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26/09/2016 06:35:00

La patacca delle Olimpiadi e la resa dei 5 Stelle, che vogliono prendersi la Sicilia

 Non mi ha mai convinto la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Per i costi, perchè questo paese si è già diviso molto sull’Expo di Milano, perchè Roma è incasinata per i fatti suoi. Perchè alla base c’è un tentativo del Governo Renzi di nascondere sotto il tappeto i problemi del Paese.

Virginia Raggi e tutti i grillini avevano già detto in campagna elettorale che sarebbero stati contro la candidatura della Capitale alle Olimpiadi. Quindi nessuna sorpresa al no ufficiale. Nessuna sorpresa a quello che tutti si aspettavano, cioè al no di un movimento, di un sindaco che si è insediato da qualche mese e che non sa ancora quali sono i problemi della città, che non è una città qualsiasi. Nessuna sorpresa per un no che è molto ideologico.
Quello di Roma è uno scontro che coinvolge tutto il paese, e che è arrivato anche in Sicilia che si appresta alla marcia di avvicinamento alle elezioni Regionali.
Uno scontro generazionale tra modi di intendere la politica e i grandi eventi.
Se Palermo è stata l’occasione per i 5 Stelle di dimenticare cosa è successo a Roma una riflessione sull’ambizione grillina bisogna farla però.
Perchè dal Movimento 5 Stelle ci si aspetta di più. Ad esempio un po’ di educazione. Il fare del “io so io, so nuovo, e voi non contate un cazzo” è da spacconi e un po’ cafoni. Questa storia del pacco della Raggi a Malagò è una caduta di stile di una ragazza catapultata in una realtà non sua. Una maleducazione nascosta dal sorriso e dalle celentiane pause durante la proiezione delle slide di renziana memoria. Dall’altra parte c’è il ruffianesimo e montato baciamano, da prima repubblica andreottiana, e con l’ossessione per l’immagine di Malagò alla sindaca, una volta assicurato della presenza dell’obiettivo dei fotografi puntato su di loro.

Ha fatto bene allora il Movimento 5 Stelle a dire no alle Olimpiadi? Sono contrario alle olimpiadi, l’ho detto, ma avrebbe potuto percorrere questa sfida.
Per diverse ragioni. Uno dei motivi che hanno portato, già in campagna elettorale, ad anticipare il no era la paura della speculazione, degli affari, della corruzione, di un sistema di potere che avrebbe fatto ancora porcherie. In questo modo però i 5 Stelle danno ragione a chi li accusano di predicare onestà col culo degli altri. Ecco, l’eliminazione dei sistemi di potere, delle cricche, di un nuovo percorso di gestione della cosa pubblica, credo derivi proprio dall’invadere, con pratiche innovative e limpide, quei terreni che sono occupati, appunto, da classi dirigenti che hanno creato danni nel passato. Mollando la presa in questo modo si fa intendere che non si è capaci di far fronte ad un sistema affaristico, solo ipotizzato, ricordiamolo, che poteva girare attorno alle Olimpiadi. In sostanza, da una forza politica nuova, giovane, che ha battagliato con slogan ormai noti, ci si aspettavano atteggiamenti innovativi, una terza via alle olimpiadi che diventassero esempio per molte altre cose. Che diventassero esempio per le ricostruzioni post sciagure, che diventassero pratiche straordinarie ma al tempo stesso ordinarie nella gestione di grandi eventi, attesi, da una collettività che è stanca di pompose macchinazioni dei soliti noti. Con la rinuncia, il Movimento 5 Stelle non stupisce nessuno. Ma può spegnere l’ambizione di molta gente a far cose innovative e pulite. Si è parlato di Parigi, e della sindaca che sta portando avanti la candidatura alle olimpiadi del 2024 dopo scontri molto aspri con il governo centrale imponendo un proprio modello alternativo basato sullo sfruttamento di infrastrutture e risorse esistenti e di interventi low cost. Una terza via, quindi ci sarebbe. Magari non è applicabile ovunque, ma, ripeto, in questo momento sono i 5 Stelle che la devono trovare. E lo devono fare sul campo, mettendo le mani nella merda e tirarci fuori dei fiori. E con quanta merda c’è in Sicilia le Olimpiadi sembra poca roba.

Francesco Appari