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26/09/2016 15:15:00

Céline testimone dell'Europa, e un confronto con De Mauro

 di Antonino Contiliano

 

Dopo il discorso sul divenire-Europa (1 Settembre 2016), svolto a proposito dell’Europa odierna da Tullio De Mauro – noto linguista italiano – nell’atrio del “Carmine” di Marsala in occasione della Cittadinanza onoraria conferitagli dall’attuale Amministrazione cittadina in carica, un altro discorso scritto (legato al luogo-tempo Europa) è presente in Città.
Il discorso altro sull’Europa è invece il Céline testimone dell’Europa di Stefano Lanuzza, scrittore, saggista, storico e critico letterario. Il libro, pubblicato per i tipi di «Prova d’Autore» (Catania, 2016), è qui opportuno ricordare che da settembre è presente negli scaffali della biblioteca comunale “Struppa” di Marsala. L’opera è stata donata all’istituzione bibliotecaria da chi scrive.
Seguendo l’indice dell’opera di S. Lanuzza (una delle ultime che l’autore dedica allo scrittore francese “maledetto”, le cui parti recano i titoli di: Céline testimone dell’Europa, Céline medico e scrittore, Metamorfosi céliniane, Paranoia della Storia, Lingua e stile di Celine, L’understatement e il dolore, Congeniale Céline. Cui s’aggiunge l’intervista con lo scrittore francese Ah, arrivederci e grazie!), si può notare quanto complessa ed estesa sia l’indagine di Stefano Lanuzza: un’indagine, fra l’altro, che si coagula nella formula del libro-dibattito e risponde alle diverse domande poste da un nutrito gruppo di studiosi.
Chi scrive, intanto, desidera richiamare, seppure in termini schematici, l’attenzione solo sul tema ‘Europa’, o sulla ‘visione’ emergente dal linguaggio usato da Céline (1894-1961) e Tullio De Mauro (vivente a cavallo tra il XX e il XXI secolo). L’‘anomalo’ Céline, inventore d’uno stile letterario nuovo e irriducibile anarchico antisemita processato e condannato nell’immediato secondo-dopoguerra quando altri, invece, sono stati onorati e decorati (ma qui basta, ora, un cenno, rimandando ad altra occasione l’argomento).
Pertanto, riportando una citazione in stralcio da Rigodon («romanzo che chiude la Trilogia del Nord», p. 25), Lanuzza, a proposito del pensiero céliniano sull’Europa, mette il lettore davanti la diretta dichiarazione di Céline stesso: «L’Europa è morta a Stalingrado…Il diavolo ci ha la sua anima! Che se la tenga!...l’impestata puttanaccia!». Qui non c’è soltanto il riferimento alle distruzioni provocate in Europa e dall’Europa (e l’insieme degli alleati) dalla/della Seconda Guerra mondiale e dal nazifascismo; l’altro riferimento, in questa sentenza stilisticamente segnata da una virulenta satira, è il patto di non aggressione di Stalin/Hitler nella seconda guerra mondiale e il fallimento dell’esperienza del comunismo burocratico e criminoso di Stalin.
Profetica sentenza, quella di Céline! Anche l’odierna Eu non sfuggirebbe a quel giudizio demistificante! Sempre in guerra e in mezzo alla cura dei disastri e delle diseguaglianze in vista del vanto di una supremazia e di un dominio propri. Una politica estera e interna propagandata in nome di una presunta propria superiorità di gens, cultura e capacità di civilizzazione. E l’Europa odierna, quella dei mercati finanziari globali, della perdita dell’autonomia e delle sovranità nazionali, non ha fatto altro che peggiorare i disastri e le economie dei disastri di questa presunta superiore civiltà europea. Azioni che scelgono il continuum delle guerre (umanitarie o democratiche…!) o delle lotte per le energie, o delle dittature protette e delle vistose campagne di neocolonizzazione guerresca a danno delle popolazioni più esposte e deboli (poveri, migranti…), o delle guerre delle monete (BRIC) e fra le grandi banche (né pubbliche né comuni), o delle lotte delle/fra multinazionali per accaparrarsi il monopolio dei diversi settori produttivi (agricoltura, industrializzazione, alimentazione, farmaceutica, servizi…), non esclusi quelli dei nuovi mercati della comunicazione e del web. Una visione e un giudizio diversi dal discorso sul divenire-Europa fatto da Tullio De Mauro a Marsala (1 settembre 2016) in occasione del conferimento della Cittadinanza onoraria.
Si potrebbe dire senz’altro ottimista e speranzoso il discorso che il De Mauro dedica all’Europa dalla sua nascita mitica e fino agli assetti odierni delle politiche unilaterali o bi-multi-laterali. Ma lasciamo, seppure in stralcio e fermo-memoria (non possediamo il testo scritto), la parola del discorrere dello studioso romano. Un percorso chiaro e lineare tra ‘debiti’ e ‘crediti’ del continente Europa. L’uso della categorizzazione economico-finanziaria – dall’inizio alla fine del discorso del linguista De Mauro –, sicura mediazione metaforica, ha senz’altro contribuito al successo della comunicazione pubblica dello stesso.
Tra i debiti quelli che il continente europeo deve all’Africa (l’origine dell’homo sapiens…) e all’Oriente (la scrittura, la numerazione indo-arabica e la rivoluzionaria introduzione dello “zero” come numero). Sul numero zero e il suo ingresso in Europa si potrebbero ripescare gli anatemi di scomunica lanciatigli addosso dall’Europa teologica cristiano-cattolica medievale. Ma di questo peccato della civile Europa storica, qui, per ovvie ragioni, non è luogo a procedere.
Ma ora diciamo dei ‘crediti’ di cui al sapiente articolato del linguista romarsalese. Tra i crediti, di cui si è fatta autrice e offerta di civile progresso l’Europa di De Mauro, l’introduzione e la diffusione del metodo sperimentale, la convinzione filosofico-speculativa dell’esistenza di un ordine unitario delle cose del mondo, il circolo virtuoso tra scienza, tecnica, economia e solidarietà sociale ad ampio raggio.
Evidente, a questo punto, anche se detto succintamente, appare che l’Europa storica e culturale tracciata da Céline (il ‘maledetto’ Céline) attraverso i suoi connotati laceranti e demistificante crtica, è altra da quella dello studioso romarsalese Tullio De Mauro (come si può leggere dalla data con cui il linguista chiude la premessa al suo Lezioni di linguistica teorica (Laterza, Bari, 2008), è qui opportuno ricordare che De Mauro vive in “Contrada Spagnola (Saline di Mozia)”, Marsala. Cosa che ci ha suggerito il neologismo romarsalese.
Non a margine, inoltre, l’intento di scrive, ricordando la promessa e l’impegno dell’Amministrazione cittadina (nell’occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Tullio De Mauro), ossia quello di non dimenticare di riprendere e continuare i discorsi sulle metamorfosi del continente europeo. Non ci auguriamo, quella scena, come unica e sola apertura e chiusura di sipario!