Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
12/09/2016 06:40:00

Il Patto per la Sicilia è un bluff pazzesco. Le false promesse, da Renzi... a Di Girolamo

Lo sappiamo. In politica la bugia è la regola. E la toccata di culo è il must.
E la Sicilia è sempre terreno fertile per bluff propagandistici, che anche se non hanno fini elettorali fanno sempre comodo a lustrare l’ego di chi ha un pochetto di “potere”. Questi sono i giorni del Patto per la Sicilia. Uno dei più grandi bluff di Matteo Renzi e soci nei confronti dei siciliani.

Sul Patto per la Sicilia, si è imbastita una bugia generale che fa passare un messaggio totalmente distorto. E’ questo: il Governo Renzi dà dei soldi alla Sicilia, grazie all’intervento di Crocetta e grazie ai deputati regionali e ai sindaci che hanno fatto del buon lavoro.
Qualcuno mente. Perchè non c’è nessuna “nuova risorsa” per la Sicilia. Gli investimenti non sono “nuovi”. E il Governo Renzi non si è accorto, così, dello stato d’arretratezza del Sud Italia. Qualcuno prende in giro i siciliani, perchè quei soldi ce li “dovevano” da anni. Niente di nuovo, nessun bonus. E’ la storia di questa terra, far passare come straordinario qualcosa di non solo ordinario ma dovuto.
Qualcuno dice bugie. E le dicono un po’ tutti. Da Renzi a Crocetta, ai deputati regionali, agli stessi sindaci. Sono loro che si stanno lasciando andare in dichiarazioni di compiacimento per il proprio lavoro. Che ringraziano Renzi e Crocetta per il regalo fatto. Avrebbero voluto essere tutti lì, o quasi, i sindaci siciliani. Alla Valle dei Templi, a toccare “san Matteo” e “san Rosario”. Ci volevano essere tutti, ma chi non è andato si è lasciato andare in dichiarazioni del genere.
“La città si appresta a vivere una nuova stagione di opere e lavori. Dal Patto per la Sicilia giungeranno a Marsala quasi 30 milioni di euro destinati a finanziare servizi e infrastrutture di grossa importanza, con positive ricadute per l’intero territorio comunale”. A parlare è il sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo che annuncia, appunto, l’arrivo di 30 milioni.
Bene, bravi. Ma, ripeto, è un bluff. Perchè quei soldi per interventi importanti a Marsala erano stati già previsti anni fa. Allora non si tratta di nuovi investimenti. Perchè è stato tutto già “finanziato” prima. E anzi ci devono spiegare perchè hanno fatto tardi, ammesso sempre che questi soldi arriveranno. Perchè hanno ridotto il totale degli impegni per il Meridione rispetto a due anni fa. Devono spiegare qual è l’idea, nuova, per il Mezzogiorno.
Ecco. A Marsala gli interventi riguardano: il 5° lotto fognature del centro urbano (1 milione e 975 mila euro), il completamento della rete fognaria nelle periferie (6 milioni e 188 mila), la rete fognaria per i lidi (7 milioni e 800 mila), il completamento della rete fognaria cittadina (9 milioni e 316 mila), il completamento di Palazzo Grignani (1 milione e 300 mila euro) e l’adeguamento del Chiesa del Collegio per trasferirvi il Museo degli Arazzi ( 3 milioni di euro). Tutti interventi previsti prima, e oggetto di diversi capitoli di finanziamento.
Ma qui è un riciclo di soldi e di annunci, di foto e selfie sorridenti. Un po’ davanti ai templi di Agrigento, un po’ a Napoli. Una storia che si ripete, ad ogni latitudine.

Facciamo un esempio. La rete fognaria a Marsala. Il primo finanziamento - in totale di 23 milioni di euro - è stato introdotto nel 2012 con delibera del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica. Interventi poi reintrodotti in un altro documento, due anni dopo, nel 2014, sempre firmato dal Cipe. E qui entra in gioco una sigla che crea sempre tante aspettative. Fsc, il Fondo sviluppo e coesione. Che sono quegli investimenti che lo Stato Italiano affianca agli interventi dell’Unione europea per il Sud. Ma anche in questo caso gli interventi economici per il sud si fermano, attendono un motivo per pomparli meglio sulla propaganda.
Il bluff, lo ha spiegato molto bene La Stampa, qualche mese fa, quando Renzi aveva cominciato il suo giro. Vi ripropongo il passaggio:


Tutti i discorsi sul Sud fanno capo a una sigla: Fsc. È il Fondo Sviluppo e Coesione, il canale di finanziamento nazionale che corre in parallelo ai fondi europei. Il Fondo si dispiega in cicli di sette anni e per legge l’80% dei soldi vanno al Sud. Quello attuale inizia nel 2014, mentre si insedia il governo Renzi. Ma non se ne sa nulla fino al 30 luglio 2015, quando lo Svimez (Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno) anticipa il suo rapporto annuale, parlando di crescita inferiore a quella Greca, allarme povertà, «sottosviluppo permanente». Lo scrittore Roberto Saviano lancia un appello al premier, che risponde a modo suo: una settimana dopo convoca una direzione Pd ad hoc e annuncia per settembre un «masterplan per il Sud». Viene pubblicato a novembre. Ora si cominciano a firmare i patti che dovrebbero attuarlo.
Dunque in un ciclo di investimenti di sette anni si parte con due anni e mezzo di ritardo. Nel frattempo la dotazione del Fondo si è sensibilmente ridimensionata: da 55 a 38 miliardi. E gli altri 17? Prelevati dal governo come a un bancomat per le più diverse esigenze dalla banda larga al piano per la ricerca ai beni culturali, per i quali il criterio di distribuzione geografica è stato capovolto: al Sud solo il 27% (peggio che con lo Sblocca-Italia, che aveva destinato solo il 38%).


In più il 70% di questi nuovi investimenti sono in realtà stati stanziati da governi precedenti. Parliamo del 2012, ad esempio, per gli interventi alle fognature marsalesi. Fondi introdotti nel 2012, poi riconfermati nel 2014, adesso ritirati fuori spacciandoli come nuovi.
Mente, allora Matteo Renzi. Mente anche Rosario Crocetta. Mentono i deputati regionali. Dicono bugie anche Antonella Milazzo, unica deputata regionale marsalese, e il sindaco Alberto Di Girolamo.
Ma a questo ci siamo abituati, un po’. Alle bugie della politica, ai bluff elettorali che si fanno.
Però c’è una cosa che proprio non digerisco. Eccola.

“Ringrazio il governatore Crocetta per avere inserito nel Patto le risorse per Marsala. Un ringraziamento anche all’assessore regionale Baldo Gucciardi e al deputato marsalese Antonella Milazzo per l’appoggio dato in questi mesi”, parola di Alberto Di Girolamo. E come questa ci sono tante altre dichiarazioni di tanti altri sindaci che proni si inchinano al santo per dare l’opportunità di dire alla gente “sto facendo qualcosa”. Ma è un riciclo.
Un sindaco non può, non può, ringraziare un governo regionale e dei deputati regionali per fondi che erano dovuti, che erano in ritardo. Il sindaco non può dire grazie perchè si sono aspettati 4 anni per avere rinnovata una promessa. E chissà quanto si deve ancora aspettare per vedere concretamente quei soldi. Un sindaco, in sostanza, deve chiedere spiegazioni al Governo su questi ritardi e non abboccare alla propaganda, alla passerella. Altrimenti fa parte del gioco.


Francesco Appari