E’ una questione mai risolta quella del sovraffollamento delle carceri italiane e non fa eccezione la Sicilia. A lanciare l’allarme sulla situazione delle case circondariali dell’Isola, nei giorni scorsi ci ha pensato l’associazione Antigone che si occupa dei diritti e delle garanzie nel sistema penale italiano e promuove dibattiti sul modello di legalità penale e processuale del nostro Paese e in particolare raccoglie e divulga informazioni sulla realtà carceraria, per sensibilizzare la società al problema anche attraverso l'Osservatorio nazionale sull'esecuzione penale e le condizioni di detenzione. I problemi delle carceri siciliane non riguardano solo la capienza e la vivibilità degli spazi a disposizione dei detenuti ma anche la qualità della vita, e gli aspetti del lavoro, la formazione, l’igiene e la salute. Dall’ultimo rapporto del Ministero della Giustizia emerge che su 23 carceri in Sicilia, 12 sono sovraffollate e fra queste i due istituti catanesi, quello di Siracusa, Piazza Armerina, Gela, Caltanissetta, Augusta, Agrigento, Termini Imerese, Giarre, Sciacca e Castelvetrano. E fra questi i peggiori sono Augusta (455 detenuti su una capienza di 372), Termini Imerese (99 contro 84), Giarre (64 contro 58) e quello catanese di Piazza Lanza (341 contro 313).
La situazione in provincia di Trapani, per quel che riguarda la distribuzione dei detenuti negli istituti di Favignana e di Trapani è migliorata rispetto al passato. A Favignana sono detenute 90 persone su una capienza di 94. A Trapani, invece, i detenuti sono 355 su una capienza totale di 358. Risulta tra i dodici carceri siciliani sovraffollati quello di Castelvetrano che, su una capienza massima di 44 detenuti ne ospita, invece, 59. Nella struttura di Trapani rispetto al passato e alla visita fatta da Antigone, la situazione è sicuramente migliorata. Il numero dei detenuti ora è nella norma, le segnalazioni riguardavano soprattutto la carenza di personale e degli agenti di custodia, problemi che continuano a persistere. Per quel che riguarda la formazione, vi è la presenza all’interno della struttura di corsi organizzati da enti di formazione esterni. Si va dai corsi di cucina, al restauro del legno, Falegnameria, ecc. Nel carcere di Favignana i detenuti frequentano il corso di scuola media secondaria. Come attività di formazione professionale nell’ultimo periodo è stato attivato un corso di artigianato artistico gestito da un ente di formazione palermitano. Per quanto riguarda le attività lavorative sono gestite dall’amministrazione penitenziaria e impiegano 53 detenuti su due turni.
A Castelvetrano la situazione rispetto all’ultimo rapporto di Antigone non è cambiata molto, il sovraffollamento persiste e la stessa struttura non è adeguata, ha spazi angusti e poca luce. Anche qui vengono organizzati dei corsi di formazione, tra i quali quello di pittura, informatica e giornalismo. Per il lavoro, invece, c’è quello interno dell’amministrazione penitenziaria e quello di alcuni detenuti, pochi, che collaborano con aziende esterne. Molte sono, dunque, le carceri inadeguate in Sicilia e inadeguato e dispendioso, secondo l’allora Governo guidato da Mario Monti, era il carcere di Marsala che nonostante le polemiche e le proteste di politici e sindacati di categoria è stato l’unico carcere siciliano ed unico in Italia ad essere stato chiuso. Se da un lato la decisione del Governo nazionale era volta al risparmio, dall’altro, secondo il sindacato Uilpa ha determinato l’emigrazione di 50 dipendenti in altre strutture e un maggiore sovraffollamento negli altri istituti penitenziari della provincia di Trapani, alimentando una situazione già ampiamente compromessa a causa della carenza di mezzi, della mancanza di personale e di risorse economiche.
In generale – ritornando al rapporto annotato da Antigone - le celle delle carceri siciliane sono sottodimensionate, 3,8 per 3,7 metri con bagno incluso e parecchie di queste ospitano fino a 3 detenuti, sistemati in letti a castello a 3 piani, con condizioni di vivibilità molto basse. “Al limite delle dimensioni minime previste dalla Corte europea dei diritti umani – dichiara l’ex parlamentare Pino Apprendi, referente di Antigone in Sicilia -. Quasi nessun carcere ha un mediatore culturale ed è carente anche la dotazione di medici e psicologi”.
Da pochi giorni Giovanni Fiandaca, l’ordinario di diritto penale dell’università di Palermo chiamato da Rosario Crocetta alla guida dell’autorità che vigila sulle condizioni di vita dei carcerati si è insediato nel suo ufficio di Garante dei detenuti e tra qualche giorno inizierà un calendario di visite per verificare di persona le condizioni di vita all’interno dei penitenziari siciliani. Fiandaca ha già in mente delle priorità da promuovere come l’istruzione, la formazione professionale e le attività lavorative.
“Bisogna creare una rete virtuosa fra i sistemi dell’istruzione, della sanità, della formazione e dello sviluppo economico per rinvenire quante più risorse possibili – afferma Fiandaca –. Bisognerà fare ricorso ai fondi europei. In una prospettiva volta alla rieducazione dei detenuti, l’istruzione, e più in generale l’attività formativa e culturale, sono strumenti fondamentali”. Altro importante punto da verificare, secondo Fiandaca, è il funzionamento dei servizi sanitari all’interno degli istituti.