Lo scorso 31 maggio l’iniziativa era stata presentata alla stampa fra lo scetticismo generale (leggi qui). L’anomalo accordo fra il Movimento 5 stelle all’Ars e il più volte criticato presidente di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo sembrava e sembra più fumo negli occhi che altro.
L’idea era quella di compensare i crediti che gli imprenditori vantano nei confronti della Pubblica amministrazione e che non riescono ad incassare, con i debiti che hanno maturato nei confronti del fisco. Una compensazione che esiste a livello nazionale ma non in Sicilia e che, più volte, i 5 stelle hanno tentato di trasformare in legge all’Ars ma con scarso risultato.
Adesso la si mette in pratica con un provvedimento amministrativo che lascia perplessi ma che sembra funzionare. Nella prima settimana di funzionamento degli sportelli ‘Ripartimpresa’ ammonterebbero a ben 70 milioni di euro i crediti e i debiti che le imprese hanno richiesto di poter compensare.
“I numeri – dice l’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo – sono più che lusinghieri. Specie se si raffrontano i 70 milioni di euro richiesti in compensazione in pochissimi giorni, con i miseri 114 mila euro compensati l’anno scorso”.
E non sono soli i volumi a fare bene sperare. I telefoni “roventi” nelle nove sedi provinciali di Riscossione Sicilia, con imprenditori a caccia di informazioni per capire come appianare le proprie pendenze con la pubblica amministrazione, sono un ottimo viatico per il futuro prossimo.
La settimana scorsa a chiedere la compensazione crediti/debiti sono state anche imprese molto note in Sicilia. Una, operante nel settore caseario, punta a recuperare cinque milioni di euro di crediti dalla PA per sanare parte delle sue pendenze. Una grande boccata di ossigeno potrebbe arrivare pure per una ditta che opera nel campo dei servizi di pulizia, che ha chiesto di compensare i 40 milioni di euro di crediti che vanta con gli Ato, con il suo debito complessivo di circa 30 milioni di euro.
A far fronte alle richieste che arrivano a Riscossione Sicilia sono una quarantina di dipendenti, suddivisi nelle nove sedi provinciali. Per facilitare il contatto con i cittadini l’ente riscossore ha chiesto l’attivazione di un numero verde dedicato, mentre presto organizzerà corsi per informare dettagliatamente commercialisti ed avvocati sulle procedure da seguire per chiedere la compensazione. L’operazione di compensazione può essere avviata, oltre che tramite i nove sportelli provinciali di Riscossione, mediante il sito dell’ente.
“Ripartimpresa” (che poggia sul robusto pilastro normativo dell’articolo 28 quater del D.P.R. 602/73 e successive modifiche ed integrazioni) nasce da una proposta del M5S lanciata in commissione Bilancio all’Ars, raccolta da Riscossione Sicilia, dopo essere stata colpevolmente e reiteratamente ignorata da governo e maggioranza.
“E’ doveroso riconoscere – dice Fiumefreddo – che il M5S è stata l’unica forza politica a caldeggiare l’operazione di compensazione nel silenzio generale di maggioranza ed opposizione. Riscossione non poteva non prenderla in considerazione, visti gli enormi vantaggi che comporterà per le aziende e per l’economia isolana e anche in considerazione del fatto che con questa operazione si adempie ad un obbligo di legge”.
“La richiesta della compensazione debiti/crediti delle imprese – afferma il deputato M5S Giancarlo Cancelleri – era stata avanzata da noi anche in occasione delle ultime finanziarie, ma l’emendamento relativo è stato sempre bocciato. Era assurdo che non si attivasse in Sicilia. Questa può essere la risposta alla denuncia di ieri dell’Ance. Anche così riparte l’economia”.
Proprio ieri un rapporto presentato dall’associazione costruttori edili denunciava l’enorme problema determinato dalla lentezza della pubblica amministrazione nel pagare le imprese in Sicilia, con ritardi di quasi sette mesi, a fronte di termini fissati per legge di 60 giorni. Cosa che avrebbe contribuito a determinare una contrazione degli investimenti in Sicilia.
I requisiti per potere mandare in porto l’operazione di compensazione sono pochi ma ferrei: i crediti nei confronti di Stato, Regioni, Comuni e aziende sanitarie ed ospedaliere dovranno essere non prescritti, certi, liquidi, esigibili e, soprattutto, certificati. Le pendenze nei confronti della PA che possono essere azzerate dai crediti vantati sono molteplici: Iva. contributi previdenziali, Ici, Tari, Tasi, e perfino le multe automobilistiche.
“La compensazione – ha detto il capogruppo M5S Angela Foti, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, tenuta lo scorso 31 maggio a palazzo dei Normanni – dovrebbe essere una realtà in tutta italia, grazie ad un emendamento del nostro deputato alla Camera, Mattia Fantinati, approvato nel contesto della legge di stabilità. Invece qui in Sicilia, fino a ieri, è rimasta praticamente lettera morta”.
I numeri che “Ripartimpresa” porta in dote sono a dir poco clamorosi. I dati forniti da Banca D’Italia, MEF (Ministero dell’Economia e Finanze) e Unimpresa raccontano di un debito di circa 12 miliardi della pubblica amministrazione nei confronti di 46 mila aziende siciliane. Da questo dato, tra l’altro, sono fuori i professionisti (che potranno pure beneficiare della compensazione) che sono valutabili nell’ordine di 50 mila unità.
“Dodici miliardi – afferma Cancelleri – è una cifra spaventosa. Se solo si riuscisse a compensarne una parte, l’intera economia isolana ne trarrebbe un enorme beneficio, evitando anche il possibile tracollo di numerose imprese; non sono poche, infatti, quelle che sono andate incontro a fallimenti per mancanza di liquidità, in attesa di pagamenti da parte della pubblica amministrazione che in Sicilia non arrivano mai”.
I vantaggi di “Riaprtimpresa” sono molteplici. E non solo per i titolari delle imprese. A beneficiarne saranno infatti anche tantissimi dipendenti, su cui spesso finiscono per riverberarsi i ritardi dei pagamenti ai loro datori di lavoro. Senza contare che in caso di fallimento sarebbero i primi a finire per strada. L’azzeramento dei debiti previdenziali, inoltre, consentirà a tantissime imprese di risalire sulla giostra degli appalti, da cui erano state estromesse a causa del durc (il documento che attesta la regolarità contributiva) non in regola.