Un’altra ex dipendente “C&C Group”, un’azienda con sede a Paceco e stabilimenti a Marsala operante nel settore della produzione e commercializzazione dei gelati, ascoltata nel processo che vede imputato, per estorsione in danno dei lavoratori, l’85enne palermitano Carlo Cefalù, conferma le accuse. “Lavoravo dalle 8.30 alle 14.30 – ha dichiarato in aula la lavoratrice - e mi davano 400 euro al mese. Spesso anche in ritardo. E a chi si lamentava, veniva risposto che potevano anche andare via”. Il processo si svolge davanti al giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte. Cefalù è accusato anche di aver messo in commercio gelati “non genuini”. Ad assistere gli ex dipendenti, costituitisi parte civile, è l’avvocato Vito Cimiotta. Parte civile anche la locale associazione antiracket rappresentata dall’avvocato Peppe Gandolfo. Anche altri ex dipendenti, in aula, avevano già confermato le accuse. I fatti contestati risalgono al 2007. Dodici, in tutto, i lavoratori sulle cui buste paga l’imprenditore avrebbe fatto la “cresta”. Imputati sono anche i marsalesi Giuseppe Cudia, di 55 anni, e Salvatore Abate, di 46. Il primo, anche lui dipendente della “C&C Group”, è accusato di tentata estorsione in danno di Carlo Cefalù. Avrebbe tentato di costringere il Cefalù a cedergli, senza esborso di denaro, lo stabilimento marsalese della “Azzurra” gelati. E con Abate, Cudia è accusato anche di avere calunniato Carlo Cefalù.