Resta in carcere Nicolò Girgenti, l’uomo che è accusato di aver ucciso il maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi. E la difesa ricorre adesso alle perizie chimiche e balistiche per scagionare il bracciante agricolo arrestato tre settimane dopo l’assassinio.
Un omicidio avvenuto la notte del 31 maggio scorso, a Marsala, nelle campagne di Ventrischi. Mirarchi di origini calabresi, ma da anni a Marsala, era vice comandante della stazione di Ciavolo. La notte del 31 maggio si trovava in servizio per la periferia di Marsala, assieme ad un collega, appostato nei pressi di una serra in cui poi sono state trovate sei mila piante di marijuana. Lì i due hanno sentito dei rumori e hanno intimato l’alt e acceso la torcia. A quel punto sono partiti circa sette colpi. Uno ha reciso l’aorta al maresciallo Mirarchi che è morto il giorno dopo all’ospedale Villa Sofia di Palermo.
A Marsala si sono svolti i funerali solenni,con la presenza di molte autorità, dal Comandante Generale dell’Arma, Tullio Del Sette, al Ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Le indagini sull’omicidio Mirarchi sono state coordinate dalla Procura di Marsala e svolte dal Comando Provinciale dell’Arma, con l’ausilio dei Ros, dei Ris di Messina e della squadra speciale dei Cacciatori di Calabria. Il pool di investigatori sono arrivati a Girgenti dopo avere messo sotto torchio il proprietario delle serre con seimila piante di canapa, Francesco D’Arrigo di 54 anni, arrestato qualche giorno dopo l’omicidio. I tabulati telefonici, lo Stub, e alcuni indizi rinvenuti sul luogo del delitto hanno portato gli inquirenti a ritenere Girgenti una delle persone presenti sul posto e che abbiano fatto fuoco. Mentre continuano le indagini per individuare altre persone presenti sul posto, visti due tipi di bossoli rinvenuti.
Intanto il consulente tecnico della difesa di Girgenti Alessandro Teatino ha avviato gli esami chimico-forensi sui 74 campioni di concimi, fertilizzanti e torba fertilizzata prelevati dai carabinieri, su richiesta del legale Vincenzo Forti, nell’abitazione del 45enne bracciante agricolo. Addosso al corpo e agli abiti di Girgenti gli inquirenti hanno rilevato sostanze che collegano all’uso di un’arma da fuoco. Per l’avvocato Forti invece si tratta di sostanze che si trovano nei prodotti maneggiati da Girgenti nel suo quotidiano lavoro in campagna. “Già dalle etichette di questi prodotti – dice l’avvocato Forti – si evince la presenza delle sostanze rilevate nell’esame stub sul corpo e sugli abiti di Girgenti e che il Ris di Messina ha ricollegato all’uso di armi da fuoco. Tuttavia, il numero di particelle ritrovate e la loro posizione (nessuna sul volto, che il primo dove vengono ritrovati su chi spara) da alla difesa la certezza che le sostanze trovate addosso a Girgenti siano da collegare al suo lavoro e non a spari”. La difesa ha nominato anche un consulente balistico, Gianfranco Guccia, che è stato autorizzato dalla Procura di Marsala ad acquisire gli atti del sopralluogo fatto a Ventrischi per ricostruire la dinamica dell’omicidio e inoltre ad analizzare i tutti i bossoli in possesso del Ris. “All’esito di queste consulenze di parte – conclude il difensore – saremo in grado di dimostrare la totale estraneità di Nicolò Girgenti ai fatti contestati”.
Nessuna traccia, intanto, sui presunti complici dell’omicida. In questi mesi il ricordo del maresciallo Mirarchi è rimasto vivo. Anche grazie ad iniziative benefiche come quelle di don Francesco Fiorino che ha avviato una raccolta fondi per una borsa di studio da donare ai figli del carabiniere ucciso.