altri particolari sulla sentenza di poco fa ,si sapranno al rientro dei legali del collegio di difesa e tra i quali c’e’ l’ avvocato Franco Messina