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03/10/2016 06:00:00

Rifiuti, ecco il nuovo piano di Crocetta. Un inceneritore in provincia di Trapani

 Abbattimento del 50% della parte secca dei rifiuti da conferire in discarica a partire dal primo novembre, azzeramento del conferimento in discarica della parte secca a partire dal primo gennaio. Un po’ per rispondere alle indicazioni e un po’ per allungare la vita delle discariche presenti in Sicilia, allontanando sempre di più il pericolo di una drammatica emergenza tra sei mesi paventato dal ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta interviene ancora una volta nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Questa volta lo fa con un decreto ordinatorio, non dunque con i poteri dell’emergenza le cui ordinanze hanno precise scadenze, con cui prova a spingere il più possibile sulla strada che porta a un abbandono delle discariche grazie anche a un aumento della raccolta differenziata.

Il decreto è solo un pezzo di una strategia in due mosse (per il momento): l’altro pezzo è il piano dei rifiuti su cui ha lavorato l’assessorato guidato da Vania Contraffatto. In verità, ha spiegato l’assessore, si tratta di un aggiornamento del piano “preparato nel 2012 e approvato poi nel 2015”.

Un aggiornamento, che deve essere asseverato dalla giunta di governo, che porta sostanziali novità soprattutto sul fronte della cosiddetta valorizzazione (“Che non si parli solo di termovalorizzazione” ha ribadito Crocetta) del rifiuto a valle della raccolta differenziata. Sia nel primo caso che nel secondo il principio guida è chiaro: non è la regione responsabile diretta della raccolta e smaltimento dei rifiuti ma lo sono i Comuni e i titolari delle discariche. Non è cosa di poco conto e ritenuta parecchio rilevante dallo stesso presidente della Regione che insiste molto sulle responsabilità della mancata raccolta differenziata: “Le città metropolitane invece di fare chiacchiere e presentare piani che non vengono attuati comincino a fare veramente la raccolta differenziata – ha detto Crocetta e il riferimento a Palermo e a Leoluca Orlando non è nemmeno tanto velato – . Io credo che l’unico modo che ha funzionato è quello del porta a porta. Noi pensiamo anche di avviare una collaborazione con le parrocchie perché nei casi in cui ciò è stato fatto il sistema ha dato risultati: a Caltanissetta, nel solo mese di agosto, in una parrocchia sola sono state recuperate 8 tonnellate di prodotti da differenziare. La differenziata è il tema, il resto sono solo rattoppi”. Giusto, ma intanto la Sicilia continua a doversi confrontare con i rattoppi: “La specialità della Sicilia in questo caso – ha aggiunto Crocetta – è negativa. Deve essere chiaro che il tempo delle deroghe è finito”.

Si apre dunque un nuovo capitolo nella gestione dei rifiuti in Sicilia? E’ presto per dirlo. Di sicuro la Regione prova a mandare dei segnali e a cambiare paradigma decentrando le responsabilità: con il divieto di conferire la parte secca dei rifiuti in discarica i titolari degli impianti pubblici e privati dovranno confezionarli in balle e spedirli in uno dei 43 termovalorizzatori sparsi per l’Italia. E’ un opportunità oppure banalmente un altro onere? Per gli operatori è un onere di esercizio perché cedere le balle di rifiuti costa almeno 170 euro a tonnellata se non di più. Costi a carico del titolare della discarica, ovviamente, che a sua volta vorrà recuperare la spesa rivalendosi sui clienti, cioè i comuni, cioè noi. Visti i costi a questo punto i Comuni saranno costretti ad aumentare la differenziata per evitare il tracollo finanziario o evitare di aumentare ancora di più la Tari.

Altro capitolo che si apre è quello che riguarda la cosiddetta valorizzazione dei rifiuti a valle della raccolta differenziata. La Sicilia dovrebbe smaltire (il condizionale è d’obbligo perché la raccolta differenziata è ancora in alto mare) 750mila tonnellate. Nel cosiddetto aggiornamento del piano rifiuti la Regione non è scesa nel merito dei sistemi che dovranno essere utilizzati: Crocetta ha parlato sì di termovalorizzazione ma anche di altri metodi purché “tecnologicamente avanzati e in grado di garantire l’ambiente”. La Regione ha individuato le zone compatibili dove sarà possibile costruire gli impianti. Ma sia la scelta della tecnologia da utilizzare (termovalorizzatori, liquefazione o altro) che il luogo in cui i futuri impianti dovranno sorgere spetterà ai futuri enti (sia Ato o altro) che nasceranno dalla riforma del sistema che è attualmente in discussione all’Assemblea regionale siciliana: “Saranno nove – ha detto Vania Contraffatto – ed espressione dei Comuni che sono i veri titolari dei rifiuti”. Nel piano la Regione ha individuato i fabbisogni dettagliandoli per ogni ambito e vengono anche date precise indicazioni sulle emissioni da rispettare, che sono state abbattute di un terzo rispetto ai livelli stabiliti per legge. Ecco per ogni area le tonnellate previste:


Agrigento 70000
Caltanissetta Nord
Caltanissetta Sud 60000
Enna
Catania 181000
Messina 91000
Palermo 191000
Ragusa 101000
Siracusa
Trapani 61000

Successivamente la regione farà un bando per concessione di pubblico servizio e chi vorrà potrà partecipare per costruire l’impianto che è stato giudicato tecnologicamente più avanzato. Si vedrà.

Il documento punta su almeno 7 mini termovalorizzatori. Due da quasi 200 mila tonnellate all’anno saranno realizzati a Catania e Palermo preferibilmente in siti dove già ci sono (o ci sono state) discariche. Gli altri impianti nasceranno nell’Agrigentino (capacità da 63 mila tonnellate), fra
Caltanissetta ed Enna (60 mila tonnellate), nel Messinese (89 mila), fra Ragusa e Siracusa (97 mila) e nel Trapanese (58 mila). Entro novembre verranno pubblicati i bandi per scegliere le imprese (che lavoreranno col sistema del project financing) e le tecnologie da impiegare. Secondo Crocetta infatti il piano non indica a priori quali tecnologie usare per la valorizzazione ma lascia alle Srr (sulla base delle proposte che arriveranno dopo i bandi) la scelta finale. L’obiettivo del governo è andare oltre i classici inceneritori per realizzare impianti che puntano su liquefazione, gassificazione e altre tecnologie a basse emissioni: il limite agli scarichi inquinanti deve essere infatti pari a un terzo del massimo previsto a livello comunitario.
Nel piano rifiuti, che Crocetta ha già spedito a Roma per bloccare le contestazioni del ministero sull’inerzia della Regione, vengono anche indicati i siti in cui è possibile realizzare gli impianti e quelli in cui sarà vietato. Saranno poi le ditte che parteciperanno ai bandi a individuare la sede finale.
Attraverso i termovalorizzatori verranno smaltite solo 750 mila tonnellate all’anno. Mentre in Sicilia se ne producono quasi 6 milioni all’anno.