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09/10/2016 17:00:00

Favignana. Diabete e immersioni subacquee. Il sogno a lungo "proibito" diventa realtà

Grazie al protocollo messo a punto da Diabete Sommerso Onlus e dall’équipe della Diabetologia dell’Ospedale Niguarda di Milano, oggi anche le persone con malattia diabetica di tipo 1 possono praticare attività subacquea in sicurezza. Durante il soggiorno formativo che si è svolto a Favignana - che vede l’impegno congiunto dell’associazione di volontariato, diabetologi, istruttori sub e aziende come Ypsomed Italia - questa settimana un gruppo di giovani diabetici tra i 15 e i 40 anni conseguirà il brevetto di primo livello. Un’esperienza unica, che ha importanti finalità educative: guidare il paziente verso l’autogestione consapevole della malattia anche nella vita quotidiana, aumentandone autostima e self-confidence.
Buone notizie per le persone con diabete che amano il mare: esplorarne i suggestivi fondali, immergendosi con autorespiratore e muta da sub non sarà più un tabù. Grazie al progetto Diabete Sommerso, uno specifico protocollo predisposto dall'omonima associazione, insieme agli specialisti diabetologi dell’Ospedale Niguarda di Milano, si sta dimostrando efficace nel consentire anche ai diabetici tipo 1 la pratica dell'attività subacquea in completa sicurezza.
Poche e semplici regole legate all'alimentazione, a uno stretto monitoraggio glicemico e a un'opportuna modulazione della terapia insulinica, allo scopo di prevenire complicanze metaboliche ma anche per spiegare come affrontarle, qualora si verificassero durante i 30-60 minuti dell'immersione, nella fase preparatoria o nelle ore successive. E proprio queste raccomandazioni vengono applicate da 21 giovani con diabete, al corso che si sta svolgendo nella splendida cornice dell'isola di Favignana, con il patrocinio dell'Ospedale Niguarda e in collaborazione con il diving center La Subbaqqueria[1]: 12 di loro conseguiranno il brevetto di primo livello Open Water Diver (OWD).

“Diabete Sommerso – spiega Matteo Bonomo, Responsabile SSD Diabetologia presso l’Ospedale Niguarda di Milano - è un progetto nato alcuni anni fa, all’interno del nostro Ospedale, da una mia passione per il mare e le immersioni ma soprattutto dalla constatazione che, da sempre, questo sport era precluso alle persone con diabete, al pari di altre discipline ritenute ‘estreme’. In realtà un’esclusione indiscriminata per il timore di complicanze acute, come un’ipoglicemia sott’acqua, non è giustificata sul piano scientifico. L’attività subacquea, se affrontata con un’opportuna formazione e le necessarie precauzioni, non dev’essere vietata al diabetico. Con questa convinzione abbiamo stilato un protocollo di sicurezza che applichiamo scrupolosamente durante i corsi. Attraverso la raccolta delle misurazioni di glicemia effettuate in centinaia di immersioni, stiamo inoltre conducendo uno studio, approvato dal Comitato etico del Niguarda, che ha finora dimostrato la validità del protocollo: con il campo di Favignana contiamo di avere una mole di dati tale da avvalorare definitivamente il riconoscimento della sicurezza della pratica subacquea per il diabetico con buon compenso metabolico. Ringrazio la Direzione dell’Ospedale – prosegue Bonomo – e tutti i reparti del Niguarda che, in vario modo, hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto”.

“Per troppo tempo – precisa Valentina Visconti, Presidente Associazione Diabete Sommerso Onlus - la subacquea è stata una disciplina “off limits” per le persone con diabete: sconsigliata da molti specialisti, che si basavano su Linee Guida ormai superate. La cura di questa patologia ha compiuto grandi progressi negli ultimi dieci anni ed è arrivato il momento di infrangere un vecchio tabù. La nostra associazione si batte per diffondere la cultura del diabete e delle immersioni, affinché in futuro sempre più diabetologi e medici dello sport autorizzino la pratica subacquea nei giovani pazienti, superando preclusioni e pregiudizi. Il corso di Favignana rappresenta il coronamento di tanti nostri sforzi ed è reso possibile grazie all'impegno di chi ha creduto nel progetto Diabete Sommerso: medici, istruttori sub, pazienti e familiari, industria. Con l'edizione di quest'anno, in particolare, vogliamo inaugurare un nuovo paradigma nel rapporto tra realtà non profit e aziende, che vada oltre la mera donazione per concretizzarsi in una partnership matura, etica ed efficace, in cui l’impresa collabora attivamente, mettendo a disposizione le proprie competenze, strumenti e servizi. È il caso di Ypsomed Italia, piccola azienda di device impegnata nel sociale, che annovera nel proprio staff diverse persone con diabete ed è presente a Favignana con alcuni suoi volontari qualificati, che aiutano i corsisti in veste di Dive Master e Rescue Diver”.

Durante il soggiorno formativo di Favignana i giovani corsisti alternano lezioni in aula a esercitazioni in mare, con la presenza costante di un diabetologo accanto all'istruttore sub. Il programma è concepito per integrare le nozioni classiche di subacquea con quelle inerenti le problematiche specifiche che deve affrontare una persona diabetica.
“I rischi che questo sport può comportare per un soggetto con diabete, se il protocollo tecnico-scientifico viene seguito in modo scrupoloso, sono sovrapponibili a quelli cui va incontro chi non ha tale patologia”, interviene Fabrizio Querci, Responsabile Diabetologia presso l’Ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo (BG), ASST Bergamo Est. “L'unico vero aspetto da monitorare è la presenza o il possibile verificarsi di un episodio di ipoglicemia anche minore durante l'immersione, che potrebbe comportare problemi di vigilanza, interferendo con i riflessi e con il coordinamento dei movimenti. Il protocollo prevede dei controlli glicemici secondo una tempistica imprescindibile, che permette di decidere se l'immersione sia praticabile; in più, durante il campo di Favignana viene effettuato un monitoraggio in continuo della glicemia, per valutare l’influenza dell’attività subacquea sul compenso metabolico. I corsisti devono inoltre aumentare l’introito di liquidi e tenere a disposizione del glucosio prontamente assimilabile. Infine, è stato codificato un segnale gestuale che consenta al diabetico di comunicare una possibile ipoglicemia durante l'immersione”.

Ma lo scopo del corso non è soltanto avvicinare le persone con diabete alla subacquea: vi sono anche importanti valenze educative e una ricaduta positiva sull'autostima e la sicurezza dei giovani pazienti.
“L'educazione terapeutica gioca un ruolo fondamentale nella cura del diabete: serve a guidare verso un’autonomia consapevole, per una buona autogestione della propria condizione”, sottolinea Giovanni Careddu, medico diabetologo della ASL 3 Genovese e Coordinatore del Gruppo Italiano di Studio per l’Educazione sul Diabete (GISED). “L’esperienza di questo soggiorno formativo dimostra alla persona diabetica che nessun traguardo le è negato a priori e può avere una vita ricca e gratificante. Inoltre, rendersi conto che solo con un buon controllo delle glicemie si riescono a ottenere le prestazioni volute è una formidabile motivazione per curarsi nel modo migliore possibile. La settimana di immersioni non è dunque soltanto un corso di sub – conclude Careddu - ma un campo di addestramento del diabete, dove si mettono in pratica tutte le strategie per ottenere un buon compenso metabolico. E chi ha imparato a gestire la malattia in condizioni ‘estreme’, come in queste giornate, può testimoniare che ottenere gli stessi risultati nella vita di tutti i giorni diventa quasi banale”.