Don Vito Caradonna non si arrende. Condannato a due anni di reclusione (pena sospesa), con sigillo della Cassazione, per tentata violenza sessuale su un uomo, ha infatti chiesto ai suoi difensori di avviare l’iter per arrivare alla revisione del processo. A rivelarlo sono proprio i legali del prete, gli avvocati Stefano Pellegrino e Rosa Tumbarello, che in una nota affermano: “I Giudici, pur emettendo una sentenza di condanna, hanno formulato una prognosi favorevole in ordine alla condotta futura del parroco e gli hanno concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. Ma questo non può accontentare l’assistito, il quale, per ovvie ragioni etiche e morali ha chiesto di impugnare la sentenza della Cassazione ricorrendo alla revisione della sentenza stessa. Infatti, nel corso del processo e dopo la sentenza di primo grado del marzo 2013 sono state scoperte nuove prove che potrebbero discolpare don Vito Caradonna, invalidando il giudizio dei primi giudici, e che possono essere fatte valere - concludono gli avvocati Pellegrino e Tumbarello - solo nel processo di revisione. Sarà dunque la Corte di Appello di Caltanissetta a pronunciarsi definitivamente sulla vicenda giudiziaria e sulle accuse della persona offesa che la difesa, pur rispettando la sentenza, continua a ritenere infondate e strumentali alla richiesta risarcitoria”. La difesa chiederà, dunque, la revisione del processo. Ma non sarà facile ottenere un nuovo processo. Occorrono nuove prove di una certa rilevanza. La scorsa settimana, la Cassazione ha reso definitiva la condanna inflitta il 18 febbraio 2013 dal Tribunale di Marsala, poi confermata dalla Corte d’appello di Palermo il 28 gennaio 2015. All’indomani della sentenza di primo grado, don Vito fu sospeso “a divinis” dal vescovo Mogavero. I fatti contestati risalgono al febbraio 2005. Ad accusare il prete è stato un uomo di 38 anni (P.L.C.) che nel corso del processo ha ribadito che don Vito lo invitò nella canonica della chiesa di San Leonardo per prendere un caffè e che mentre era “stordito” (l’uomo ha sempre avuto il sospetto che nel caffè sia stato messo del sonnifero) avrebbe tentato di abusarne sessualmente. “Ad un tratto – ha dichiarato P.L.C., che adesso vive in Germania – don Vito mi ha aggredito”. La presunta vittima ha aggiunto che comunque riuscì a divincolarsi e a fuggire. All’uomo che ha accusato il prete, il Tribunale di Marsala riconobbe un risarcimento danni di 25 mila euro. Nel 2012, intanto, il vescovo aveva trasferito don Vito a Santa Ninfa. La presunta vittima dell’abuso, il 18 giugno 2012, fu ascoltata dal Tribunale in videoconferenza dalla Germania, dove si era trasferita per ragioni di lavoro. “E non è vero – concluse – che ho chiesto del denaro per non sporgere denuncia”. Nel corso del processo, infatti, l’allora vescovo di Mazara Calogero La Piana, in aula aveva dichiarato: “Fui avvicinato da un uomo che mi disse di essere stato vittima di un tentativo di violenza sessuale da parte di don Vito Caradonna, ma che era disposto a chiudere la vicenda se indennizzato con una somma di denaro. Non diedi peso a quell’accusa e non feci denuncia”.